Oscar, quattro nomination per Guadagnino

Gli Oscar 2018 parlano italiano come ai tempi di Benigni. Luca Guadagnino in Italia lo considerano in pochi, anzi, alcuni miei amici cinefili che si divertono a sbeffeggiarlo sui gruppi dedicati al cinema di genere, soprattutto dopo che ha deciso di affrontare l’ardua impresa di girare il remake di Suspiria. In Italia siamo fatti così, i nostri campioni – che magari gli Stati Uniti ci invidiano – li disprezziamo, per invidia, per ignoranza, perché forse possiedono qualcosa che non riusciamo ad afferrare. Devono spiegarceli gli altri, come nel caso di Tarantino che si è detto commosso dalle scene viste del nuovo Suspiria, perché ha notato la genialità del Dario Argento prima maniera.

Luca Guadagnino è nato nel 1971 da padre siciliano e madre algerina, per il grande pubblico ha debuttato con un film orrendo – questa è la sua colpa maggiore – quel Melissa P (2005), che proviene da un romanzo infelice (ma di successo) e che persino io non sono riuscito a vedere per intero. In realtà il suo vero primo film è The Protagonist (1999), ma l’hanno visto in pochi, pure se a Venezia riscosse un certo successo. I suoi film migliori restano Io sono l’amore (2009) e A Bigger Splash (2015), in Italia poco visti e ancor meno apprezzati.

Possiamo dire che Guadagnino è il più americano dei nuovi registi italiani, la sua consacrazione arriva adesso con le quattro nomination per gli Oscar ottenuti da una storia gay come Chiamami col tuo nome (2017), a breve nelle nostre sale (ma in quante?). Addirittura nomination come Miglior film, oltre che attore protagonista (Timothée Chalamet), sceneggiatura non originale (adattata da James Ivory) e canzone originale (Mistery of love di Sufjan Stevens). Luca Guadagnino è una nostra realtà – volenti o nolenti – con la quale fare i conti, nonostante il disprezzo e la sufficienza che molti riversano nei suoi confronti.

Chiamami col tuo nome è una storia intensa, scritta con James Ivory e Walter Fasano, un film d’amore omosessuale molto più casto del romanzo, che mette in primo piano emozioni e sentimenti. Tra Renoir e Bertolucci, ha confidato Guadagnino. E noi facciamo il tifo per lui. Saremo i primi a vedere la sua nuova opera, così come – da amanti e studiosi del cinema horror italiano – attendiamo fiduciosi il remake di Suspiria.

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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]

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