L’arcano incantatore (Film, 1995)

L’arcano incantatore di Pupi Avati è un gotico ambientato in Italia, precisamente nella Bologna del 1750. Una fola esoterica delle nostre campagne, recita il sottotitolo della pellicola. Gli interpreti sono Carlo Cecchi, Stefano Dionisi, Arnaldo Nicchi e Andrea Scorzoni.

Il protagonista è un giovane seminarista di nome Giacomo, in fuga dalla città per aver sedotto e fatto abortire una ragazza. Giacomo va a lavorare da un sacerdote spretato, un uomo inquietante dedito a pratiche esoteriche che vive sulle montagne dell’Appennino Tosco-Emiliano. Giacomo si rende conto che in quel posto qualcosa non va, anche perché viene a sapere che Nerio, il precedente segretario dell’ex sacerdote, era considerato un discepolo di Satana morto in circostanze poco chiare. Il sacerdote si dedica a pratiche esoteriche terrorizzanti che rendono agitate le notti di Giacomo. In paese si comincia a mormorare che Nerio è tornato dall’aldilà, ma non è questa la terribile verità che Giacomo scoprirà soltanto alla fine. Nerio non è mai morto, ma si fa passare per il sacerdote, di cui ha preso il posto dopo averlo ucciso. Nerio ha ucciso anche due ragazze a colpi di piccone e i loro spettri vagano per la casa. Giacomo rischia di finire ucciso in un concitato finale e si trova rinchiuso in una perversa spirale maligna. L’arcano incantatore è un gotico-esoterico elegante e raffinato, che presenta buona ricerca psicologica, cita precedenti horror del regista bolognese e nel finale persino Shining (1980) di Stanley Kubrick. Satana è l’arcano incantatore, la suprema incarnazione del male che aleggia sull’intera storia, alimentata come sempre dalle leggende campestri dell’Emilia Romagna.

Avati firma un’opera inquietante e ricca di atmosfera, ambientando molto bene la vicenda in una cornice gotica e descrivendo personaggi sinistri e surreali. Ottima ricostruzione d’epoca e buona fotografia anticata di Bastelli che grazie a un soffuso giallo ocra immortala i colori dell’autunno e alcuni tramonti campestri e sul lungolago. Musica cupa e inquietante di Pino Donaggio che accompagna lo spettatore in un crescendo di tensione, fino alla scoperta del perverso Nerio che tenta di uccidere il ragazzo a colpi di piccone. Effetti speciali artigianali e inquietanti, dal pipistrello che si abbevera del sangue di Nerio, passando per il bicchiere che va a infrangersi sulla parete, fino all’evocazione degli spiriti maligni che vagano liberi per lo spettrale castello. Horror non troppo convenzionale, anche se vengono rispettati tutti i topoi del genere, tra apparizioni improvvise di inquietanti presenze sulla scala di un’enorme biblioteca, fantasmi di morti che appaiono e scompaiono, cadaveri decomposti e in putrefazione.

Magistrale l’interpretazione di Carlo Cecchi, nei panni del demoniaco arcano incantatore, oscura presenza esoterica dedita a esperimenti magici e spietato assassino. Diligente Stefano Dionisi nei panni di Giacomo, il ragazzo che svela il mistero ma ne resta coinvolto grazie al patto con il diavolo. Avati costruisce un film lento, non del tutto risolto, ma riesce a calare lo spettatore in un credibile ambiente magico-esoterico. Girato per gli esterni quasi completamente in Umbria, a Todi, nella Tenuta di Fiore. Interni a Cinecittà. In competizione al Montreal Film Festival, 1996. Corvo d’Argento (The Silver Raven) per Pupi Avati al Festival Internazionale del Cinema Fantastico di Bruxelles, 1998. Per i dovuti approfondimenti, consigliamo Pupi Avati – Il cinema dalle finestre che ridono di Luca Servini (Edizioni Il Foglio, 2017).

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Regia, Soggetto e Sceneggiatura: Pupi Avati. Fotografia: Cesare Bastelli. Montaggio: Amedeo Salfa. Scenografia: Giuseppe Pirrotta. Costumi: Vittoria Guaita. Trucco: Franco Rufini. Musiche: Pino Donaggio. Edizioni Musicali: Radiofilmusica. Direttore Orchestra: Natale Massara. Direttore di Produzione: Francesco Guerrieri. Suono in Presa Diretta: Raffaeele De Luca. Effetti Speciali: Francesco e Gaetano Paolocci. Aiuto Regia: Gianni Amadei. Assistente Regia: Sandro Ingargiola. Segretaria di Edizione: Marantonia Avati. Operatore alla Macchina: Giovanni Ragone. Assistenti Operatore: Riccardo Umetelli, Paolo De Marchis. Fotografo di Scena: Fabrizio Mastracchi Manes. Produttori: Antonio Avati, Luigi e Aurelio De Laurentiis. Case di Produzione: Duea Film, Filmauro. Negativi: Kodak. Colore: Cinecittà. Girato: Technovision. Mezzi Tecnici: Studio Cinema. Titoli e Truke: Penta Studio. Edizione: Cooperativa di Lavoro Fono Roma. Mixage: Alberto Doni. Durata: 96’. Genere: Fantastico, Horror. Esterni: Comune di Todi. Interni: Cinecittà. Interpreti: Stefano Dionisi (Giacomo Vigetti), Carlo Cecchi (Nerio – L’arcano incantatore), Consuelo Ferrara (Severina), Arnaldo Ninchi (Aoledo), Andrea Scorzoni (don Zanini), Eliana Miglio (prostituta), Massimo Sarchielli (passeggero corriera), Mario Erpichini (padre Tommaso), Vittorio Duse (parroco di Medelana), Patrizia Sacchi (Vielma), Claudia Lawrence (governante), Renzo Rinaldi (sacerdote), Laura Corrias, Saverio Laganà, Clelia Bernacchi, Linda Gucciardo, Elena De Chirico, Imelde Marani.

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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]

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