Non abbiamo paura

Non sono mai stato, e tantomeno lo sono ora, un antiberlusconiano viscerale. Non nascondo però il disagio provato nell’assistere alla diretta televisiva del Consiglio nazionale di Forza Italia 2.0 di sabato scorso. Un appuntamento voluto con tenacia dal Cavaliere nel tentativo di sopravvivere a sé stesso, cancellare l’esistenza del Pdl, ridare vita a una nostalgica e crepuscolare Forza Italia di seconda edizione. Di fatto è stato un monologo, con un solo discorso del leader durato ben un’ora e quaranta minuti e caratterizzato dal consueto mancamento finale. È stata una sommatoria di concetti senz’anima, di certo meno entusiasmante del discorso della discesa in campo del ’94, pronunciato con una fisicità degradata dagli anni, dai problemi personali, politici e giudiziari, teso solo a promuovere una sortita dei suoi falchi e falchetti per rompere l’accerchiamento del fortino nel quale da tempo il Cavaliere vive.

Frasi fatte, slogan, attacchi indiscriminati a chiunque gli si sia messo di traverso nel corso di questi anni non solo a livello nazionale ma anche europeo. Un’affannosa ricerca di responsabilità altrui quale giustificazione dell’impotenza a realizzare quanto promesso agli albori del suo percorso politico. Il tutto nella speranza di toccare ancora una volta, forse l’ultima, la pancia del suo “cerchio tragico”, degli elettori moderati, senza nulla proporre di concreto per la soluzione dei gravi problemi che attanagliano la nostra società.

Nel 1994 molti di noi, me compreso, restammo affascinati dal giovane e sorridente imprenditore che seppe sconfiggere la “gioiosa macchina da guerra” di Occhetto, pronta a colmare il vuoto politico conseguente all’azzeramento dopo Mani Pulite di tutta la classe dirigente dei partiti democratici. La vittoria fu assicurata grazie alle promesse di un cambiamento radicale del nostro Paese in termini istituzionali, morali, politici, economici e sociali. La sinistra fu battuta e iniziò un lungo periodo oggi, non a torto, definito in modo dispregiativo “berlusconismo”.

Negli anni successivi è andata com’è andata, in assoluta contraddizione con i propositi enunciati. Oltre all’assenza di qualsiasi cambiamento promesso, la figura del leader si è sempre più appannata per sue oggettive responsabilità politiche e morali rivelando il vero volto della sua cultura di governo: un Paese, un partito, le istituzioni intese come un’azienda privata nella quale contano solo le decisioni del padrone e niente più. Un padrone che si è trasformato via via in un Conte Ugolino capace di sbranare i propri figli.

Ci si apettava un Consiglio nazionale che desse vita a un approfondito dibattito al suo interno, anche con un doveroso esame autocritico per offrire proposte concrete, immediate e plausibili per superare le difficoltà del nostro Paese e dell’Europa. Difficoltà che rischiano di lasciare solo macerie alle nuove generazioni. Pensavamo che avesse luogo una profonda riflessione sulle ragioni della diaspora di Alfano che segue a distanza di qualche anno quella di Fini. Niente di tutto ciò è avvenuto. L’incontro con i giovani della Santanché che si è svolto prima del Consiglio nazionale mi ha fatto ritornare alla mente la rassegna di un invecchiato Hitler, alla vigilia della sua inevitabile sconfitta, dei ragazzi arruolati per colmare le perdite dell’esercito nazista.

Il Cavaliere e i suoi falchi credono davvero che i cittadini, gli elettori, possano identificarsi nelle prossime consultazioni elettorali con un partito del genere? E se sì, per far cosa? Ancora una volta per vincere e poi non governare per colpa di questo maledetto sistema elettorale che impone coalizioni piene di contraddizioni paralizzanti? Non c’è forse voglia, invece, di qualcosa di nuovo che parli al cuore, all’intelligenza della gente per generare speranze inedite, una ritrovata fiducia in una politica concreta, genuina, trasparente, partecipata, moralmente ineccepibile? A cosa serve riscoprire vecchie sigle a destra (Forza Italia, Alleanza Nazionale) o a sinistra (Margherita)? Dov’è l’aria fresca? Quali sono le proposte shock per dar vita a una nuova Italia in una nuova Europa? Sono questi i partiti da offrire ai giovani, alle donne, a chiunque cerchi qualcuno che dia quella speranza nel futuro che appare ormai cancellata? Siamo seri: il leaderismo che ha caratterizzato questi ultimi vent’anni non paga più, è tramontato, piaccia o non piaccia.

Tutti attendono una classe dirigente umile ma determinata, capace di coinvolgere coralmente una società che è stanca di sentirsi suddita folla emotiva e che aspira a essere nuovamente protagonista delle proprie scelte. Vincerà chi avrà la capacità di fornire un’adeguata risposta a un siffatto diverso scenario. Ed è questo che noi tutti, anche se con qualche anno in più sulle spalle, auspichiamo non fosse altro che per sanare le nostre inconsce responsabilità conseguenti, quantomeno, ad una culpa in non faciendo che ha caratterizzato il nostro percorso politico. Facciamo nostra l’esortazione pronunciata da Papa Francesco nel corso dell’Angelus: “Non fatevi paralizzare dalla paura”.

©Futuro Europa®

Potito Salatto

 

[NdR – L’autore dell’articolo è eurodeputato del PPE e vicepresidente della delegazione Popolari per l’Europa al Parlamento europeo]

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1 Commento per "Non abbiamo paura"

  1. …la ri-nascita di questa Forza Italia non avrà più i consensi del ’94 e non ci saranno più cittadini pronti a seguire una politica fatta di promesse,corruzione,inganni e tradimenti…

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