Cronache dai Palazzi

Governo alle prese con le pratiche del cosiddetto Golden power, la normativa che autorizza l’esecutivo ad intervenire su questioni aziendali nel caso in cui sono considerati a rischio interessi strategici nazionali. Tutto ciò a proposito della vicenda Vivendi-Tim, due aziende che hanno presentato a Palazzo Chigi la documentazione richiesta dal Comitato tecnico istituito dall’esecutivo per la verifica dei poteri speciali del governo. Dallo scorso 7 agosto il Comitato lavora sul caso dopo aver avviato l’istruttoria per verificare se Telecom e il suo primo azionista hanno rispettato il Golden power.

Tim e Vivendi sembrano comunque rivelare posizioni simili: entrambe le società, interpellate a diverso titolo, escludono ogni genere di pregiudizio per gli interessi pubblici corrispondenti al funzionamento delle reti, degli impianti e della continuità degli approvvigionamenti, e qualsivoglia cambio di proprietà.

“Una cosa è la verifica sulle procedure, un’altra è la valutazione politica e sin qui la seconda è stata fatta, Telecom Sparkle deve restare sotto il controllo italiano”, sostengono fonti del governo e una decisione dovrà di certo essere assunta prima del vertice italo-francese previsto per il prossimo mese di settembre. In sostanza il Comitato tecnico dovrà valutare se la francese Vivendi, che a fine luglio ha assunto la direzione di Telecom Italia, rispetta o meno la normativa italiana. Con il 23,94% del capitale Vivendi è di fatto il primo azionista  del gruppo Tim-Telecom. Il presidente francese, Emmanuel Macron ha inoltre rigettato l’accordo siglato dal governo precedente con Fincantieri, che prevede la rilevazione della maggior parte dei cantieri Stx di Saint-Nazaire.

“Applicheremo le norme con fermezza” ha dichiarato il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda. La vicenda, nello specifico, più che la rete di Telecom riguarda la rete internazionale della medesima azienda, Telecom Sparkle, considerata talmente rilevante da ottenere tra i requisiti per la sua direzione il rilascio del Nos, ossia il Nulla osta di segretezza, che il governo concede per l’amministrazione di aziende considerate strategiche per la sicurezza nazionale.

Telecom Sparkle è un fiore all’occhiello per quanto riguarda il capitale tecnologico, e quindi economico, veicolato: valutata circa 3 miliardi di euro è considerata dagli analisti uno dei principali player del mondo del digitale e di Internet. Secondo le statistiche Telecom Sparkle sarebbe infatti tra le prime 7 aziende del settore in grado di gestire una rete Tier 1: proprietaria di circa 500 km di cavi sottomarini, in pratica una bella fetta della Rete, Telecom Sparkle è in grado di veicolare dati e traffico senza pagare alcuna tariffa. In definitiva è fra le rare aziende europee a potersi ritenere “proprietaria” di Internet e, proprio per questo motivo, ritenuta strategica dal governo per ragioni di intelligence. In questo contesto, per motivi di sicurezza la delega su Sparlke – che attualmente è detenuta dall’italiano Giuseppe Recchi – non può essere affidata ad uno straniero. Le questioni del gruppo sono comunque influenzate da Parigi occorrerà quindi discutere e in qualche modo “intervenire”, come dicono a Palazzo Chigi che, nel caso Telecom-Vivendi, prevede un sostanziale esercizio del Golden power. “E non c’entra nulla la querelle che coinvolge Fincantieri sui cantieri francesi”, viene aggiunto distanziando le due vicende.

In definitiva il Comitato tecnico presieduto dal segretario di Palazzo Chigi, Luigi Fiorentino – e del quale Comitato fanno parte i rappresentanti dei vertici dei ministeri di Interni, Esteri e Difesa – dovrà rilevare una eventuale “minaccia di grave pregiudizio” per gli interessi della difesa e della sicurezza nazionale. La decisione finale spetterà al premier Paolo Gentiloni.

I cavi di Sparkle e i suoi “Pop”, “Point of presence”, ossia punti di accesso alla rete, veicolano le comunicazioni telefoniche  e il traffico internet di metà del globo. La società è il settimo operatore mondiale per il traffico in Rete e il secondo in Europa dopo TeliaSonera. Di certo gode di una posizione strategica al centro del Mediterraneo (16 cavi internazionali di cui 12 in Sicilia) e l’intreccio di fibra ottica della rete Sparkle raggiunge anche l’Oceano Atlantico come quello Indiano, arriva in Africa, in Medio Oriente e in America Latina. Telecom Sparkle ha sedi in 37 Paesi compresa l’Arabia Saudita, la Russia e l’India. Recente l’apertura di un Pop in Iran, a Teheran, prima e unica compagnia occidentale autorizzata a farlo.

Su un altro fronte, quello del lavoro, si tratta con l’Ue a proposito di sgravi fiscali per quanto riguarda l’assunzione di giovani, ma il governo è al lavoro anche per definire dello norme anti licenziamento per salvaguardare chi lavora e prevenire comportamenti “furbeschi” da parte delle imprese. I suddetti sgravi rappresentano ovviamente un peso per le casse dello Stato: circa 2 miliardi. “Dipende dalla possibilità di utilizzare lo strumento del ‘bonus giovani’ su una platea più o meno larga”, ha spiegato il ministro del Welfare Giuliano Poletti che ha aggiunto: “Per garanzia giovani dall’Unione europea abbiamo ottenuto l’innalzamento dell’età da 25 a 29 anni perché le regole comunitarie prevedevano fino a 25 anni e noi abbiamo ottenuto di innalzarla fino a 29”. Poletti ha sottolineato che “c’è una trattativa da fare” ma in tutti i modi questa “è la strada da percorrere e sulla quale investire”, come ripetuto più volte anche dal resto del Governo. “Vogliamo fare un passo importante sull’occupazione giovanile, che oggi resta l’obiettivo più importante per il nostro Paese”, ha chiosato Poletti.

Secondo fonti vicine al dossier, con l’Unione europea si discuterà a proposito di un tetto di età tra i 29 e i 32 anni, mentre non dovrebbe sussistere la possibilità per l’impresa di usufruire di più sgravi per lo stesso lavoratore. In pratica le nuove agevolazioni non interesserebbero i lavoratori già in azienda anche se senza contratto a tempo indeterminato da più di sei mesi. Potranno invece usufruire dello sgravio coloro che non hanno mai avuto un contratto a tempo indeterminato e quindi non hanno mai beneficiato di agevolazioni. A proposito di innalzamento dell’età pensionabile, invece, “c’è una richiesta di discussione su criteri, tempi e modalità”, ha precisato Poletti di fronte alla platea del meeting di CL a Rimini, dove ha riferito anche delle altre questioni relative al lavoro. Il ministro ha comunque escluso un qualsivoglia innalzamento automatico dell’età pensionabile nella prossima Legge di Bilancio, precisando inoltre che si tratta di un tema da affrontare “quando l’Istat ci avrà dato i termini effettivi della situazione”.

Sembra invece non aver riscosso un grande successo l’assegno di ricollocazione in quanto, ad oggi, solo circa 3 mila (tra i 30 mila stimanti dal governo) disoccupati in Naspi (indennità per chi perde il lavoro) da almeno 4 mesi hanno fatto richiesta dell’assegno che supporta nella ricerca di un nuovo impiego. Gli altri 27 mila continuerebbero ad usufruire dell’indennità Naspi.

Sul fronte parlamentare si prevede infine dura battaglia per il disegno di legge Richetti che riformerebbe la disciplina delle pensioni dei parlamentari, abolendo i vitalizi e uniformando il loro regime a quello degli altri lavoratori. La legge votata da Pd, M5S, Lega e FdI, con l’astensione di MdP, il non voto di FI e il no di Ap, al di là dei numeri ampi alla Camera dovrà ora affrontare l’Aula di Palazzo Madama dove sarebbero necessari 161 senatori per ottenere la maggioranza. Il capogruppo dem al Senato, Luigi Zanda, avverte i contrari: “Il Senato non sarà un mero notaio” e assicura che la legge “sarà assegnata alla commissione Affari costituzionali alla ripresa”. Dovranno essere per l’appunto esaminati al meglio i profili di costituzionalità – dati i dubbi sollevati da più parti – e solo dopo si passerà dalla Commissione all’Aula del Senato. Zanda esclude infine “manovre ostruzionistiche” e, tanto più, esami “fulminanti” che, tra l’altro, non dovrebbero sussistere in un Parlamento democratico.

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