Spider Man Homecoming (Film, 2017)

Scrivo questa recensione per mettere in guardia tutti i veri fan dell’Uomo Ragno, ché a mio modesto avviso l’ultimo triste capitolo della saga ragnesca al cinema non meriterebbe nessuna considerazione critica. Fate bene attenzione perché il film di Jon Watts non ha niente a che vedere con il fumetto di cui vi siete innamorati nel 1970, grazie all’Editoriale Corno di Luciano Secchi. Se avete nostalgia di quelle storie le trovate in edicola, grazie a una collana speciale (Super Eroi Classic) edita come allegato della Gazzetta dello Sport. Se volete vedere il vostro Peter Parker secchione imbranato trasformarsi in un supereroe con super problemi questo non è il vostro film. Qui trovate uno Spider Man adolescente e fanfarone, innamorato di una ragazzina di colore, che lotta contro un Avvoltoio (chiamato L’Avvoltoio Volante… sic!) versione meccanica, distante anni luce dal super criminale che conosciamo. Tra l’altro è il padre della ragazzina di cui Parker è innamorato.

Michael Keaton è bravo come super cattivo, come non è niente male il giovane Tom Holland nei panni di Peter Parker. Ma i problemi sono altri e non si tratta di essere puristi: un costume assurdo, una zia May che è quasi una ragazzina, un’innamorata di colore che non ha niente a che vedere con le fidanzate del fumetto, un Flash Tompson che ha solo il nome del compagno di scuola, la  totale assenza di J.J. Jameson e dei comprimari conosciuti sino a oggi. Tutti o quasi vengono a sapere che Peter Parker è Spider Man, persino il suo amico del cuore, della cui presenza in camera il nostro eroe non si accorge, in barba alla logica e al potere più noto ai fan: il senso di ragno che così spesso ha tolto dai guai il nostro paladino della giustizia.

Un film che tradisce oltre cinquant’anni di storie disegnate, scritto a uso e consumo di chi non conosce la storia di Spider Man (a loro piacerà, mia figlia ha dieci anni ed è uscita entusiasta dal cinema), non certo per i fan della prima ora che possono solo trattenere il disgusto per una simile rappresentazione. Soggetto e sceneggiatura ai minimi termini, ai limiti del risibile, in compenso abbiamo una colonna sonora assordante, una ridda di effetti speciali e un Tre D inutile e irritante. Stan Lee non si vergogna di apparire nel solito cammeo: è un vecchietto litigioso, infastidito dai rumori, che protesta affacciandosi alla finestra.

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Regia: Jon Watts. Soggetto: Stan Lee e Steve Ditko (si fa per dire, li citano perché hanno ideato il fumetto, qui bellamente tradito), Jonhatan Goldstein, John Francis Daley (storia). Sceneggiatura: Jonhatan Goldstein, John Francis Daley, Jon Watts, Christopher Ford, Chris McKenna, Erik Sommers. Fotografia. Salvatore Totino. Montaggio: Dan Lebental, Debbie Berman. Produttore: Kevin Feige, Amy Pascal. Produttore Esecutivo: Stan Lee, Louis D’Esposito, Victoria Alonso, Patricia Witcher, Jeremy Latcham, Avi Arald, Matt Tolmach. Durata: 133’. Genere: Fantastico, Action. Casa di Produzione: Columbia Pictures, Marvel Studios, Pascal Pictures. Distribuzione: Warner Bros Pictures. Musiche: Michael Giacchino. Interpreti: Tom Holland, Michael Keaton, Jon Favreau, Zendaya, Donald Glover, Tyne Daly, Marisa Tomei, Robert Downey Jr.

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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]

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