Il masochismo della sinistra

Nella sinistra italiana c’è, da tempo, una strana pulsione suicida, una tendenza masochista a farsi del male. In tutto il mondo è ormai chiaro che la destra è in crescita (spinta dai problemi dell’immigrazione e della sicurezza) e che la sinistra estrema, con le sue formule stantie e sconfitte dalla Storia, è perdente. È altresì chiaro che né la sinistra, né del resto la destra, o il centro, hanno possibilità di vincere se non uniti.

L’equazione in Italia è semplicissima: l’elettorato è diviso grosso modo in tre parti, di forza variabile ma pressoché eguale. Se ci fosse una legge maggioritaria, sarebbe evidente che i due blocchi, centro-sinistra e centro-destra, dovrebbero procedere con la massima possibile unità interna (la prova delle amministrative lo conferma), per battere il terzo polo, che ambedue sembrano considerare una sciagura. E se la legge fosse proporzionale o semi-proporzionale, se la matematica non è un’opinione, dopo le elezioni si imporrebbe una coalizione. Berlusconi lo ha capito, e l’alleanza che unisce le varie anime del centro-destra in qualche modo riesce a tenerla insieme. In queste condizioni, cosa dovrebbe fare per puro buon senso una sinistra normale? Ma è chiaro: unire le proprie anime, puntare alla soglia del 40% e comunque a superare gli altri due poli,  in modo da rimanere determinante nel futuro.

E cosa fa invece la sinistra? Si inventa sempre divisioni nuove. Come ha acutamente notato Andrea De Cillis su queste colonne, la sinistra ha bisogno di un nemico. Svalutato il nemico storico (ma stiano attenti, Berlusconi ha sette vite come i gatti), se lo è trovato bello e pronto in Matteo Renzi. Il fatto che sia stato per due volte consacrato leader del PD in primarie aperte e democratiche non li turba neppure un poco. Il mostro da combattere è lui, il rottamatore, l’uomo che ha osato cercare un accordo istituzionale col Cavaliere e che non esclude (orrore!) larghe intese dopo le elezioni, se rese necessarie dai numeri in Parlamento.

Quando si vedono i reduci del PCI, orfani di tanti governi falliti, i vari Bersani, Fassina, D’Alema, andare allegramente a un nuovo frazionamento, viene non so se più da ridere o da piangere. Ma stupisce vedere aggregarsi all’allegra comitiva dei perdenti cronici gente che tutto sommato ha un passato rispettabile e che consideriamo seria, i Prodi, i Pisapia. E stupisce vedere qualcuno che, come Orlando, sonoramente battuto alle primarie, sembra non essersene accorto e reclama una voce decisiva nella condotta del Partito.

Renzi ha sbagliato molte cose, e sta sbagliando ora che, invece di voltare pagina e unire, continua a battagliare e polemizzare. Ma la pochezza dei suoi nemici, gente che nel Paese, se tutto va bene, tutta insieme può raccogliere un inutile 5% di consensi, lo fa apparire un gigante.

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