La sinistra alla ricerca di un nemico

Le frizioni sulla sponda sinistra del Parlamento si stanno costantemente accentuando. Soprattutto dopo i pessimi risultati alle elezioni amministrative, non solo all’interno del Partito Democratico, ma soprattutto tra i fuoriusciti e i nuovi soggetti di sinistra, si sta radicalizzando l’odio nei confronti di Matteo Renzi che, nella veste di Segretario Dem, sta cercando di attorniarsi esclusivamente di fedelissimi.

Ma l’atteggiamento della sinistra italiana per il quale è necessario avere obbligatoriamente un antagonista, negli anni ha dimostrato di non essere produttiva. In principio (parlando della Seconda Repubblica) il nemico pubblico numero uno si chiamava Berlusconi. Il Cavaliere di Arcore era il capro espiatorio di tutti i mali della nazione e contro di lui si sono mosse intere campagne elettorali e medesimi programmi, destinati a spazzare ogni atto proposto dal centrodestra.

La tripolarizzazione del parlamento, un contesto geopolitico particolare e soprattutto l’ascesa di Matteo Renzi hanno di fatto permesso di rivisitare il concetto di lotta politica, aprendo a quelle prassi nordeuropee di coalizioni allargate. La data di svolta fu il 18 gennaio 2014, quando per la prima volta, il leader azzurro varcò la soglia della sede PD di Largo del Nazareno, sancendo un accordo su un percorso condiviso sulle riforme.

Questo avvicinamento tra  centrodestra e centrosinistra riaccese nell’animo dei più intransigenti la necessità di tornare ad avere un antagonista al quale contrapporsi. Ma se il vecchio nemico di sempre ormai era stato messo alla sbarra dalle sentenze dei tribunali e pertanto rilegato ad un ruolo passivo nelle dinamiche elettorali, Matteo Renzi, il segretario democratico, sembrava la giusta figura contro cui scagliare il proprio odio. Ed è da allora che nei confronti dell’ex Sindaco di Firenze che si è iniziato a maturare sentimenti di avversione politica sfociati nella recente spaccatura che ha portato alla nascita di esperienze di sinistra riconducibili al vecchio schema comunista.

E con loro hanno deciso di portare anche il necessario rancore verso l’individuo ( in questo caso Renzi) che sta negativamente segnando i risultati elettorali del centrosinistra. Difatti, una attenta analisi mostra come principale fattore della vittoria del centrodestra non sia principalmente dovuta alla qualità della coalizione, quanto alla disgregazione dell’offerta di sinistra. È del weekend infatti la proposta dell’ex sfidante alla segreteria Nazionale Orlando di sottoporre a referendum degli iscritti una eventuale alleanza con Berlusconi, mentre Bersani e Pisapia continuano ad opporsi strenuamente a qualsiasi accordo minacciando la corsa solitaria.

Insomma dopo aver costruito proprio nel 2014 con le elezioni europee un patrimonio di consenso di oltre il 40%, le lotte interne ed esterne al PD ne hanno progressivamente sgretolato l’appeal fino a correre dietro il Movimento di Grillo e rinvigorendo un centrodestra sfaldato.

La strategia kamikaze della sinistra, nella sua eterna necessità di un nemico rischia di rilegarla alla mera opposizione a vita. Renzi di fatto si trova davanti ad un bivio: o scegliere un percorso più al centro con un significativo recupero dei consensi o continuare la ricorsa della sinistra radicale verso una strada piena di insidie.

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