Calci di bene

Non mi piace il calcio. Per la maggior parte, trovo i calciatori bambocci ignoranti che influenzano in maniera negativa intere generazioni. Poco istruiti, spesso provenienti da borgate e famiglie di ceto sociale basso, vengono pagati troppo per dare calci a un pallone.

Eppure questi qui infiammano gli animi di molti; alcuni, i più dotati, sono oggetto di venerazione da parte di adolescenti pieni di brufoli che in loro onore si tagliano i capelli in fogge che dovrebbero essere illegali.

Certo non sono tutti uguali; alcuni sono ormai diventati idoli di città intere, basta pensare a Totti, davvero l’ottavo Re di Roma. E non parliamo poi della loro vita privata; spesso per dare credito al detto “chi si somiglia si piglia” si accoppiano con modelle più o meno famose, divette più o meno note, tutte però molto tettone, molto bonone, molto capello liscio e chiappe al vento.

Ma tutto questo fa bene ai giornali. A volte però ci troviamo di fronte ad altre storie. Scavalcando il diciottenne che preferisce Ibiza alla maturità, anzi mettendolo nel dimenticatoio, arriva una notizia di un bel matrimonio. Un ragazzo giovane, giocatore di una squadra di serie A, sposa la sua bella nella cornice meravigliosa del Castello Odescalchi di Bracciano. E già per questa scelta merita considerazione.

Ma lui che fa, cosa decide? Niente lista di nozze, «siamo pieni di caffettiere, posate d’argento e i viaggi ai Caraibi li facciamo ogni weekend». Allora che fare?

La richiesta degli sposi agli invitati è stata semplice è chiarissima: evitare costosi doni e sostituirli con donazioni e opere di bene. L’intero ricavato, infatti, sarà devoluto per aiutare Flavio e Francesco, gemellini affetti da una rara malattia neurodegenerativa, e Chiara Insidioso, ragazza massacrata e ridotta in stato vegetativo dall’ex compagno e ancora oggi costretta a vivere in gravi situazioni di disagio.

Spesso il ragazzo e sua moglie si sono prodigati per persone meno fortunate e in occasione del loro matrimonio non hanno voluto perdere questa bella abitudine. Ricordatevi di loro, Elisa e Danilo Cataldi. E tanti auguri.

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