Son tornati i barbari

Eccoci qua puntuali, arriva la Primavera e le frotte di turisti sciamano nelle nostre antiche vie e fotografano piazze e fontane, ruderi e palazzi. “Che bella, beautiful, linda, charmant”, si incrociano parole straniere come in  una babele moderna. Arrivano da ogni dove e si stupiscono e sporcano e schiamazzano.

Non tutti ma una buona parte. Poi sempre su tutti svetta il genio, quello che vuole testimoniare la sua miserabile esistenza incidendo il nome della sua riproduzione della specie su monumenti sopravvissuti a Imperi, terremoti, rivoluzioni, guerre. Lui che forse a casa sua ha la collezione completa dei magneti degli imperatori romani insieme al grembiule da cucina dove c’è riprodotto il pisello del Davide di Donatello. Ecco, lui incide.

Modello scultore con una penna oppure forse con un taglierino che di solito usa per tagliate le canne che circondano la sua casa, ridente capanna sulle rive di qualche fiume infestato di piraña, ecco il novello Michelangelo che incide e testimonia. Lo fotograferà e lo mostrerà alla sua tribù appena rientrato nel suo Paese, magari alla prima festa della luna oppure a quella del raccolto, magari dopo sacrifici umani. Lui lo mostrerà e gli altri applaudiranno.

Intanto, muore in silenzio la nostra società civile travolta dai nuovi barbari.

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