Tomas Milian

Tomas Milian muore per un ictus a Miami, all’età di 84 anni. Doveva accadere, pensi, anche i miti non sono eterni. Luigi Cozzi – diversi anni fa – mi propose di scrivere un libro sul cinema di Tomas Milian, su quella quantità industriale di pellicole che mi sono visto da ragazzetto in un cinema di seconda visione della mia città. Quella sala, che io ricordo bellissima ma che forse non lo era, si chiamava Cinema Teatro Sempione e la domenica era presa d’assalto da frotte di ragazzini che facevano ressa al botteghino per acquistare il biglietto. C’ero anch’io tra quei ragazzini, ricordo che ci davamo botte, spinte e calci pur di conquistare il diritto all’ingresso e piazzarci nei posti migliori. E poi prima di entrare in sala si doveva far provvista al banchetto della signora che vendeva semi, noccioline, duri alla menta, stringhe di liquirizia e chi più ne ha più ne metta. Il posto in galleria era il più ambito, ché le bucce dei semi e delle noccioline erano armi di prima scelta per bersagliare quei poveracci della platea.

Al Sempione proiettavano due pellicole alla volta, entravi alle tre del pomeriggio e ne venivi fuori che era ora di cena. Di solito passavano film di genere, i classici film da saletta di seconda visione, quelle che adesso sono scomparse, le ha uccise tutte la televisione. Al Sempione mi sono visto il ciclo storico di Godzilla, il peplum all’italiana, spaghetti-western in quantità industriale, poliziotteschi che non vi dico, horror di Bava, Freda, Fulci, D’Amato, pellicole comiche di Totò, Franco e Ciccio, Gianni e Pinotto.

A parte i ricordi, che fanno tristezza, devo dire che ho scoperto Tomas Milian proprio sulle scomode panche di legno del Sempione. Dal 1968 al 1972 lui era alle prese con lo spaghetti-western e io ero un ragazzino di otto-dodici anni che la domenica andava al Sempione per mano alla nonna, grande divoratrice di cinema. Io amavo quei film, mi emozionavano, mi facevano sognare. E poi ero convinto che fossero americani, mica me ne intendevo di cinema, mi bastava vedere film d’avventura ed ero a posto. Poi un bel giorno fu mio padre a rompere il sogno e mi venne a dire che erano solo spaghetti-western e che li giravano tutti in Sardegna, quando andava bene in Spagna, ma il Far West proprio no, quello non lo avevano visto neppure in cartolina. Sulle prime ci rimasi un po’ male, poi però mi dissi che non me ne importava niente, americani o italiani mi facevano star bene, era quello che contava.

Tomas Milian ha accompagnato la mia giovinezza pure negli anni che è passato al poliziottesco duro e violento. Tutti film che mi sono visto in prima visione al cinema più grande della città, quello che c’è ancora e si chiama Metropolitan. Ero ancora più grande, studente di liceo e poi universitario, quando andavo a vedere Nico Giraldi e Venticello e mi sganasciavo dalle risate seguendo trame improbabili e dialoghi al limite del turpiloquio. C’è stato anche un lungo periodo che me lo sono perso il buon Tomas Milian, tutti dicevano che se n’era andato negli States, che non ne voleva più sapere di quel vecchio personaggio da trucido. E forse aveva anche ragione perché lui era uno che sapeva recitare, mica poteva fare il Monnezza e Giraldi per tutta la vita.

Tomas Milian l’ho rivisto da grande in televisione quando passavano Havana, Arturo Sandoval o JFK, ma per me non era più lui, faceva parti secondarie, era un caratterista di lusso pelato e grassottello. Scrivere un libro su Tomas Milian è stato un lavoro che ho fatto volentieri. Mi sono andato rivedere i suoi film più belli, ho cercato recensioni e critiche, soprattutto ho fatto un tuffo nel passato, in quei fantastici anni Settanta-Ottanta che sono stati il periodo più bello del cinema di genere italiano. Da ieri Tomas Milian, er cubbano de’ Roma non è più con noi. Ci mancherà. Restano i suoi film. Non possono morire. Il cinema è eterno.

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(ANSA) – ROMA, 23 MAR – E’ morto il 22 marzo a Miami Tomas Milian nome d’arte di Tomás Quintín Rodríguez Milián. L’attore era nato a Cuba, a L’Avana, il 3 marzo 1933. Viveva da molti anni negli Usa, ma era noto soprattutto in Italia dove, nonostante avesse lavorato con autori come Lattuada, Visconti o Maselli, era popolare per la sua partecipazione in western e nei film polizieschi dove impersonava l’ispettore Nico Giraldi e il poco onesto quanto romanissimo Sergio Marazzi, detto Er Monnezza.

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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]

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