Italia delle Regioni

“Generatori di Futuro. Siamo storie, idee e competenze per l’Italia”. È questo il titolo della prossima Assemblea Nazionale di Anci Giovani che si terrà a Salerno il prossimo 17-18 marzo 2017  (presso Grand Hotel Salerno – Lungomare Clemente Tafuri). In vista dell’assise campana, i giovani amministratori anticipano di progetti e iniziative attivate sul territorio e dei punti principali su cui focalizzare i lavori dell’assemblea 2017.

“Siamo giunti alla VIII edizione, ormai, dell’appuntamento più importante dell’anno per i giovani amministratori dei Comuni italiani, principale momento di confronto e condivisione di quella che, già oggi, è una componente significativa della classe dirigente del Paese”, afferma Gianluca Callipo, sindaco di Pizzo Calabro e coordinatore nazionale di Anci Giovani, lanciando i temi del prossimo incontro annuale.

“I giovani oggi sentono l’urgenza di mettere al centro il futuro e di fornire una prospettiva lunga al Paese, a partire dal rilancio  delle comunità e dei luoghi.  Amministrare le nostre comunità vuol dire conoscerne bisogni, aspettative e speranze. Ci sono tante belle storie di buon governo da raccontare che, anche fra le difficoltà, nascono nelle nostre città e nei nostri borghi. Siamo allo stesso modo consapevoli del più grande rischio che l’Italia sta correndo: un’intera generazione fa sempre più fatica a vedere garantiti i propri diritti di autonomia, e la prospettiva di andare via diventa spesso l’unica scelta per inseguire le proprie aspirazioni. Questo è il punto di partenza della nostra prossima assemblea: ripartire dalla capacità di costruire opportunità per i giovani di oggi e di domani, per quelli che già ci sono, per quelli che arriveranno e per quelli che vogliono tornare”.

Callipo annuncia poi che saranno “tre i temi sui quali cercheremo di offrire delle proposte e nuovi approcci. Il rilancio delle aree interne: non basta più l’idea della conservazione dell’immagine da cartolina dei nostri comuni, siamo convinti che si possano mettere in campo politiche che puntino sulla creazione di competenze specialistiche in grado di garantire uno sviluppo produttivo alle aree interne. Unica prospettiva per un rilancio di queste comunità e per un presidio vero del territorio. Poi parleremo di rigenerazione degli spazi e la loro co-gestione. Una efficace rigenerazione urbana passa da scelte urbanistiche che abbiano al centro una prospettiva di innovazione sociale, che sappiano guardare alle esigenze dei cittadini per l’uso degli edifici e degli spazi, che immaginino forme di codesign e di gestione condivisa con le componenti più attive della cittadinanza. E che guardino alle nuove forme del lavoro e di utilizzo dei beni comuni per garantire uno sviluppo a prova di futuro”. Terzo e ultimo tema i giovani e i loro diritti. “Lo studio, la formazione, il lavoro, il reddito, la casa: non sono solo diritti che troppi giovani oggi non vedono garantiti”, spiega Callipo. “Sono anche dimensioni – aggiunge – che stanno subendo una rivoluzione continua. In una fase nella quale le politiche strutturali faticano a dare risposte, a livello locale stanno nascendo tante iniziative che, dal sostegno al reddito alla messa a disposizione di spazi per l’abitare e per il lavoro, cominciano a tracciare una strada. Bisogna partire da qui per dare un futuro italiano ai millennials”, conclude Callipo”.

Sfide concrete – dunque – che saranno affrontate in tre sessioni assembleari distinte ma legate da un filo conduttore che va dal racconto delle esperienze alla costruzione di una proposta, attraverso le storie che proprio i giovani amministratori racconteranno.

Nell’ambito della finanza locale, si registra l’intesa per il riparto dei fonti tra comuni, province, città metropolitane e regioni. La Conferenza unificata ha raggiunto un accordo sulla ripartizione dei 3 miliardi, il cosiddetto “fondone”, previsto per Comuni, Città metropolitane, Province e Regioni nella Legge di Bilancio. “Ci sono luci e ombre”  commenta il presidente dell’Anci e sindaco di Bari Antonio Decaro. “E’ positivo che la manovra non preveda tagli nei trasferimenti, come già nel 2016, e che si recuperino progressivamente risorse su cui l’Anci ha dato battaglia, come i 300 milioni di ristoro per la penalizzazione ingiustificata subita dai Comuni a seguito dell’errata quantificazione, da parte del Mef, delle risorse dovute nel passaggio tra Ici e Imu.

È invece preoccupante la continua riduzione della compensazione relativa alla cambiamento di regime fiscale tra Imu  e Tasi che interessa 1.800 Comuni, quantificata in 300 milioni, un importo ancora largamente inferiore sia a quanto gli enti devono recuperare (480 milioni secondo le stime), sia rispetto al riconoscimento del 2016 (390 milioni).

Ed è insoddisfacente il riconoscimento di 300 milioni in 30 anni per saldare il debito che lo Stato ha nei confronti dei Comuni per le spese di funzionamento degli uffici giudiziari, che, grazie a una nostra battaglia, sono ora in capo a Roma e non più agli enti locali.

L’Anci vince una importante battaglia per le città metropolitane. Gli enti di secondo livello delle regioni a statuto speciale si vedono assegnati 70 milioni nel caso della Sicilia e 30 (a regime) nel caso della Sardegna. Viene inoltre sterilizzato il taglio per tutte le città metropolitane a partire dal 2017. Si compensa anche il mancato gettito sui terreni agricoli, per l’esenzione introdotta  e poi ripristinata: ai Comuni interessati, che sono soprattutto quelli più piccoli, vengono assegnati 58 milioni in dieci anni.

“Il riparto del fondone – conclude Decaro – era un passaggio importante in attuazione della Legge di Bilancio 2017. Ora occorre accelerare nella predisposizione del decreto enti locali che deve ratificare alcuni passaggi essenziali: l’attuazione del fondo di solidarietà già deciso a gennaio, le misure per facilitare gli equilibri finanziari delle città metropolitane, l’innalzamento del turn over, la possibilità di assumere figure infungibili, il completamento della revisione delle discipline per gli enti locali in crisi finanziaria e per l’affidamento del servizio di tesoreria”.

L’associazione dei Comuni esprime poi il timore che l’accordo tra governo e Regioni sul taglio di 380 milioni, comporti una riduzione delle risorse destinate alla spesa sociale: “Sarebbe un taglio diretto alle politiche dei Comuni destinate alle fasce più deboli della popolazione”.

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