Legge di Bilancio, i nodi politici

La Legge di Bilancio quest’anno non sembra aver scaldato gli entusiasmi di chi, immaginava misure che potessero effettivamente rilanciare l’economia del Paese. Un Legge nata tra le mille perplessità di Bruxelles, sia per le troppe aspettative sulla crescita del PIL, che sui valori dell’aumento del deficit dovuto a migranti e terremoto.

Insomma una partenza poco felice che ha di fatto anche condizionato la data delle votazioni per il referendum che da ottobre è slittato fino a dicembre proprio per permettere al Governo di confezionare la manovra finanziaria e forse convincere più persone della bontà delle proprie politiche economico-istituzionali.

Ma, nonostante il tentativo, si è percepito sia dal mondo economico che da quello civile, poco entusiasmo per le misure intraprese. Nonostante il buon tentativo di rivedere la tassazione delle imprese e dare la mancia ai pensionati, poco altro è stato aggiunto alla Legge. Tensioni, per esempio, arrivano da Milano, dove l’assidua frequenza del Premier negli ultimi mesi non è stata sufficiente a placare le critiche sui fondi, prima inseriti e poi stralciati, per la liquidazione della Società expo e la progettazione del Campus dell’Università Statale di Milano. Nonostante le rassicurazioni del Ministro Martina, Regione e mondo Accademico sono sul piede di guerra e finché non verrà sciolta la questione i rapporti continueranno a rimanere tesi anche a scapito del pupillo renziano Beppe Sala.

Altra nota ormai da anni dolente, è il capitolo Fondo Sanitario. Un miliardo in più rispetto all’anno precedente ha suscitato un certo sdegno tra i governatori delle regioni che, a seguito della revisione dei nuovi LEA e dalle necessità per il costante aumento dei malati cronici, si aspettavano incrementi della dotazione, sulla spesa corrente, molto più consistenti. Insomma una manovra senza arte ne parte che non sembra poter avere quell’effetto positivo sul referendum che Renzi si aspettava.

Anche la questione deficit e rapporto con l’Unione Europea ha dato adito ad attacchi da parte delle opposizioni. Le previsioni sul Pil e la soglia di indebitamento non convincono ne analisti ne mondo politico che accusano il Governo di una eccessiva aspettativa sul buon andamento dell’economia del Paese e soprattutto sull’impatto economico-sociale sia del terremoto che della questione migranti.

A dar torto alle scelte di Renzi, probabilmente anche a causa sua, è l’ormai monopolio dell’informazione sul tema referendario, che non da spazio (ad esclusione per ovvi motivi del sisma) a temi di rilevanza da lanciare sul tema della legge di bilancio.

E oltre alla marchetta ai diciottenni, che però non avrà gli stessi effetti dei famosi “80 euro” del 2014, c’è in ballo un altro grande nodo politico: l’eliminazione di Equitalia. Il mostro del fisco che ha mietuto vittime come in guerra, nell’idea del Governo, la sua dismissione dovrebbe oltre che eliminare alcune cartelle, dare un segnale psicologico importante a chi ne ha subito le vessazioni.

Poco clamore insomma. Ma certamente la discussione in Parlamento darà modo di affermare o confutare le ragioni del Governo.

©Futuro Europa®

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