La riscoperta della Borsa Italiana

Tra i proclami politici di una ripresa economica ad oggi poco visibile nell’economia reale dei paesi periferici dell’Europa, c’è una dato sorprendentemente positivo:  la riscossa della Borsa Italiana.

Solitamente l’andamento della Borsa è uno di quegli indicatori leading, cioè anticipatori del ciclo economico: quando un ciclo sta per finire e la situazione si sta per deteriorare, la Borsa anticipa e comincia a scendere; al contrario, quando l’economia inizia a dare segnali di risveglio, la Borsa inizia a salire prima che nella vita di tutti i giorni si manifestino concretamente i segnali di ripresa. Solitamente il mercato azionario anticipa di un paio di trimestri il ciclo economico reale.  A differenza della Borsa, un indicatore laddering, cioè ritardatario, è la disoccupazione: le aziende ricominciano ad assumere quando ci sono segnali evidenti di ripresa e licenziano quando il ciclo economico negativo è già cominciato.

Fatta questa premessa, torniamo al mercato azionario italiano: dai minimi di Giugno in area 15.000 punti il nostro listino ha recuperato fino alla soglia dei 19.000. Uno stratosferico +25% in solo 4 mesi. Nel frattempo i dati della disoccupazione sono sempre peggiori. Questi sono dati compatibili con una fine del ciclo negativo e potrebbe essere l’inizio di una ripresa. Certamente attraversiamo un periodo storico particolare, in cui le variabili e gli ostacoli alla ripresa sono innumerevoli, ma la Borsa sta iniziando a scommettere che l’Italia abbia terminato la discesa ed inizi a recuperare, almeno in parte, quel -10% di PIL che ha perso dal 2007.

Tra tutti i listini mondiali, quello italiano nell’ultimo decennio è stato il più sacrificato. Siamo lontani anni luce dai massimi del 2000-2001 a 45.000 punti di indice. Altri mercati hanno fatto meglio di gran lunga, anche in Europa: la Germania è sui massimi di sempre con l’indice DAX che ha sfondato la soglia dei 9.000 punti, livelli mai raggiunti prima. Per non parlare degli USA che da un minimo a 666 di S&P500 nel 2009, si ritrovano a 1.750 con un valore quasi triplicato.

Si deve però anche considerare che questo ciclo economico è un po’ distorto rispetto al classico ciclo per l’ingente massa monetaria che è stata stampata dalla Banche Centrali di tutto il mondo per sostenere la ripresa. Queste operazioni monetarie, portate avanti soprattutto dalla FED americana, hanno creato tantissima liquidità che si sta riversando sui mercati azionari anche per la mancanza di alternative remunerative in altri strumenti finanziari (obbligazionari governativi in testa) soprattutto a causa dei tassi a zero. Il rischio è che l’effetto, sperato dalle Banche Centrali, di una ripresa non si trasponga dall’economia finanziaria all’economia reale, senza far così ripartire il ciclo economico in modo sano e senza distorsioni.

La Borsa Italiana è stata sottovalutata per molto tempo ed ora, con la speranza di ripresa mondiale, è stata riscoperta. Forse perché gli altri mercati azionari sono diventati troppo cari o forse perché qualcuno crede veramente che il belpaese abbia lasciato il peggio alle sue spalle. Le motivazioni possono essere diverse, ma i numeri parlano chiaro e, dopo anni di magra, il 2013 potrebbe essere un anno positivo per la Borsa Italiana. Noi ci auguriamo che questo trend possa continuare, ma l’economia reale deve ripartire, altrimenti sarà stata un’altra, l’ennesima, illusione.

©Futuro Europa®

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