Operazione “Mare Nostrum”

È ormai partita da circa una settimana l’annunciata operazione “Mare Nostrum” per il pattugliamento e il soccorso dei migranti nelle acque del Canale di Sicilia. Lo scopo della missione è quello di scoraggiare i trafficanti della morte a inviare verso le nostre coste i barconi con a bordo migliaia di disperati che fuggono dalle zone di conflitto dell’intero Continente africano.

I mezzi e le risorse messe in campo dal nostro Governo paiono andare oltre una pura “missione umanitaria”, prendendo le apparenti sembianze di una vera e propria azione militare. Sono impiegate: la nave da assalto anfibio San Marco, due fregate classe Maestrale, due pattugliatori d’altura classe Cassiopea o Comandanti (in alternativa corvette classe Minerva) e una nave da trasporto costiero classe Gorgona. A queste forze si aggiunge un dispositivo aereo assegnato alla missione comprendente 4 elicotteri Ab 212, 2 elicotteri EH-101, un pattugliatore piaggio P-180, un pattugliatore marittimo Breguet Atlantic dell’Aeronautica e un velivolo teleguidato Reaper MQ 9. Il tutto unito alle forze che già Guardia di Finanza e Guardia Costiera impiegano quotidianamente. Costo stimato 10 milioni di euro al mese (comprensivo degli 1,5 milioni già impegnati attualmente). Già benché all’inizio si parlasse di “soli” 4 milioni di euro mensili, le ipotesi di alcuni organi di stampa (Ilsole24ore) hanno stimato quelli che sembrano essere i costi reali dell’operazione.

Nella necessità di affrontare un problema che nelle ultime settimane ha purtroppo visto perdere la vita a centinaia di persone, ci si è interrogati delle vere opportunità che questa missione potrà realmente offrire. Molti non nascondono che questo massiccio spiegamento di forze possa sortire effetti diametralmente opposti a quelli sperati. Maggiori forze in mare potrebbero far percepire ai migranti e agli scafisti il viaggio come meno pericoloso con il rischio che gli sbarchi possano aumentare.

Il maggiore impegno del governo di certo non è sufficiente a far fermare gli sbarchi. Letta è recentemente andato a Bruxelles per rivendicare una comune politica dell’immigrazione. L’Italia non può da sola combattere un fenomeno che ha ripercussioni su tutto il territorio europeo e soprattutto non può farlo solo con le proprie risorse. Mare Nostrum non è forse l’unica soluzione. Più mezzi e risorse in acqua di certo non risolvono il problema delle partenze dalle coste africane. È necessario che l’Italia, ma soprattutto l’Europa  inizi una seria ed intensa collaborazione con i paesi del nord Africa, predisponendo sui territori di partenza mezzi ed uomini per bloccare questi – a volte tragici – viaggi della speranza.

È necessario che l’Europa agisca finalmente i maniera decisa non lasciando isolata l’Italia, anche perché forse sostenere un costo di milioni di euro al mese non rappresenta la soluzione definitiva per arginare la situazione.

©Futuro Europa®

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