Sudamerica unito a parole, diviso nei fatti

Il 18 e 19 di ottobre, nella città di Panama, si è riunito l’ennesimo vertice di una delle tante organizzazioni regionali, l’Ibero Americana. Fondata nel 1991 con la volontà di riunire tutti i paesi nati dall’impero spagnolo e portoghese alle antiche madri-patrie, Spagna e Portogallo. Anche questo vertice non si è sottratto a quello che è la vera realtà di questi avvenimenti, grandi parole per l’unità e l’integrazione della regione, nessun risultato concreto, i veri contrasti e problemi vengono dimenticati.

Il Sudamerica vive una fase di acuti contrasti tra organismi economici e tra stati per dispute territoriali. Negli ultimi anni, i sudamericani, nella loro volontà di affrancarsi dagli “yankee”, considerati egemoni nell’Organizzazione degli Stati Americani (OSA), hanno dato vita a vari organismi regionali. Nel 2008 nasce l’UNASUL (Unione delle Nazioni Sud Americane) sotto la spinta del Brasile che voleva così esercitare la sua leadership regionale. Nel 2010, per iniziativa del presidente del Venezuela Chavez, nasce la CELAC (Comunità degli Stati Latino Americani e dei Caraibi), che raggruppa 33 stati, sono esclusi Stati Uniti e Canada.

Ma è nel campo economico che il Sudamerica mostra le sue profonde divisioni. Tre organismi economici portano avanti diverse strategie. Il vecchio MERCOSUR, un mercato comune tra i paesi, formatosi dal Trattato di Asuncion nel 1991 tra Argentina, Brasile, Uruguay e Paraguay, è in profonda crisi per i contrasti tra Argentina e Brasile, per non dire dell’entrata del Venezuela avvenuta durante l’esclusione del Paraguay per la vicenda Lugo. L’ALBA (Alleanza Bolivariana per le Americhe), fondata nel 2004 da Chavez con “l’obiettivo dell’indipendenza per mezzo della rivoluzione e come bandiera il socialismo”. Dopo la morte del presidente del Venezuela, è in profonda crisi politica e finanziaria. Ne fanno parte, oltre al Venezuela, Cuba, Bolivia, Nicaragua e alcuni piccoli stati dei Caraibi. Vera novità è l’Alleanza del Pacifico, formata da Messico, Colombia, Perù e Cile. Subito una forte integrazione economica, uno sguardo all’Asia e un forte riferimento, con regole e comportamenti, all’economia di mercato e al liberismo economico.

Se non bastasse tutto ciò a dare un quadro delle divisioni, si vada al capitolo litigi territoriali. Oltre a quello classico tra la Bolivia, che rivendica uno sbocco al mare, e il Cile per una guerra del secolo scorso, le dispute territoriali tra Colombia e Nicaragua, tra Costa Rica e Nicaragua, tra Cile e Perù. Ultimamente l’Argentina ha denunciato di nuovo l’Uruguay per l’inquinamento prodotto dalla cartiera sul fiume Uruguay. Non può essere tralasciata la rivendicazione delle Falkland da parte dell’Argentina che le chiama Malvinas. Su 10 liti internazionali giacenti presso la Corte Internazionale dell’Aia, quattro sono del Sudamerica.

La delegazione della UE, che di recente si è recata nella regione per le trattative con l’America del Sud del prossimo anno, sapeva un po’ di tutto questo? Chissà.

©Futuro Europa®

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