Il bacio di una morta (Film, 1973)

Sgombriamo subito il campo da ogni possibile equivoco. Il bacio di una morta non c’entra proprio niente con il lacrima movie, ma è cinema-feuilleton, romanzo d’appendice portato sul grande schermo, un fumettone di Carolina Invernizio, sceneggiato secondo i codici del melodramma sentimentale. Remake attualizzato del film omonimo girato da Guido Brignone nel 1949, ambientato nel 1848, al tempo delle Cinque Giornate di Milano.

Ultimo lavoro di Carlo Infascelli (Roma, 1913-1984), produttore fin dal 1941, inventore del genere musical-episodico (la definizione è di Roberto Poppi) in gran spolvero negli anni Cinquanta con una serie di film diretti da Domenico Paolella. Regista dal 1963, a volte con lo pseudonimo di E. Anton, per realizzare alcuni titoli commerciali: Canzoni, bulli e pupe (1963), Due mattacchioni al Moulin Rouge (1964), Follie d’estate (1964), Il decamerone proibito (1972) e Le mille e una notte all’italiana (1972). Per la televisione realizza il film inchiesta Il giro del mondo dell’amore (1976); si ritira dal cinema dopo la morte del figlio Roberto. Il suo lavoro migliore è Il bacio di una morta, che la critica contemporanea non giudica in maniera positiva, anche se ha il pregio di confezionare una storia soltanto liberamente ispirata al testo della Invernizio.

In sintesi la trama, piuttosto elaborata. Ambientazione in piena era giolittiana, ai tempi della guerra di Libia. Si comincia con la morte presunta di Clara (Dionisio), che il fratello Roberto (Lawrence) salva da decesso per soffocamento perché decide di rivederla ancora una volta e chiede di aprire la bara. La storia si sviluppa in un lungo flashback che racconta l’amore tra Clara e Roberto fino alla scoperta della stretta parentela rivelata dalla madre, quindi il matrimonio tra la donna e il conte Guido di Lampedusa (Guerrini), tutto sommato un matrimonio d’amore. Nasce anche una figlia, frutto della passione, il padre sembra contento e innamorato, pare vivere soltanto per moglie e bambina. Un bel giorno, il conte perde la testa per Yvonne Rigaud (Schubert), una cantante di facili costumi che pensa solo a come impadronirsi del suo capitale; sarà proprio lei – con la complicità materiale del fido Manuel Barrero (Gaddi) – a tentare di uccidere Clara. Andrea risolve tutto con un provvidenziale ritorno a casa, accompagna la sorella a Parigi alla ricerca di figlia e marito, salvandola da un tentativo di stupro e di eliminazione fisica. Il film termina con un processo che assolve il conte e condanna Yvonne e Barrero, quindi assistiamo a un improbabile lieto fine con la coppia di nuovo unita, con la figlia che abbraccia i genitori.

Il bacio di una morta porta al cinema le atmosfere di Carolina Invernizio e la commistione di generi tipica della sua opera, ma percorre una strada originale a livello di trama e di ambientazione. Potremmo definirlo un thriller sentimentale che in certi frangenti sfrutta la tecnica dell’horror argentiano, ma anche del cinema nero di Mario Bava e Sergio Martino. Citiamo la presenza di un killer in guanti neri che tenta di avvelenare nottetempo Clara, ma anche un rapimento con tentata violenza carnale che giunge proprio sul finale di pellicola. Il tono principale del film è melodrammatico, una pellicola in costume che gode di un’ottima ricostruzione di ambienti e di una precisa localizzazione storica. Il trucco sfoggiato dagli attori è molto accentuato per rendere bene un racconto di taglio ottocentesco, così come la recitazione è tipica del dramma passionale. Musica romantica di Lallo Gori, tra valzer di Strauss e melodici pezzi al pianoforte che sottolineano i momenti più drammatici e sentimentali. Per Paolo Mereghetti “la colonna sonora è un plagio della celebre Giochi proibiti di Narciso Yépes”.

Gli attori sono i volti giusti per i ruoli interpretati. Peter Lee Lawrence – nome d’arte di Karl Hirenbach – è il meno espressivo, tipico volto da fotoromanzo, ma ha il compito arduo di conferire spessore a un buono senza mezzi termini come esistono solo nei feuilleton. Lawrence – quasi un sosia di James Dean – interpreta il suo ultimo film, dopo tanti fotoromanzi Lancio (Pierre Clement era il suo pseudonimo), perché muore a soli trent’anni per un tumore al cervello. Orso Maria Guerrini è un ottimo Guido Rambaldi, pieno di difetti, passionale e irruente, pronto al duello e così ingenuo da cadere nelle trappole amorose di chi pensa solo al denaro. Karin Shubert (doppiata molto bene) in una sequenza canta Vipera, rappresentazione lirica del suo ruolo cinematografico da donna perfida, cattiva oltre ogni limite. Silvia Dionisio, invece, è la bellezza angelica di Clara, la donna che sopporta tutto, perdona oltre il lecito e finisce per tornare a casa dal marito. Piccoli ruoli per Garrone (onorevole siciliano), Rossi (becchino), Vazzoler (amica parigina) e Gaddi (killer).

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Regia: Carlo Infascelli. Soggetto: Carolina Invernizio (libera riduzione cinematografica del romanzo omonimo). Sceneggiatura: Tatiana Pavoni, Gastone Ramazzotti, Carlo Infascelli, Adriano Bolzoni. Fotografia: Riccardo Pallottini. Montaggiio: Cleofe Conversi. Scenografie: Carlo Gentili. Musiche: Coriolano (Lallo) Gori, E. A. Mario. Produzione: Carlo Infascelli per Infafilm. Interpreti: Silvia Dionisio, Orso Maria Guerrini, Peter Lee Lawrence (Karl Hirenbach), Karin Schubert, Elsa Vazzoler, Alberto Farnese, Carlo Gaddi, Vittorio Duse, Luciano Rossi, Riccardo Garrone, Sandra Wolff, Luciano Pigozzi.

©Futuro Europa®

[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]

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