Niente bis, Amministrative e Referendum solo di domenica

La decisione del ministro dell’Interno, Angelino Alfano, è ormai nota. La scorsa settimana lo stesso Alfano ha commentato così la decisione di compattare in una sola giornata le operazioni di voto: “Troppe polemiche pretestuose”. Qualche giorno prima era stato lo stesso ministro a proporre una due giorni di votazioni, altro che election day, al presidente del Consiglio Matteo Renzi che si era pure reso disponibile.

Il decreto utile a sdoppiare il voto, però, si è fermato sull’uscio del Consiglio dei Ministri. Insomma, non se ne fa nulla. Meglio, oltretutto meno soldi buttati dalla finestra. Denari pubblici, s’intende. Eh sì perché secondo le stime fatte circolare la settimana scora, un singolo giorno elettorale ci costa 300 milioni di euro, aggiungere una seconda giornata sarebbe stata un’operazione da 100 milioni di euro un più. Le polemiche politiche non sono certo mancate.

A qualcuno, infatti, non sarà sfuggito come il premier Renzi abbia evitato di accorpare il Referendum sulle trivelle al giorno delle amministrative, spendendo 300 milioni di euro in più. I conti non tornano? Invece sì. Una giornata di seggi aperti pesa sulla casse dello Stato per circa 300 milioni di euro. Se il governo avesse approvato il decreto per votare in due giorni, domenica e lunedì, sia alle amministrative che per il referendum sulla Costituzione, si sarebbero dovuti aggiungere altri 100 milioni di euro a giornata, per un totale di 500 milioni di euro. Mica pochi.
La bagarre politica s’infiamma. I nemici del Matteo di governo lo hanno accusato di aver speso soldi per non accorpare un Referendum – quello sulle trivelle – che il premier preferiva non raggiungesse il quorum. E così è stato. Mentre vorrebbe combattere l’astensionismo – i dati sostengono che la due giorni elettorale incida di molto sul numero di votanti – che nel caso del Referendum costituzionale è importantissimo, visto che il governo si gioca la faccia. E’ innegabile, a detta degli esperti, che la doppia giornata di votazioni al quesito sulla Legge costituzionale favorisca i Sì. Perché i fautori del No, molto motivati, andranno a votare il primo giorno, verosimilmente i sostenitori del Sì e di Renzi, potrebbero metterci più tempo per mobilitarsi.

Polemiche a parte, pretestuose o meno, il giorno unico per le tornate elettorali fu introdotto nel 2013 dall’allora premier Enrico Letta, con il fine di evitare sprechi inutili. Prima del suo intervento, l’election day restò in vigore dal 1993 al 2002, nove anni. Prima e dopo si votava in due giorni. Particolarità tutta nostrana poiché nel resto d’Europa si vota in un unico giorno. Astensionismo o meno. Anche perché per far tornare la gente alle urne, tutto sommato, mica basta tenerle aperte qualche ora in più.

©Futuro Europa®

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