#Boccioni100

Milano – Palazzo Reale ha inaugurato l’esposizione principale della stagione ambrosiana 2016/17 con Boccioni. In occasione del centenario della sua scomparsa, fino al 10 luglio – prima di viaggiare al MART di Rovereto – Umberto Boccioni (1882-1916). Genio e Memoria per all’incirca 280 opere, tra disegni, dipinti, sculture, incisioni, fotografie d’epoca, libri, riviste e documenti. Un progetto di ricerca fa luce sulle Sue abilità di disegnatore, grazie alla collaborazione tra il Gabinetto dei Disegni della Soprintendenza del Castello Sforzesco, la Biblioteca Civica di Verona, e l’Opificio delle Pietre Dure.

A cura della responsabile del Gabinetto dei Disegni Sforzesco, Francesca Rossi, e di quello dei fondi antichi della Biblioteca scaligera, Agostino Contò, il percorso si svolge per nuclei tematici, in accordo con la cronologia dell’intensissima carriera artistica dell’Artista. Per quanto il suo apporto al Futurismo durante il suo periodo eroico sia stato fondamentale, limitare il ricordo di Boccioni a questa avanguardia sarebbe riduttivo; poiché una varietà d’esperienze è stata alla base di un interesse artistico decisamente precoce, soprattutto se comparato alla brevità della Sua vita.

La prima sala dell’atteso appuntamento ospita l’Autoritratto del 1908 proveniente dalla Pinacoteca di Brera, riservandogli una posizione centrale così da rendere visibile un secondo autoritratto presente sul retro, normalmente nascosto. Questo dipinto testimonia ancora la formazione divisionista (1898-1902) presso la bottega romana di Giacomo Balla. Si procede con un Boccioni che sperimenta con il Cubismo e il Simbolismo.

Da Verona proviene un inedito atlante iconografico raccolto da Boccioni stesso, in cui vengono svelate numerose e spesso inaspettate sue fonti visive, da Giovanni Ambrogio De Predis, Albrecht Dürer, Sir Frederic Leighton, Jacques Emile Blanche, Giacomo Balla, Giovanni Segantini, a Gaetano Previati, e Carlo Fornara. Ed è così che nascono le associazioni che in mostra presentano al visitatore l’opportunità di recepire le opere attraverso lo sguardo del proprio autore, come nel caso di un capolavoro di Leighton accostato al bronzo Forme Uniche della Continuità nello Spazio (1913).

Tutte queste esperienze hanno informato la Sua ricerca personale, che si concentra sulla rappresentazione visiva del dinamismo, del rapporto tra oggetto e spazio, e sull’espressione plastica degli “stati d’animo”. Una ricerca che non poteva non sfociare se non in scultura, un gioco tumultuoso di forme che alludono alle “linee-forza” del movimento e alla scomposizione simultanea delle forme degli oggetti in rapporto alla luce e all’ambiente.

Il giovane Boccioni incontra Filippo Tommaso Marinetti nel gennaio 1910, quando il Manifesto del Futurismo era stato pubblicato il 5 febbraio del 1909. Poco dopo, già collabora alla stesura del Manifesto dei Pittori Futuristi (11 febbraio 1910), ma soprattutto al Manifesto Tecnico della Pittura Futurista (11 aprile 1910) in cui viene dichiarato che: “Il gesto per noi non sarà più un momento fermato dal dinamismo universale: sarà, decisamente, la sensazione dinamica eterna come tale.” Poi, nel 1914 scrive l’importantissimo Pittura Scultura Futuriste (Dinamismo Plastico).

In gran parte i dipinti sono accostati ai propri disegni preparatori – quelli provenienti dal Gabinetto dei Disegni del Castello Sforzesco, che coprono l’intero arco 1906-1916, e dalla Collezione Lydia Winston Malbin (Museo Metropolitan di New York) -, come nel caso di Materia, Collezione Mattioli, o un ritratto visto per l’ultima volta in occasione della Grande Esposizione. Boccioni Pittore e Scultore Futurista, del 1916 alla Galleria Centrale d’Arte di Milano.

L’abilità nel disegno, nell’opera boccioniana, assume la valenza di ricerca ed espressione, coltivata con coerente costanza, venendo a essere risorsa energizzante per il Suo percorso artistico.  In questa mostra, i disegni degli ultimi anni, detti “neocézanniani” – perché caratterizzati da una nuova e più statica meditazione delle figure -, propongono in alcuni casi novità in termini di datazione, con riferimento agli studi di Federica Rovati. Inoltre, l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze ha effettuato indagini multispettrali sui disegni del Castello Sforzesco, al fine di ottenere dati più approfonditi sulla loro tecnica esecutiva molto complessa.

©Futuro Europa®

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