DDL Cirinnà, rebus voti

Ci siamo, oggi iniziano le votazioni a Palazzo Madama sul DDL Cirinnà, le tanto discusse unioni civili. Sono ormai mesi che il tema è al centro del dibattito politico, a volte con eccessiva insistenza, tanto da far passare in secondo piano ben più gravi questioni legate all’economia globale o ai giochi di forza geopolitici in Medio Oriente.

A far da padrone sul dibattito, soprattutto all’interno della maggioranza è il discusso articolo sulle stepchild adoption, che ha letteralmente spaccato in due oltre che la compagine governativa e il PD stesso, anche l’intero paese. Recenti sondaggi affermano che circa il 54% della popolazione non vede positivamente l’adozione del figlio del partner; dati che non fanno altro che alimentare il fuoco del dibattito pubblico.

Ma ad oggi la questione principale è sapere se, per Renzi, ci sono i numeri per portare a casa il risultato. Sulla carta non ci dovrebbero essere problemi, ma l’unica preoccupazione del premier è il voto segreto. A capo degli oppositori c’è Alfano con il suo partito, seguito a ruota dalla fazione cattolica del PD. Una compagine cospicua ma che sta tentando fino all’ultimo di trovare una intesa per superare il famigerato articolo 5 del ddl Cirinnà, intesa che se non dovesse essere raggiunta provocherebbe una ulteriore spaccatura all’interno dei cattolici che voterebbero in ordine sparso.

Ad alimentare i dubbi nei giorni scorsi ci ha pensato Beppe Grillo che, per mettere in difficoltà il premier, ha dato libertà di coscienza al suo gruppo al Senato, mettendo in difficoltà tutto il PD che contava sull’appoggio pieno dei grillini. Paure presumibilmente ingiustificate anche perché è risaputo che il mondo dei 5 stelle si richiama spesso ad esperienze di sinistra e alla condivisione di alcune tematiche tra le quali le unioni civili.

Se comunque il Partito Democratico, nel bene o nel male, dovrebbe votare tendenzialmente compatto, ben diversa è, come accennato, la situazione del Centro cattolico che sostiene il Governo. Cesa (UDC) ha già annunciato che uscirà dal governo se dovesse passare l’adozione omosessuale, mentre Alfano prende tempo. A peggiorare la situazione c’è il rapporto con il proprio elettorato, per la maggior parte cattolico, che non vede di buon occhio la strategia adottata dal Ministro dell’Interno, troppo spesso piegato al volere del Premier. Il partito è per molti versi disgregato e il segnale arriva proprio dall’appoggio di Parisi a Milano e di Marchini a Roma o il PD a Varese. Insomma un momento molti difficile per NCD che se dovesse ancora una volta sostenere Renzi senza  condizioni, rischierebbe una concreta estinzione politica.

Il premier resta comunque fiducioso sull’esito positivo della legge. Lo scoglio del voto segreto non sembra preoccuparlo ma per evitare franchi tiratori inaspettati è pronto ad utilizzare il famigerato “canguro” per bypassare tutti gli emendamenti scomodi. Sarà una settimana decisiva; i risultati si vedranno votazione dopo votazione, ma a meno di colpi di scena, la strada sembra ormai già scritta.

©Futuro Europa®

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