La guerra all’ISIS e l’affare Litvinenko

La guerra all’ISIS va avanti con alti e bassi. È difficile evitare l’impressione che (nonostante tutto, le risoluzioni del CdS dell’Onu e le quotidiane prove della barbarie jihadisra nei territori occupati dall’ISIS) la guerra vada avanti in modo scoordinato e non abbastanza efficace, piagata dalle diffidenze reciproche e da contrapposizioni di interessi che paiono resistere alla ragione. Sulle differenze che oppongono Arabia Saudita e Iran, Stati Uniti e Russia, si è scritto tutto il possibile e non può nascondersi la sensazione di frustrata impotenza che esse provocano.

A tutto si è aggiunta la decisione inglese di chiamare direttamente in causa Putin per l’assassinio dell’ex spia Alexander Litvinenko. Per la verità, la Commissione d’inchiesta britannica ha concluso indicando la “probabilità” di un ordine diretto del Presidente russo, ma probabilità è in questo caso molto affine a certezza e il Premier britannico, Cameron, si è incaricato di renderlo chiaro. Da qui un’ulteriore crisi tra due membri non secondari della presunta “coalizione” che combatte (o dovrebbe combattere) l’ISIS. Intendiamoci, che dietro l’assassinio di Litvinenko (ucciso con una dose mortale di polonio e quindi in modo particolarmente atroce) ci siano i servizi segreti russi, credo che ci sia poco da dubitare. Che poi sia stato Putin ad autorizzare l’eliminazione di una persona scomoda, è indimostrabile, ma è quantomeno verosimile. Ma queste sono vicende purtroppo non inedite nelle attività clandestine delle maggiori potenze (e non solo loro). Davvero crediamo che la CIA, o l’MI6 britannico siano verginelle senza peccato?

L’affare Ltvinenko risale a qualche anno fa. Rispolverarlo ora con tanto clamore può significare solo la scelta deliberata di creare una crisi con Mosca. Non stupisce, venendo da David Cameron. Però quando capiremo tutti, una buona volta, che in questo momento la priorità assoluta è sconfiggere il gruppo terroristico che insanguina il M.O., la Libia, l’Europa e amplifica le sue minacce? Quando capiremo tutti che si può venirne a capo solo con uno stretto raccordo tra tutti quelli che si sono prefissi di combattere l’ISIS: USA, europei, Turchia, Iran, Arabia Saudita e anche, forse soprattutto, la Russia? E che non è il momento di lavare in pubblico i panni, sicuramente sporchi, che esistono tra noi?

©Futuro Europa®

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