Politici in TV

Settimana televisiva piena di scintille quella appena trascorsa. Sotto i riflettori Manovra di stabilità, compensi Rai e Amnistia. Temi caldi che sono stati commentati in quasi tutte le trasmissioni politiche, talk show e di approfondimento. Abbiamo scelto alcune tra le principali.

Show tra Fabio Fazio e il capogruppo PdL alla Camera, Renato Brunetta. Tutto nasce da una domanda sulle perdite di utili di Alitalia fatta da Fazio, al quale replica secco l’ex ministro: “Si dicono tante cose, anche dei suoi 5 milioni di euro di profitto…legittimo…in Rai”. Basta per un’escalation che fa impennare l’audience. “Io non ho nessun procedimento per frode fiscale e sono felice di restituire la metà in tasse alla collettività, inoltre faccio guadagnare la mia azienda”, replica Fazio. Il riferimento è ancora ad Alitalia. “Lei dovrebbe tutelare questa azienda”, dice ancora Fazio. “Le legge prevede che vengano resi pubblici i compensi di chi lavora in Rai”, ribatte Brunetta. Insomma, ce n’è per una chicca dei più alti share. Fazio è secco nel difendere la sua linea “difensiva”, dicendo che “’Che tempo che fa’ è interamente pagata dalla pubblicità” e che voleva parlare di Alitalia. Brunetta è imperturbabile nel continuare l’affondo sui compensi Rai che, poche ore dopo, porteranno alle critiche anche da parte di Beppe Grillo sul suo blog e di Codacons.

Nella trasmissione si carpisce, a mio avviso, il tentativo di deviare l’argomento del fallimento di Alitalia, in cui il Governo Berlusconi può essere portato direttamente in causa per il periodo in cui era in essere, con l’altro tema dei lauti compensi alla Rai. E’ ovvio che parliamo di due piani diversi: da una parte uno dei simboli dell’economia italiana che cola a picco, dall’altra gli ingaggi faraonici per i big Rai. Il dibattito resta aperto, ne appare però un Brunetta colto nel vivo per le domande come al solito garbate nei modi ma taglienti nei contenuti di Fazio e, lo stesso conduttore, stizzito perché vorrebbe che la Rai fosse tutelata e non attaccata.

Altra chicca della settimana è stata la puntata di “Porta a porta” del 14 ottobre, che ha avuto per protagonista Matteo Renzi. Hanno creato scalpore le sue dichiarazioni contrarie all’amnistia, proposta dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Renzi, intervistato all’inizio della sua campagna elettorale per le Primarie del PD (è la terza volta che concorre), partita da Bari, ha spiegato che “il presidente Napolitano ha il diritto-dovere di mandare messaggi al Parlamento. Nel messaggio sul sovraffollamento delle carceri lo ha fatto con 12 pagine. Questo problema non si risolve con la strada dell’indulto – ha continuato Renzi – questo atteggiamento è poco serio dal punto di vista educativo nei confronti dei giovani”. C’è chi ha criticato queste parole vedendoci un unico fine propagandistico: è da ricordare, come è stato rimarcato durante la trasmissione “Porta a porta” del 14 ottobre, che mezzo PD é andato contro questa posizione di Renzi. Per cui questo potrebbe anche destabilizzare il suo cammino alla guida del partito che, per il servizio TV, non è il primo obiettivo per Renzi che, in realtà, “punta diretto su Palazzo Chigi”.

Altra intervista significativa è stata quella del deputato PdL ed ex Governatore del Veneto, Giancarlo Galan, nella puntata del 16 ottobre di “La Telefonata”, condotta da Maurizio Belpietro su Canale5.

Galan ha commentato la Legge di Stabilità approvata da poche ore dal Consiglio dei Ministri. Pur ammettendo che la manovra, “miracolosamente”, non prevede nuove tasse, Galan ha criticato l’impostazione della vendita di immobili dello Stato per fare cassa: “Se devo fidarmi della vendita di immobili pubblici per ripianare il debito, posso dire che è quasi una presa in giro, se ne parla da 20 anni senza risultati”. Sul taglio del cuneo fiscale, previsto nella Manovra, Galan è categorico: “Sembra che non ci sia. E’ una manovrina da questo punto di vista, è ridicola nelle proporzioni: non modifica minimamente in positivo l’economia degli italiani”. Sulla strategia della Manovra, Galan è altrettanto secco: “Il Governo Letta ha la tendenza fortissima a imporre tasse invece di tagliare i costi pubblici”.

A Belpietro che lo definisce un “falco” nella vicenda della conferma della fiducia a Letta, Galan replica che “non si tratta di essere falco o colomba, qui stiamo assistendo a un assassinio politico”: il riferimento ovvio è al voto che, entro ottobre, si avrà sulla decadenza da senatore di Silvio Berlusconi. E che dovrebbe avere il sì convinto di PD e Movimento 5 Stelle.

Alla domanda più difficile, se può continuare il Governo Letta nel caso di pronunciamento contro il Cavaliere, Galan conferma la sua linea di “falco”: “Se Berlusconi verrà fatto decadere con il suo assassinio politico, risulterà difficilissimo governare con chi lo avrà ucciso”.

©Futuro Europa®

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