Muore il cinema italiano, Ettore Scola

Ettore Scola (Trevico, 10 maggio 1931 – Roma, 19 gennaio 2016) ci lascia all’età di 84 anni ed era un uomo che aveva ancora molte cose da dire, vitale fino in fondo e mai intellettualmente domo. Ricordiamolo come uno dei registi della migliore commedia all’italiana, erede di molte tematiche neorealiste che supera in un discorso filmico moderno e originale. Nasce come sceneggiatore di commedie e debutta alla regia con Se permette parliamo di donne (1964) interpretata da Vittorio Gassman, ma il suo tratto d’autore va ricercato nella commedia sociale che critica il costume e i difetti nazionali. Ne sono esempi film come Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Africa? (1968), Il commissario Pepe (1968) e Dramma della gelosia, tutti i particolari in cronaca (1969).

Tra i suoi migliori film va citato C’eravamo tanto amati (1974), opera soffusa di malinconica ironia, che – attraverso le vite incrociate di tre personaggi innamorati della stessa donna – racconta trent’anni di storia italiana, rappresenta il crollo delle ideologie e rende omaggio al cinema italiano. C’eravamo tanto amati va oltre la commedia all’italiana e compone un affresco mirabile che mette al centro il sentimento del tempo che passa analizzando i tanti ideali traditi.

Ettore Scola è un regista che difficilmente sbaglia un film e quando esce con una nuova opera ha sempre qualcosa da dire. Sono ottimi anche Brutti, sporchi e cattivi (1976), sgradevole e cinica operazione per presentare i problemi degli immigrati, La terrazza (1980), che segna la fine della commedia all’italiana, e Passione d’amore (1981), insolito film in costume per raccontare una storia di emarginazione. Il capolavoro di Ettore Scola resta Una giornata particolare (1977), una superba interpretazione di Marcello Mastroianni e Sophia Loren in un dramma psicologico consumato durante un breve incontro nel giorno della visita di Hitler a Roma.

Sono interessanti alcuni film successivi sulla realtà italiana come Maccheroni (1985), amara riflessione sull’amicizia, La famiglia (1987), racconto di ottant’anni di storia privata, Che ora è (1989), sulla difficoltà di comunicare tra padre e figlio, e Mario, Maria e Mario (1993), storia pubblica e privata ai tempi della fine del partito comunista. Tra i lavori più recenti va citato La cena (1998), pellicola girata in un’unità di tempo e di luogo per raccontare diverse esistenze prese a simbolo della realtà contemporanea. Gente di Roma (2003) è il suo ultimo film, girato in digitale, ma non è all’altezza di tanti lavori precedenti, anche se si sforza di raccontare la società multietnica. Ricordiamo il documentario dedicato a Federico Fellini Che strano chiamarsi Federico (2013) e Un drago a forma di nuvole, un fumetto tratto da una sceneggiatura mai realizzata per il cinema, uscita su carta grazie alla matita di Ivo Milazzo.

Ettore Scola si ricorda come regista impegnato, animato da una sincera coscienza civile che realizza cinema da metabolizzare e riflettere per comprendere la nostra storia. Non sappiamo ancora bene quanto ci mancherà.

©Futuro Europa®

[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]

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