Una buona notizia

In attesa di centrare gli obiettivi della spending review sui conti dello Stato, che consenta di recuperare in competitività e ad abbattere gli sprechi e recuperare risorse finanziarie, la buona notizia è l’intesa fra Governo e Regioni sulla programmazione del ciclo dei Fondi Strutturali europei per il 2014-2020, accordo che sarà sottoposto a breve all’approvazione della Conferenza delle Regioni e del Governo.

La capacità di governance e coordinamento del Ministro Trigilia ottiene consenso e riconoscimento per un’ottima impostazione del lavoro del Ministero della Coesione Territoriale. La mission del ministero è del resto quella di incrementare le opportunità di sviluppo (crescita e inclusione sociale) dei cittadini, indipendentemente dal luogo in cui vivono. Obiettivo perseguito promuovendo quantità e qualità dei servizi pubblici fondamentali in modo che tengano in adeguato conto le specifiche esigenze e le caratteristiche dei diversi territori.

Ora bisognerà dar seguito, in modo operativo, al piccante invito della direzione generale Affari regionali della Commissione europea, che qualche settimana fa, invitò il nostro Paese a tener fuori la politica dalla gestione dei fondi comunitari. Non con regole e processi oscuri, ma con una policy efficace che riesca a coordinare e promuovere l’utilizzo dei fondi comunitari per implementare una politica industriale che persegua un reale sviluppo economico. E non poteva non esserci una risposta politica per l’istituzione della nuova Agenzia per la coesione territoriale che gestirà il coordinamento dei nuovi fondi europei del programma 2014-2020. E’ corretto che sia la Politica a dare la risposta, ed è corretto che competenze specialistiche e dotate di una grande visione economico finanziaria, siano chiamate ad operare per rendere possibile un utilizzo produttivo e di lungo periodo dei fondi europei: non una politica mediocre, ingolfata da interessi particolari, che non sarebbe neanche capace di gestire un compito così arduo.

La “parte” che necessita di un uso etico e razionale di quei fondi, è il Paese nel suo insieme. Abbiamo un tremendo bisogno di quei fondi, che da anni ormai, non sono più una spesa per investimenti di carattere aggiuntivo, ma hanno assunto la forma di fondi per investimenti ordinari. Risposta efficace, quindi, quella dell’istituzione dell’agenzia di coordinamento nazionale per consentire una gestione corretta e responsabile delle attività, un coordinamento che consenta di fare una azione di sistema per portare crescita economica e nuovi posti di lavoro. Con le nuove regole varate dall’Unione Europea, i fondi europei di finanziamento allo sviluppo saranno strutturati a partire da accordi di partenariato pubblico-privato.

Una condivisione operativa di strategie e obiettivi fra Bruxelles e i singoli Stati, insieme a tutti gli stakeholder coinvolti. Ognuno degli stati dell’UE dovrà progettare una politica industriale coordinata per l’utilizzo dei piani di investimento e per consentire un’adeguata gestione degli obiettivi di spesa. L’orientamento di fondo al quale devono ispirarsi gli investimenti si basa sul raggiungimento dei target fissati dalla strategia Europa 2020 e contempla obiettivi sistemici: ricerca, sviluppo e innovazione; sistemi e tecnologie dell’informazione; competitività delle pmi; sviluppo sostenibile in tutte le sue declinazioni; infrastrutture e mobilità; inclusione sociale; istruzione, formazione permanente e burocrazia efficiente.

Siamo certi che questa buona notizia sarà accompagnata, in un non lontano futuro, da altre buone notizie in merito all’uso razionale e produttivo dei fondi. Sapremo che il nostro Paese sarà diventato fra quelli più virtuosi nella programmazione e nella definizione delle strategie di sviluppo e di spesa per investimenti. Ci accorgeremo che anche le burocrazie regionali avranno imparato a fare la loro parte, abbandonando interessi particolari e inefficienze burocratiche. Perché molti saranno gli attori che vorranno partecipare a questa operazione con responsabilità, competenza e integrità, e che si rendono conto che lasciare sul piatto più di 16 miliardi di euro, significa continuare ad avere una bassissima consapevolezza della gravità della situazione italiana.

©Futuro Europa®

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