Un Centro di gravità permanente

Cerco un centro di gravità permanente, cantava il signor Battiato che non voleva più cambiare idea sulle cose e sulla gente. Oggi come allora sarebbe in buona compagnia considerati quanti, negli ultimi sei mesi, hanno alzato il tiro invocando un cambio radicale di prospettiva rispetto alla usuale competizione centrodestra-centrosinistra.

In realtà è ormai chiaro a tutti che le prove generali si tengono da molto più di sei mesi, ovvero almeno due anni. Al professor Monti hanno messo due belle ali (di cera) per testare l’assetto definitivo e, addirittura alla amministrative per Roma Capitale, l’ingegner Marchini non ha resistito all’innegabile fascino dell’equidistanza nel segno della discontinuità.

Risultati a parte (che però un certo valore lo dovrebbero avere), interessante è il dibattito che sta nascendo, quasi spontaneamente, in contrapposizione ad una maturità politica in disarmo che esprime posizioni sempre più radicali, impulsive e indeterminate. Questo da solo non può certamente rappresentare un’esigenza del paese, ma di una sua parte sicuramente sì. Oltretutto gli ultimissimi avvenimenti hanno forzato talmente tanto il sistema politico italiano che, all’interno di un più ampio quadro di analisi della crisi della politica nel nostro paese, il confronto può sortire effetti positivi.

I rischi sono tanti, primo fra tutti un colpo di mano di ispirazione restauratrice. Oltremodo svilente sarebbe la ricerca unilaterale di interlocutori (solo nel centrodestra). Dare nomi e cognomi in questa fase lo trovo precoce (anche se siamo amanti delle riffe). Comunicare valori, propositi e idee, rivoluzionario. In ballo c’è talmente tanto che nessuno apre le danze. Però la musica è partita.

©Futuro Europa®

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4 Commenti per "Un Centro di gravità permanente"

  1. Una posizione politica di centro ben equilibrata, laica, democratica e pragmatica soprattutto, credo possa rappresentare un buon posizionamento per far fronte ad una fase di instabilità sociale ed economica.
    Viviamo nel sistema capitalista e dobbiamo imparare a governarlo, soprattutto ora che sta diventando davvero irrequieto.

    • Buongiorno,
      vorrei fissare alcuni punti dei quali mi sembra non si discuta molto:
      1. non mi sembra che nessuno partito o movimento proponga un progetto di profonda riforma strutturale dell’esistente;
      2. al contario, l’obiettivo sembra esclusivamente quello del ricambio generazionale che, da solo, non porta alcun vero cambiamento
      3. d’altr;a parte, senza ricambio generazionale il progetto di profonda riforma dell’esistente rimane scritto sulla carta, una cattedrale nel deserto senza fedeli e senza sacerdote ad officiare la messa;
      4. in sintesi: soltanto se un progetto di profonda riforma dell’esistente è unito ad uno strutturato ricambio generazionale, è possibile effettivamente gettare le basi per un autentico cambiamento epocale.

      La Società Geografica italiana ha affidato all’Associazione culturale “Identità Comune” che rappresento il compito di presentare un progetto di riorganizzazione degli enti subregionali, con particolare focus sul Piemonte. Il lavoro è stato presentato al tavolo tecnico del Ministero degli Affari regionali a settembre.
      Siamo interessati a discuterne per informare i cittadini e le imprese di quello che sta succedendo.

      Saluti,
      Tomas Carini
      Segretario Ass. Culturale “identità Comune”

  2. “Bisogna che i quadri del partito siano formati dagli uomini più attivi, più idealisti, più atti a comprendere e interpretare gli interessi collettivi…perché ogni sforzo sia rivolto soprattutto verso le classi più misere e deboli…il Congresso riconosce e invoca l’azione di tutte le forze spirituali, culturali e nazionali che operano per illuminare la coscienza morale del popolo, per rendere fecondi i valori cristiani della nostra storia…impiego e occupazione”. Alcide De Gasperi

  3. Negli ultimi mesi ritorno molto spesso su Jhon Stuart Mill, il cui pensiero liberale non era scisso da una profonda attenzione per le condizioni dei più deboli.
    Forse i quadri e dirigenti politici dovrebbero rimetter man, e testa, sui classici del pensiero politico.

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