Abusi edilizi a Siracusa, città UNESCO

La Procura della Repubblica di Siracusa ha aperto un’inchiesta in merito agli interessi speculativi, nel dettaglio la realizzazione di 71 villette, un centro commerciale e un centro turistico-ricettivo, e viabilità annessa, in un’area Patrimonio UNESCO per valori archeologici e paesaggistici sin dal 2005. Gli imprenditori edili sono i Frontino (AM Group) e lo svizzero di origini piemontesi Emanuele Di Grésy, amministratore di Elemata SRL, che voleva costruire un hotel di lusso della catena Four Seasons.

Queste strutture sarebbero dovute sorgere sulla Balza Acradina, zona caratterizzata da ipogei sepolcrali, naturali o scavati nella roccia, di epoca sicula, greca, romana e bizantina, sull’Altopiano dell’Epipoli, immediatamente sottostante le Mura Dionigiane, culminanti nel Castello Eurialo. Le antiche fortificazioni artuse, edificate dal tiranno Dionisio I nel V sec. a.C., costituivano un apparato difensivo classico addirittura più esteso del sistema murario di Atene e delle Mura Aureliane di Roma. Le cosiddette Mura Dionigiane, assieme alle Latomie, tracciano ancora oggi i confini settentrionali della città moderna, dopo aver tenuto egregiamente a bada i Cartaginesi oltre duemila anni fa. L’abitato non era ancora arrivato ad attentare la piana circostante il maestoso complesso.

Tra i privati proprietari delle aree interessate e il Comune, vennero stipulate due convenzioni urbanistiche mediante le quali i primi cedevano al secondo vasti appezzamenti di terreno da destinare a parco e servizi, in cambio di cospicua possibilità edificatoria sui terreni rimasti in proprietà privata. Il Piano Regolatore approvato nel 2007 con il consenso dell’allora soprintendente ai Beni Culturali Mariella Muti, non ha recepito i vincoli archeologici, prevedendo la possibilità di edificare con enormi indici di cubatura.

La costruzione è stata negata dalla soprintendente Concetta Ciurcina, imponendo un livello di tutela 3 sull’area in cui, invece, il Comune aveva previsto l’edificabilità. La cosa pubblica siracusana è accesa terra di latitanza, e intimidazione operata dalla stessa Amministrazione contro i suoi dirigenti, rei solo di volere tutelare il territorio, con tanto di fascicolo “Mafia Capitale” aperto dalla Procura della Repubblica di Siracusa, su cui tuttavia non ci concentreremo.

Il sito, in ogni caso, dal 1959 è interessato da un vincolo archeologico che ammette la sola destinazione agricola, mentre dal 1989 è sottoposto a vincolo come area di interesse archeologico (art.1 lettera m della legge Galasso), e, ancora, dall’aprile del 1999, risulta compreso all’interno della perimetrazione del vincolo paesaggistico imposto dalla Commissione provinciale Bellezze Naturali denominato “Mura Dionigiane”.

Nel febbraio del 2012, è stato adottato dalla Regione il Piano Paesaggistico di Siracusa che, per le aree interessate, ha previsto la massima tutela, ossia l’inedificabilità assoluta. In accordo con il PP (Piano Paesaggistico), l’area è stata dichiarata riserva naturale lo scorso 18 luglio, preservando il litorale costiero compreso dai 150 ai 300 metri dal mare, in particolare la costa sud tra Siracusa e Cassibile – già devastata in passato da una selvaggia cementificazione a ridosso della costa -, e ancora le zone agricole di pregio e i centri storici riconosciuti come palinsesto di civiltà millenarie.

Nel luglio 2014 l’area è stata inserita nel “Piano Regionale dei Parchi e delle Riserve Naturali” (di cui all’art. 5 della L.r. 98/81), come Riserva Naturale Orientata “Capo Murro di Porco e Penisola della Maddalena” (alias Riserva della Pillirina). La situazione è delicata, perché gli strumenti di tutela del territorio sono ancora in fase d’avvio, o deboli come il Parco Archeologico della Neapolis.

I privati insoddisfatti hanno fatto ricorso al TAR, che ha dato ragione alla Soprintendenza. Quindi, gli stessi privati si sono appellati al Consiglio di Giustizia Amministrativa, cui hanno anche richiesto un risarcimento di 240milioni di euro per il fallito investimento immobiliare. Il CGA ha così disposto perizia tecnica per accertare la possibile risoluzione delle convenzioni con gli eventuali danni economici per il diniego della Soprintendenza.

La nullità delle convenzioni urbanistiche da cui i privati derivano oggi le loro pretese, è evidente.  Difatti, il privato sostiene l’argomentazione della lacuna normativa “tra la pubblicazione della suddetta Proposta del 1999 e la pubblicazione del Piano Paesaggistico del 2012, sono trascorsi quasi 13 anni”. Questo il quadro con cui dovrà confrontarsi il nuovo assessore ai Beni Culturali della Sicilia, il quinto in tre anni, Carlo Vermiglio, vicepresidente del Consiglio Nazionale Forense,  l’ennesimo messinese che Rosario Crocetta ha appena arruolato. Intanto, s’attende l’udienza fissata per il prossimo 16 dicembre.

©Futuro Europa®

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