Muri

La storia si ripete, l’umanità non impara dai suoi stessi errori. E il “muro” è sicuramente un’espressione di una serie di grandi fallimenti. Penso al muro più famoso di tutti, il Muro di Berlino. La città, quasi interamente distrutta durante la Seconda guerra mondiale, nel 1949 fu divisa in due: Berlino Est, controllata dall’Unione Sovietica e Berlino Ovest controllata da Stati Uniti, Regno Unito e Francia. Inizialmente, i cittadini di Berlino potevano circolare liberamente tra i settori, ma con lo sviluppo della Guerra Fredda, i movimenti vennero limitati.

Tanti passarono a Ovest in cerca di lavoro e maggior fortuna, circa 2,5 milioni di tedeschi dell’Est passarono ad Ovest tra il 1949 e il 1961. Per fermare l’emigrazione, tra il 12 e il 13 agosto 1961 iniziò la costruzione di un muro. All’inizio fu solo filo spinato, ma già il 15 agosto di quell’anno iniziarono ad essere usati elementi prefabbricati di cemento e pietra. La Germania Est sostenne che si trattava di un muro di “protezione antifascista” (perché quando non si sa cosa dire si usa spesso questo termine) inteso a evitare un’aggressione dall’Ovest. Infatti, l’Unione Sovietica temeva in una fuga in massa di professionisti specializzati dell’Est, che si spostavano all’Ovest in cerca di lavoro.

La costruzione del muro fu un disastro per la DDR e divenne un simbolo chiave per ciò che le potenze occidentali vedevano come una “tirannia comunista”, perché anche questo termine veniva molto usato quando non si sapeva cosa dire, specialmente dopo le uccisioni di tanti fuggitivi sotto gli occhi dei media. Nel centro della città ci sono tante croci a ricordare uomini e donne in fuga, morti sotto i colpi di loro connazionali, un vero monumento a Caino.

Adesso i muri ritornano in auge; ne hanno costruito uno tra Ungheria e Croazia per impedire ai migranti di passare; ma la spiegazione ufficiale è che Budapest vuole proteggere i confini dell’Unione Europea. Grande sconfitta quest’ultima, esplosa sotto il peso della sua staticità. Andando più verso oriente le cose non cambiano; nei territori cosiddetti occupati – ma a me piace dire in Palestina – ce ne sono diversi di muri che umiliano la vita quotidiana di tutti e altri sono stati decisi dalle autorità israeliane dopo i recenti fatti di sangue.

Ma questi muri non tengono fuori la stupidità né salvano le genti giuste dalle decisioni di pazzi sanguinari. I muri non servono a nulla, lo ha dimostrato la storia, ma si continua a costruirli; perché servono sicuramente a una cosa, servono a incorniciare la follia e la prepotenza facendoli diventare simboli della grande battaglia persa dell’umanità.

©Futuro Europa®

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