Italia delle Regioni

Le Regioni hanno espresso il proprio parere sul Ddl di conversione in legge del Disegno di Legge che prevede disposizioni urgenti in materia di enti territoriali. Il DL in esame presenta alcuni profili di criticità sia nel merito dei contenuti sia nell’assenza di alcuni emendamenti richiesti più volte dalle Regioni e illustrati e condivisi dal Governo in sede di Conferenza Stato Regioni.

Nel documento che contiene il parere e che è stato consegnato al Governo, la Conferenza delle Regioni segnala soprattutto problematiche relative agli investimenti e ai servizi per l’impiego. In particolare, in materia di investimenti le regioni sottolineano che “non è stato recepito l’emendamento per esclusione degli investimenti dal pareggio di bilancio in competenza per Regioni che hanno rispettato i tempi di pagamento verso fornitori”. In merito ai “servizi per l’impiego” (articolo 15) “le regioni hanno più volte ricordato, come del resto anche la Corte dei Conti, come i pesanti tagli agli enti locali mettano a rischio l’attuazione della legge 56/2014 “Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni” e “l’articolo 15 del DL 78/2015 complica il quadro normativo, infatti, a fronte di costi per il funzionamento dei “Centri per l’impiego” di circa 210 milioni di euro, il decreto finanzia solo 70 milioni. Manca quindi la copertura finanziaria. La norma così formulata è incostituzionale e determina disavanzi nei bilanci regionali”.

Scorriamo insieme i punti salienti del parere espresso dalla Conferenza delle Regioni.  Il provvedimento in esame si inserisce in un quadro di finanza pubblica in cui le Regioni e le province autonome sono state chiamate a partecipare pesantemente al miglioramento dei saldi delle grandezze macroeconomiche.

Si ricorda che la legge di stabilità 2015 ha richiesto un contributo alla Regioni e province autonome di circa 4 miliardi a decorrere dal 2015 che incide sulla spesa primaria per circa il 5% a fronte di un target di risparmio, dichiarato nelle intenzioni del DDL stabilità 2015, di circa il 3% per ogni comparto della PA.

Gli effetti cumulati delle manovre che si sono susseguite portano il contributo delle Regioni e province autonome alla finanza pubblica, dal solo 2012, a circa 7,8 miliardi a cui si aggiunge la perdita di entrata derivante dal minor gettito da manovra IRAP nazionale per circa 450 milioni (RSO) e il “valore” della manovra dell’applicazione delle norme sul “pareggio di bilancio” che vale per le regioni a statuto ordinario circa2,8 miliardi.

Il sistema delle Regioni rispetterà l’equilibrio di bilancio oltre a contribuire al risanamento dei conti pubblici. L’introduzione del principio del pareggio di bilancio comporta il divieto di indebitamento per il finanziamento degli investimenti già a decorre da quest’anno oltre che preoccupanti difficoltà per la chiusura del ciclo di programmazione 2007-2013 dei fondi comunitari poiché nell’ultimo anno di rendicontazione (il 2015) si concentra una massa notevole di pagamenti i cui rimborsi da parte della UE, per gran parte, avverranno nell’esercizio successivo.

Il DL in esame presenta alcuni profili di criticità sia nel merito dei contenuti sia nell’assenza di alcuni emendamenti richiesti più volte dalle Regioni e illustrati e condivisi dal Governo in sede di Conferenza Stato Regioni. In particolare, in materia di:

Investimenti: non è stato recepito l’emendamento per esclusione degli investimenti dal pareggio di bilancio in competenza per Regioni che hanno rispettato i tempi di pagamento verso fornitori. Si ricorda che le Regioni sono l’unico comparto della PA che da quest’anno applica le norme del pareggio di bilancio che diventeranno obbligatorie per tutte le PA dal primo gennaio 2016. Questa anticipazione normativa al 2015 costituisce di fatto una sorta di sperimentazione delle norme più stringenti che entreranno in vigore dall’anno prossimo.

Attualmente la disciplina impedisce sostanzialmente l’attivazione degli investimenti e introduce serie difficoltà per il proseguimento di quelli in essere. In considerazione del fatto che l’art. 21 della Legge del 24 dicembre 2012, n. 243 stabilisce nuove disposizioni per la finanza degli enti territoriali e quindi anche delle Regioni, entra in vigore a decorrere 1° gennaio 2016, si ritiene coerente con la normativa a legislazione vigente la possibilità dell’esclusione per il 2015 dal “pareggio di bilancio” degli impegni in conto capitale per gli investimenti effettuati per le Regioni che hanno pagato nei tempi previsti dalla legislazione vigente. Le predette Regioni, infatti, dimostrano nei fatti una capacità di programmazione delle spese e dei flussi di cassa che permette i pagamenti nei tempi previsti dalla normativa. Le Regioni invitano il Governo in ogni caso aprire una riflessione sulle implicazioni future dell’applicazione delle norme della legge 243/2012 a partire dal 2016 in materia disinvestimenti, al fine di impedire al Paese, in una fase così delicata della situazione economica, di trovarsi in una situazione di inammissibilità di ogni tipo di investimento.

Servizi per l’impiego (articolo 15): le regioni hanno più volte ricordato, come del resto anche la Corte dei Conti, come i pesanti tagli agli enti locali mettano a rischio l’attuazione della legge 56/2014 «Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni. Le Regioni ritengono indispensabile un’Intesa forte su questa materia che prefiguri, a regime, in un quadro di livelli essenziali di prestazioni un ruolo attivo delle Regioni. Le politiche attive del lavoro si costruiscono sui territori e sono strettamente correlate, sia nell’attuale contesto istituzionale che a riforme attuate, con la formazione professionale e lo sviluppo economico.

Cofinanziamento nazionale ai fondi strutturali dell’Unione Europea: è esteso l’utilizzo a comuni e città metropolitane delle risorse pari a 700 milioni che la legge di stabilità metteva a disposizione delle regioni. Tale norma a favore degli enti locali mette in difficoltà nuovamente le regioni nell’anno finale delle rendicontazioni 2007 – 2013 a fronte delle crescenti preoccupazioni sull’impiego dei fondi strutturali, aggravando ulteriormente il peso della manovra della legge di stabilità sul 2015 sugli equilibri di bilancio.

Le Regioni hanno espresso parere favorevole al decreto legge condizionato all’approvazione degli emendamenti allegati che mirano a promuovere lo sviluppo (sbloccare gli investimenti coniugando le necessità dei conti pubblici con le nuove regole del pareggio di bilancio), risolvere alcune questioni tecniche dell’applicazione delle nuove regole del pareggio di bilancio con le regole del D.lgs 118/2011 riguardante l’armonizzazione dei sistemi contabili entrato in vigore per tutte le amministrazioni territoriali da quest’anno, favorire l’utilizzo delle risorse dei fondi comunitari nell’anno di chiusura della programmazione 2007-2013, favorire l’utilizzo delle risorse delle anticipazioni di liquidità.

©Futuro Europa®

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