Vaticano, la riforma dei media

La salita di Papa Francesco al soglio di Pietro ha segnato, indubbiamente, una rivoluzione nella Chiesa. Rivoluzione sistemica di tutti i “processi” che caratterizzano il governo del Vaticano. Già nel corso della Conferenza Stampa del luglio dello scorso anno per la presentazione del “Nuovo quadro economico della Santa Sede” furono annunciate importanti iniziative, per migliorare la gestione economica e amministrativa della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano. Cambiamenti avviati dalla Segreteria per l’Economia, per affrontare in modo risolutivo le debolezze individuate e, contemporaneamente, per creare i presupposti di realizzazione di una nuova piattaforma, per la soluzione delle problematiche e migliorare gli aspetti organizzativi-gestionali. Lo scopo è di adeguare i media del Vaticano alle nuove tendenze di consumo, migliorandone il coordinamento e di raggiungere progressivamente e sensibilmente considerevoli risparmi finanziari.

In Vaticano affidarono a McKinsey & Company, qualche tempo fa, l’incarico di fornire una consulenza che contribuisse allo sviluppo, in collaborazione con i responsabili dei settori interessati, di un piano integrato per rendere l’organizzazione dei mezzi di comunicazione della Santa Sede più funzionale, efficace e moderna. Questo di Mckinsey fu solo uno degli incarichi affidati, nel primo anno del suo Pontificato da Bergoglio, per realizzare la Riforma della Curia romana da lui vista come un qualcosa di imprescindibile nel suo modo di concepire e condurre il Governo della Chiesa. Riforme che hanno visto il consenso e il sostegno, al di là dell’approvazione di Papa Francesco, del Consiglio per l’Economia, del Consiglio dei Cardinali, e che stanno interessando numerosi settori: dall’APSA al Fondo pensioni, dallo IOR ai Media Vaticani. Questioni che devono essere affrontate con urgenza e in tempi rapidi, nel rispetto delle raccomandazioni del Pontefice.

La riforma dei Media Vaticani, pur nel rispetto della tradizione che vuole le fusioni e le ristrutturazioni aziendali tra i processi organizzativi più difficili da affrontare, che tendono a generare la duplicazioni di funzioni, evidenziando l’incompatibilità tra i sistemi informativi e le procedure delle realtà organizzative che si sono fuse, con l’avvento di Papa Francesco è stata qualcosa di inevitabile e proveniente, senza dubbio, anche, dal suo modo di comunicare: non più unidirezionale, come nel passato, ma dialogico. Attento come sempre si mostra il Pontefice a cogliere e recepire istantaneamente tutti gli stimoli che gli provengono dalla realtà circostante e che, potenzialmente, si dimostrano più idonei a diffondere la parole del Vangelo, rendendole di più immediata ricezione. Come dice Monsignor Dario Edoardo Viganò, Direttore del Centro Televisivo Vaticano, lo strumento principale con cui il Pontefice trasmette il suo messaggio è la verità e la grande semplicità delle sue parole e dei suoi gesti. Non si tratta mai parole “gridate”, ma di grande “densità testimoniale”, ogni parola ha il “peso della sua vita”. A ciò si aggiunge il fatto che Papa Francesco vuole “svelare non una novità, ma il cuore stesso dell’essere Chiesa, ovvero la misericordia”. Il messaggio del Pontefice è talmente immediato che produce un paradosso: la sua autorevolezza ne risulta accresciuta e potenziata proprio perché la distanza è abolita. E, in questo senso, è evidente come i mezzi di comunicazione sociale, con la loro immediatezza, siano visti come gli strumenti principe per la “nuova evangelizzazione” a cui stiamo assistendo.

Nel suo “Motu Proprio”, di pochi giorni fa, Papa Francesco non poteva ignorare le nuove tecnologie e l’utilizzo degli strumenti del digitale e dei social media, che in quanto “mezzo” sono privi di valenze positive o negative, ma che, indubbiamente, agevolano la creazione di un rapporto più vicino e diretto e il loro influsso nella vita di ciascuno deriva dal “modo” in cui li si utilizza e non da una “valenza” che posseggono in sé. E’ con questa valenza di “strumento” che sono utilizzati dalla Chiesa di Roma. La “rete”, per il Pontefice consente di “offrire maggiori possibilità di incontro e di solidarietà tra tutti e questa è una cosa buona, è un dono di Dio”. “I media – continua – possono aiutare a farci sentire più prossimi gli uni agli altri”, “…comunicare bene ci aiuta ad essere più vicini e più uniti”, pur riconoscendo che esistono aspetti problematici: la velocità dell’informazione che supera la nostra capacità di riflessione e di giudizio e non permette un’espressione di sé misurata e corretta”.

Il Pontefice istituendo la nuova Segreteria della Comunicazione del Vaticano ha voluto creare un organismo che consentisse di razionalizzare le strutture di comunicazione, ma non solo, anche di coordinamento nella destinazione delle risorse. E questo è quanto ribadisce Francesco nel Motu Proprio: “…l’attuale contesto comunicativo caratterizzato dalla presenza e dallo sviluppo dei media digitali, dai fattori della convergenza e dell’interattività richiede un sistema informativo della Santa Sede e impegna a una riorganizzazione che valorizzando quanto nella storia si è sviluppato all’interno dell’assetto della comunicazione della Sede Apostolica proceda decisamente verso una integrazione e gestione unitaria”. Nel nuovo “Organismo” che risponderà direttamente al Papa ed agirà in raccordo alla Segreteria di Stato, riconfluiranno il Consiglio per le Comunicazioni, presieduto da Mons. Celli, la Sala Stampa, Internet, Radio Vaticana, diretta da Padre Federico Lombardi, che è anche alla guida della Sala Stampa, Il Centro Televisivo, guidato dal nuovo Prefetto Dario Edoardo Viganò, l’Osservatore Romano, la Tipografia, il Servizio Fotografico e la Libreria editrice (Lev). Come segretario di Viganò è stato indicato Ruiz, che si occupa di Internet, inoltre collaboreranno: Paolo Nusiner (dg di Avvenire) e Giacomo Ghisani di Radio Vaticana e CTV.

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