Italicum, voto in apnea

E’ una questione di fiducia. Il Governo ne ottiene tre e si prepara alla votazione finale di oggi. L’Italicum, quindi, prosegue il suo percorso verso l’approvazione, nonostante la spaccatura interna al Pd: in 38 non hanno votato la fiducia alla nuova legge elettorale. Contrarie anche le opposizioni, Forza Italia e M5S su tutti, che non hanno preso parte alla votazione. “Ancora non è finita, fino a che non si chiuderà aspettiamo prima di fare un bilancio”, ha detto il premier Matteo Renzi al Tg2 sabato scorso. “La legge elettorale diventa un simbolo: per anni la classe politica è stata inconcludente. Se le cose vanno come spero, allora possiamo dire che abbiamo girato una pagina di una rilevanza pazzesca”.

L’ultimo passaggio alla Camera, comunque, non dovrebbe creare particolari problemi al Governo. Tra i fedelissimi di Renzi c’è un moderato ottimismo, nonostante la possibilità dell’eventuale scrutinio segreto. Oltre ai 38 dissidenti dem, si potrebbe aggiungere anche qualche altro deputato della minoranza, ma è difficile pensare ad un numero che possa far scendere l’asticella sotto i 316 voti, ovvero la maggioranza che serve all’esecutivo per non andare sotto a Montecitorio. Anche perché uno scrutinio segreto potrebbe far votare a favore qualche deputato dell’opposizione che, evidentemente, ha nostalgia dei tempi del Nazareno. Il voto segreto, tutto sommato, potrebbe rivelarsi un boomerang per Forza Italia piuttosto che un problema per il Governo.

Una Camera per volta. Se l’Italicum passasse la prova di Montecitorio, il premier dovrà fare bene i conti al Senato. Qui i numeri sono più risicati e la minoranza del Partito democratico diventa determinante. Ma per la prova di Palazzo Madama c’è tempo. Prima il Governo deve far fronte alla pronuncia della Corte Costituzionale sulla rivalutazione delle pensioni. L’impatto sui conti pubblici, stimato dall’Avvocatura dello Stato, sarebbe di circa 1,8 miliardi per il 2012 e circa 3 miliardi per il 2013, per un totale di 5 miliardi di euro. “Stiamo verificando l’impatto che la sentenza della Consulta può avere sui conti pubblici, non sarà facile ma non siamo molto preoccupati”, hanno commentato a caldo da Palazzo Chigi. Parole di circostanza, certo, anche perché questa sentenza arriva come un fulmine a ciel sereno, proprio quando il Governo stava per affrontare il tema pressione fiscale.

Tutto più difficile ora, anche per Renzi che resta, comunque, fiducioso: “Dobbiamo tagliare nella pubblica amministrazione per poi tagliare le tasse. E’ una cosa su cui dobbiamo lavorare seriamente”. Meglio se con la nuova legge elettorale in tasca perché sarebbe un punto a favore del Governo che, così, ne uscirebbe rafforzato per discutere tutte le altre priorità, a partire dalla riduzione della pressione fiscale. Ma senza dimenticare la disoccupazione che, intanto, continua a crescere.

©Futuro Europa®

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