Cuba, work in progress

L’Avana – In questi giorni è a Cuba il Governatore dello Stato di New York Andrew Cuomo. È stato ricevuto dal vicepremier Bermudez e hanno avuto molto da dialogare; al seguito di Andrew c’era una folta rappresentanza di impresari americani del suo Stato. Ricordiamoci che ancora c’è l’embargo, il Bloqueo, ma questo non finirà a causa di un gesto magnanimo del Congresso degli Stati Uniti, finirà perché lo farà terminare il business. Sono centinaia gli americani sull’isola, ansiosi di gettarsi sull’osso. È chiaro che Cuomo si spenda per il dialogo: quello dei dollaroni.

La cosa più deprimente è stata vedere questi sciacalli su van con vetri oscurati accedere con velocità folli sui viali e sul Malecon, dove i cubani al massimo vanno a 80 all’ora. Mi sono incontrata con loro e ho avuto pena dei sudatissimi poliziotti cubani intenti a fermare ignari pedoni o automobilisti. Ma questo è solo l’inizio. Purtroppo.
Sono stati firmati accordi importanti nel campo della Sanità, specie nella lotta di alcuni tipi di tumori. La tecnologia americana sarà al fianco della grande conoscenza medica dei cubani. Perché una delle imprese americane di alta tecnologia utilizzerà uno speciale software proprio nel settore sanitario. A parte poi tanti altri bei business. Al momento si comincia così, con i buoni propositi. Speriamo che questo inizio mantenga nel tempo le sue peculiarità.

Certo, Cuomo è venuto anche per sottolineare che loro, i democratici, sono un passo avanti, la loro candidata è Hillary che si batterà contro un repubblicano di origine cubana, Marco Rubio. Che dire, un viaggetto a Cuba ci stava tutto. Vincerà il migliore? Chissà.

Certo è che le cose stanno cambiando in fretta. Ma io conto anche sulla tendenza cubana di riconoscere al tempo la sua grande importanza. E al fatto che Fidel è sempre sul pezzo.

©Futuro Europa®

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