Nuovo modello ISEE, come cambia dal 2015

Come già annunciato nelle scorse settimane, l’anno prossimo porterà importanti novità in materia Isee (Indicatore situazione economica equivalente), lo strumento che dal 1998, anno della sua introduzione, viene utilizzato per valutare la situazione economica dei nuclei familiari e regolare di conseguenza l’accesso alle prestazioni (in moneta e in servizi) sociali e sociosanitarie erogate. Scopriamo insieme le principali modifiche che entreranno in vigore a partire dal 1 gennaio 2015.

Prima di addentrarci nelle modifiche che vedranno la luce con l’arrivo dell’anno nuovo, ricordiamo a tutti che l’Isee è dato dal reddito di tutti i componenti cui va aggiunto il patrimonio totale valorizzato al 20%. Il risultato derivante da questa operazione va poi rapportato a una scala di equivalenza, che tiene in considerazione il numero dei componenti e le loro caratteristiche, come ad esempio la presenza di più di due figli a carico o di un solo genitore.

La riforma dell’Isee si spiega con la necessità di rendere più corretta la misurazione della condizione economica delle famiglie e, quindi, garantire una maggiore equità nell’accesso alle prestazioni. In tal prospettiva il nuovo indicatore è stato perfezionato per includere nel calcolo somme che prima di oggi erano considerate fiscalmente esenti e ridurre la componente dell’autodichiarazione attraverso l’introduzione di criteri più rigorosi. Le modifiche vanno inoltre in contro alle famiglie con carichi particolarmente gravosi, come quelle numerose (con tre o più figli) e quelle con persone con disabilità.

In particolare, dal 2015 sarà l’INPS a certificare la veridicità dei principali dati fiscali – a cominciare dal reddito complessivo su cui si basa il calcolo dell’indicatore. Il controllo avverrà su due livelli: l’Ente previdenziale dovrà infatti verificare che i dati in suo possesso siano compatibili con quelli presenti negli archivi dell’Agenzia delle Entrate. L’obiettivo è ridurre i casi di sottodichiarazione sia del reddito che del patrimonio e al contempo garantire controlli più stringenti volti a identificare le eventuali discrepanze.

Il nuovo Isee si aggiornerà tenendo conto anche degli avvenimenti che possono pregiudicare la condizione economica. In caso di eventi che per loro natura determinano variazioni superiori al 25% rispetto alla situazione reddituale dell’anno precedente (come ad esempio il mancato rinnovo del contratto di lavoro), sarà possibile calcolare un Isee “corrente”. Quest’ultimo farà riferimento a un orizzonte temporale più circoscritto e di conseguente più affidabile.

Tra le altre novità sarà data una maggiore rilevanza alla componente patrimoniale e, ai fini del calcolo, saranno inclusi oltre al reddito complessivo: “tutti i redditi tassati con regimi sostitutivi o a titolo di imposta (ad esempio contribuenti minimi, cedolare secca sugli affitti, premi di produttività, ecc.); tutti i redditi esenti e quindi anche tutti i trasferimenti monetari ottenuti dalla Pubblica Amministrazione (assegni al nucleo familiare, pensioni di invalidità, assegno sociale, indennità di accompagnamento, ecc.); i redditi figurativi degli immobili non locati e delle attività mobiliari”. Sul tema patrimoni mobiliari (conti correnti bancari e postali, depositi bancari e postali, fondi di investimento, carte di credito, ecc.) e immobiliari, sarà inoltre preso in considerazione il valore catastale rivalutato, già utilizzato per il calcolo dell’IMU. Occorre precisare che la prima casa non concorrerà al calcolo se la sua rendita non supera il valore di 52.500 euro.

Per quanto riguarda il capitolo detrazioni, sono previsti aiuti per i nuclei famigliari bisognosi e per i percettori di reddito basso, pari nello specifico al 20% per i lavoratori dipendenti (fino a un massimo di 3mila euro) e fino a mille euro per i pensionati. Infine, aumenta l’importo massimo detraibile da parte dei contribuenti che vivono in affitto (da 5.165 a 7mila euro l’anno, con un bonus di 500 euro per ogni figlio convivente successo al secondo) e dal 2015 al via franchigie differenziate per le famiglie in cui è presente almeno un membro disabile. Secondo quanto stabilito, le franchigie saranno differenziate a seconda della gravità della disabilità: da un minimo di 4mila euro (5.500 se minorenne) per disabilità media a un massimo di 7.000 euro (9.500) se presente un soggetto non autosufficiente.

Ricordiamo a tutti che per richiedere tutta la documentazione è sufficiente recarsi in un Caf o al Comune e compilare la Dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU) relativa all’anno 2015, cui seguirà il rilascio telematico da parte dell’INPS dell’Isee.

©Futuro Europa®

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