Regione Sicilia, un esercito di dipendenti

E’ quello di un palazzo mangiasoldi e sprecone il ritratto che emerge dall’indagine della Corte dei Conti del dicembre 2013 sulla Regione Sicilia. Tra assunzioni senza concorso, numero abnorme di dipendenti, aziende in liquidazione da anni, poco sembra essere cambiato. Nel momento della sua elezione, nel novembre 2012, il nuovo governatore, Rosario Crocetta, scagliandosi contro l’intreccio di corruzione e clientele che da sempre affossa l’economia dell’isola, aveva promesso una rivoluzione, ma come sottolinea il documento-denuncia della Corte dei conti, “il sistema rimane diseconomico ed inefficiente”.

Secondo la Spending review di Carlo Cottarelli, incaricato dal governo Renzi di individuare le maggiori voci di spesa pubblica improduttiva, una delle principali fonti di spreco in Sicilia sono le società partecipate. I governi Cuffaro e Lombardo hanno creato un paese dei balocchi fatto di 34 società “che non stanno sul mercato”, con un carrozzone, Palazzo dei Normanni, che dà lavoro a un terzo dei dipendenti delle controllate delle altre regioni. Nonostante le promesse del governatore Crocetta, tuttavia, gran parte delle società in liquidazione da anni, continua a ricevere aiuti pubblici.

Dal 2009 al 2013 si sono contate perdite per 100 milioni, con 22 società su 34 in deficit, oltre agli 1,1 miliardi spesi per mantenere i carrozzoni tra il 2009 e il 2012. Quasi tutti soldi sono andati per pagare il personale. Tutti i dipendenti assunti a chiamata diretta: parenti, amici, amici degli amici.

Negli anni, le spa regionali sono andate avanti tra continue perdite e ricapitalizzazioni, tutto a spese della Regione. Sviluppo Sicilia, per esempio, è nata per attrarre soldi nell’isola: non ha attratto un euro di investimento, ma ne ha persi 1,8 milioni nel 2008, 1,7 nel 2009, 640mila nel 2010, 487mila nel 2011 e ancora 2,6 milioni nel 2012. Una sanguisuga che i magistrati della Corte dei Conti, guidati da Maurizio Graffeo, commentano così: “Al di là delle vicende societarie, si assiste a una continua emorragia di denaro pubblico senza una fondata prospettiva di redditività”.

Capolavoro dell’arte dello spreco è la Sicilia Pa­trimonio Immobiliare, guidata da un presidente che guadagna 105.794 euro l’anno, costituita nel 2006 per vendere palazzi dismessi della Regione ma che, fino a oggi, non ha effettuato alcuna transazio­ne. Così come la Beni Culturali: 1.099 dipendenti per gestire i siti archeologici. Il solo Palazzo Mirto a Palermo conta 23 custodi.

Il costo più oneroso è costituito dal mantenimento dei dipendenti della Regione Sicilia. Come scrive Sergio Rizzo sul “Corriere della Sera, “i soli dipendenti ufficiali assorbono 760,1 milioni e si tratta di un costo superiore del 45,7% rispetto al 2001. Se però calcoliamo anche gli oneri sociali, allora si arriva a un miliardo e 80 milioni. Cioè poco meno della metà del costo del personale delle quindici Regioni a statuto ordinario. Le quali hanno, tutte insieme, un numero di dirigenti pari a quello della sola Sicilia. Sono 1.836. Ce n’è uno ogni 9 impiegati, con vette di 5 o 6 in alcune strutture, come appunto la presidenza della Regione”.

Oltre al consistente stipendio, i deputati del Parlamento siciliano ricevono altri 841 euro al mese (10.095,84 all’anno) come rimborso forfettario per le “spese di trasporto”. Basterebbe questo, invece c’è anche il rimborso del rimborso delle spese sostenute per arrivare in ufficio: 13.293 euro all’anno (1.107 al mese) se l’onorevole siciliano deve percorrere fino a 100 km per raggiungere la sede palermitana dell’assemblea, che diventano 15.979 all’anno (1.331 al mese) se i chilometri sono più di 100. E se invece abita proprio a Palermo s’intasca comunque 6.646 euro all’anno, 554 al mese. Queste cifre, sommate a quelle precedenti,  portano a 14.521 euro netti al mese lo stipendio dei deputati dell’Ars. A quello dei presidenti di commissione, vanno aggiunti 2.984,55 euro lordi.

C’è poi la questione dei baby-pensionati. Uno di successo è Cosimo Aiello, dirigente per 30 anni, fino al marzo 2011. Poi è stato capo di gabinetto alla Funzione pubblica, nel comitato consultivo della banca Irfis, ha presieduto il consiglio dell’Ente per il diritto allo studio di Catania ed è consulente al bilancio del Teatro Bellini. Ora è commissario straordinario dell’autorità portuale della città. A 53 anni, la strada che porta ai giardinetti è ancora lunga e ricca di sorprese.

Finora l’isola, in quanto Regione a statuto speciale, non ha dovuto rendere conto a Roma. Essendo però la lotta agli sprechi divenuta una priorità nazionale, la “questione Sicilia” è destinata a diventare un passaggio cruciale per la credibilità della politica di riforme promessa dal governo Renzi.

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Un Commento

  • E io pago. Poi quando bisogna occuparsi dei veri problemi della gente comune, ci dicono che non ci sono soldi.

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