Fake news alla guida del mondo?

Esce a settembre La lobby dei termometri di Gaia De Martin edito da Villaggio Maori. Il sottotitolo ci anticipa il suo contenuto “Fake news e realismo ingenuo nel mondo del web”. Nel libro, l’autrice mette con le spalle al muro la nostra ingenuità. Ogni notizia che transita nella Rete, proprio perché attraversa questo veicolo di diffusione, acquisisce automaticamente fondatezza. Quindi la “lobby dei termometri” falsifica i valori della temperatura in difetto in modo da tranquillizzare il paziente che poi, esce di casa e diffonde la Sars. De Martin riprende così un siparietto di Crozza in cui interpreta un hater professionista per parlare del fenomeno che sembra aver annullato il nostro spirito critico.

Intanto sfatiamo un mito, anzi due. Innanzitutto, le fake news non sono equiparabili alle leggende metropolitane poiché queste ultime nascono involontariamente e non incidono sulla politica e sull’economia mondiale; mentre le prime sono vere e proprie notizie false costruite a tavolino con scopi ben precisi. Secondo, le fake news non sono un fenomeno frutto dell’era dei social network. Notizie false per pilotare l’opinione pubblica risalgono quasi alla notte dei tempi. La storia è piena di notizie false. Ma mentre in passato circolavano molto lentamente, oggi, grazie alla Rete, coprono il globo alla velocità della luce. Il tempo per verificarne la fondatezza è dunque ridotto all’osso. Troppo per evitarne le conseguenze disastrose.

Le fake news più celebri della storia recente vede protagonista Obama. Per evitare la sua elezione a Presidente degli USA, è stata fatta circolare l’illazione che non fosse nato appunto in America. Elemento imprescindibile per l’elezione a Capo dello Stato. Molto più gravi le notizie fatte circolare da fabbricatori professionisti di fake news americani a proposito della guerra in Siria. È bastato poco a che si credesse nella presenza di armi chimiche e addirittura di forni crematori in questa terra martoriata per giustificare gli assalti ad Assad.

È infine di queste ore l’apertura di un’inchiesta su 346 account social che secondo le autorità turche avrebbero “aiutato la speculazione” che ha affondato la Lira turca. Attacco fondato o più semplicemente Erdogan coglie l’occasione per giustificare il suo tentativo di controllo dei social cominciato nel 2016 quando ha bloccato Facebook, Twitter e Whatsapp da cui partivano critiche al suo regime?

L’intento di Gaia De Martin con il suo libro è quello di evidenziare la pericolosità della schiera dei tuttologi che invadono quotidianamente la Rete nonché di ritornare a leggere ascoltando sempre il nostro spirito critico, unica vera guida nella giungla del mondo digitale.

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