
UE, Stati generali del vino
Il vino non è solo un prodotto agricolo, ma un simbolo identitario, culturale ed economico dell’Europa mediterranea. Con oltre 160 miliardi di euro di valore generato ogni anno, il comparto vitivinicolo è una colonna portante dell’agroalimentare continentale. L’Italia da sola, secondo i dati dell’Osservatorio di Unione Italiana Vini, conta più di 310.000 aziende vitivinicole, 47.000 imbottigliatori, e nel 2023 ha esportato vino per 8,2 miliardi di euro, nonostante un’annata climaticamente difficile. L’Europa produce circa il 60% del vino mondiale, ed è leader nelle esportazioni globali. Tuttavia, lo scenario è profondamente mutato: il cambiamento climatico ha modificato il ciclo vegetativo delle viti, costringendo le aziende a rivedere pratiche agronomiche consolidate. Nel 2023, la siccità e le grandinate hanno ridotto i volumi in Italia del 23%, secondo ISMEA. In parallelo, il calo dei consumi interni e l’evoluzione delle abitudini dei consumatori – più attenti alla salute, alla moderazione e all’eco-sostenibilità – pongono nuove sfide commerciali, soprattutto per le denominazioni tradizionali. Ma è sul piano normativo europeo che si gioca una delle partite più delicate.
È in questo contesto che si inseriscono gli Stati Generali del Vino, tenutisi a Roma, promossi dal Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste (Masaf), con il coinvolgimento di stakeholder italiani ed europei. L’obiettivo: fare il punto sulle sfide che il settore dovrà affrontare nel prossimo decennio, tra transizione ecologica, sostenibilità economica e tensioni normative con Bruxelles.
Il vino è da sempre un simbolo di cultura, tradizione e innovazione nel panorama europeo. Con radici storiche profonde e un’importanza economica che si estende ben oltre i confini nazionali, il settore vitivinicolo si trova oggi a un bivio: coniugare il rispetto per la tradizione con le sfide poste dalla globalizzazione e dalla digitalizzazione. In questo contesto, gli Stati Generali del Vino assumono un ruolo di primo piano, offrendo una piattaforma di confronto diretto tra istituzioni, produttori, ricercatori ed esperti di settore per definire le strategie future. Il settore del vino, particolarmente sentito e sviluppato in nazioni come l’Italia, la Francia, la Spagna e molti altri paesi europei, deve oggi far fronte a nuove dinamiche di mercato, crescenti esigenze in termini di sostenibilità ambientale e alla necessità di investire in tecnologie all’avanguardia. Le politiche comunitarie, che da sempre sostengono la Politica Agricola Comune (PAC), si sono evolute per rispondere a tali sfide: a partire dalla modernizzazione delle tecniche produttive fino all’adozione di sistemi digitali che mirano a migliorare la tracciabilità e l’innovazione lungo tutta la filiera produttiva.
L’Unione Europea ha messo in campo strumenti e meccanismi studiati per rendere il settore vitivinicolo sempre più competitivo a livello globale. Tra le misure più rilevanti troviamo il sostegno finanziario e investimenti mirati: Attraverso fondi specifici, quali il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR), l’UE favorisce investimenti in infrastrutture, ricerca e tecnologia. Questi strumenti permettono non solo di adeguare le strutture produttive agli standard internazionali, ma anche di sviluppare nuove metodologie di coltivazione e produzione a basso impatto ambientale. Innovazione e digitalizzazione sono uno dei pilastri delle politiche UE consiste nella promozione dell’innovazione tecnologica. L’adozione di tecnologie digitali, dall’agricoltura di precisione ai sistemi di monitoraggio della filiera, contribuisce a ottimizzare i processi produttivi, ridurre gli sprechi e garantire una maggiore qualità del prodotto finale. Al giorno d’oggi è sempre fondamentale pensare alla sostenibilità ambientale e qualità dei prodotti: Le normative europee incoraggiano pratiche agricole sostenibili e il rispetto dei territori, che rappresentano un valore aggiunto sia in termini qualitativi che di marketing. Il riconoscimento delle Denominazioni di Origine Protette (DOP) e delle Indicazioni Geografiche Tipiche (IGT) è una testimonianza dell’impegno dell’UE nel preservare la biodiversità e il patrimonio culturale delle regioni vitivinicole.
Negli ultimi mesi, la filiera del vino ha espresso forte preoccupazione per alcune proposte legislative dell’Unione Europea: dalla richiesta di etichette nutrizionali e avvertenze sanitarie, analoghe a quelle del tabacco, fino al piano anticancro BECA e alla strategia “Farm to Fork”. In particolare, la possibilità di apporre la dicitura “nuoce gravemente alla salute” ha suscitato polemiche. Il timore, condiviso da Italia, Francia e Spagna, è che si faccia poca distinzione tra consumo moderato e abuso di alcol, rischiando di colpire un intero settore senza una base scientifica condivisa. Lamberto Frescobaldi, presidente di UIV, durante gli Stati Generali ha dichiarato: “Non si può trattare il vino come una semplice bevanda alcolica. Il vino è cultura, paesaggio, tradizione. Serve una normativa che ne riconosca la specificità e promuova il consumo consapevole, non il proibizionismo”. Gli Stati Generali del Vino rappresentano un momento cruciale di aggregazione e discussione, in cui i vari attori del settore hanno l’opportunità di esporre le proprie esperienze, criticità e proposte innovative. Questo incontro multidisciplinare funge da laboratorio di idee, orientato a trarre insegnamenti dal passato e a progettare il futuro in un’ottica collaborativa. Durante questi incontri, vengono affrontati temi quali l’accesso ai mercati internazionali: Strategie di promozione e internazionalizzazione dei prodotti, con un occhio particolare alla valorizzazione delle eccellenze locali; la trasformazione digitale: Pianificazione di investimenti in tecnologie che possano migliorare la competitività del settore, dalla gestione delle coltivazioni alla commercializzazione; le sfide della sostenibilità: Discussioni su come integrare pratiche ecocompatibili senza compromettere la qualità e la tradizione dei vini europei.
Le politiche UE, nel contesto definito dagli Stati Generali del Vino, tracciano una rotta chiara: quella di un settore vitivinicolo che non rinuncia alle proprie radici ma si rinnova e si proietta verso un futuro sempre più innovativo e sostenibile. L’integrazione di nuovi strumenti finanziari, la promozione della ricerca e la spinta verso la digitalizzazione sono elementi fondamentali per affrontare le sfide della concorrenza globale e del cambiamento climatico. Questa visione integrata permette di creare un circolo virtuoso in cui la tradizione si unisce all’innovazione: i produttori possono contare su un supporto concreto che va dalla formazione all’implementazione di tecnologie avanzate, garantendo prodotti di elevata qualità e una presenza determinante sui mercati internazionali. Il Ministro Francesco Lollobrigida ha ribadito la posizione italiana: “Non possiamo accettare che l’UE tratti il vino come un nemico della salute pubblica. È invece un alleato di uno stile di vita equilibrato, della dieta mediterranea e dell’economia dei nostri borghi”.
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