Berlino, la Kunsthaus Tacheles a peso d’oro

La Kunsthaus Tacheles (edificio d’inizio Novecento e cuore dell’arte moderna a Berlino negli ultimi 25 anni) è stata venduta a peso d’oro. Non più operativa dal settembre di 2 anni fa, dopo lo sfratto esecutivo, questa volta sembra che verrà davvero snaturata, per non essere definitivamente più quella di prima nel giro di ulteriori 2 anni. Un simbolo della Berlino Est, post-muro, si appresta a sparire; così come lo erano le Trabant durante il periodo della cortina di ferro.

Perella Weinberg Partners si sono aggiudicati questo fine settembre per 150 milioni di euro (190 milioni di dollari) lo Spazio nel cuore del Mitte, il quartiere del centro storico berlinese. Il Gruppo finanziario con sede a New York non ha certo avuto problemi, considerato il capitale in gestione che in data primo ottobre 2014 ammontava a 11,5 milioni di dollari. In precedenza, il Sito era stato nelle mani “poco capaci” di altri gruppi.

Eppure. di tempo ne avevano avuto in abbondanza, tanto da far finire la Tacheles in vendita di preclusione, da cui provenirne un profitto del 375%. La scadenza per il completamento dei lavori era per il 2005: i fondi disponibili non erano sufficienti. La speculazione finalmente fagocita l’edificio e il terreno ad esso circostante, un’isola nell’ex-DDR gentrificata. Con quest’azione di forza in campo economico, i Perella Weinberg non si sono per niente presi una cantonata.

La sessantina di artisti che lì abitava e operava negli atelier aperti vede come destinazione d’uso esclusivamente uno spazio democratico per l’arte, la cultura e il pubblico, come esiste in nessun altro luogo, un progetto artistico dinamico in continua evoluzione, libero dalle dinamiche del mercato. Il piano, invece, ne prevede Una mista per un totale di 25 mila metri quadri: il rinnovamento della struttura esistente di 9 mila metri quadri verrà dedicato in minima parte a “uso culturale” non ancora specificato; mentre sul resto del terreno verranno eretti nuovi edifici, che ospiteranno unità commerciali e abitative.

Le radici del Capitalismo hanno attecchito bene, anche dove gli artisti della zona orientale avevano occupato prontamente dopo l’abbattimento del muro. L’originaria energia della rinascita aveva attratto a sé artistti internazionali, interessati nell’iniziativa, addirittura con la concessione in comodato d’uso gratuito. Hüseyin Arda, lì dal 1990 e ora di 43 anni, docente universitario presso l’Università di Istanbul, dichiara sconfortato che il punto di partenza e l’obiettivo del suo lavoro artistico restano le Tacheles.

Dopo 14 tentativi di sfratto, misteriose proposte allettanti e l’ultima protesta con 150 persone, gli artisti in perpetua residenza se ne sono andati. L’edificio, risalente al 1908, poco dopo la sua apertura a uso commerciale finì presto in fallimento e decadenza. Ai tempi della DDR, avrebbe dovuto essere demolito. Dopo la caduta del muro di Berlino (9 novembre 1989), il 13 febbraio 1990 in Oranienburger Straße gli artisti diedero nuova vita alla costruzione.

Gli occupanti non erano completamente degli sprovveduti: si sono infatti fatti tutelare da un avvocato e hanno fatto ricorso alla Corte d’Appello. L’evacuazione ordinata per l’inadempienza della sicurezza antincendio, le opere d’arte distrutte, gli incendi fasulli, i tagli all’acqua e all’elettricità, l’astio causato dalla competizione tra gli occupanti berlinesi: tutta questa tensione è finita e la privatizzazione ha avuto la meglio.

La Tacheles Kunsthaus non starebbe bene trasformata in museo, almeno non secondo la concezione di museo noioso, polveroso, da percorrere a conti finiti. La Tacheles ha bisogno di mantenere lo status di laboratorio aperto. Non si tratta di essere pro o contro l’occupazione. I suoi piani e il suo cortile posteriore da scoprire, in cui sentirsi intrusi e ospitanti come ingranaggio fondamentale del processo, ormai divenuti meta turistica comprovata, non hanno niente da spartire con imitazioni dell’oggi in altre capitali europee, che siano La Maison des Frigos parigina o qualsiasi altra meta di pellegrinaggio.

©Futuro Europa®

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