Svezia, lo spettro dell’estrema Destra

In Svezia la Sinistra ha vinto le elezioni politiche (tenutesi la settimana scorsa) dopo un lungo periodo passato all’opposizione, ma l’estrema destra dei Democratici Svedesi diventa il terzo Partito del Paese, sfiorando il 13% delle preferenze. Un risultato storico per il “piccolo” partito di estrema destra per via della sua progressione esponenziale. Solo quattro anni fa aveva ottenuto il 5,7% delle preferenze.

Il capofila dei socialdemocratici svedesi, Stefan Lofven, 57 anni, ha dichiarato davanti ai suoi simpatizzanti riuniti a Stoccolma, essere “pronto ad esplorare la possibilità di formare il Governo”. Queste elezioni mettono fine al regno del quarantanovenne Primo Ministro Fredrik Reinfeldt, in carica da otto anni. Beneficiario di un buon bilancio economico, è rimasto vittima dell’usura del potere dopo alcune riforme di ispirazione liberale. “E’ piacevole poter votare per un cambiamento nella vita politica svedese”, aveva dichiarato la mattina del voto il suo rivale, Stefan Lofven dopo aver fatto scivolare la sua scheda nell’urna. L’avventura di Lofven  partirà con l’economia e le finanze pubbliche della Svezia in buona salute, ma le trattative per comporre la sua squadra di Governo si preannunciano già piene di complicazioni nei rapporti con i suo due alleati “naturali”, Verdi e Partito di sinistra, per via di argomenti sensibili come difesa, nucleare e l’urgenza che sembra esserci a sciogliere le riforme del Governo precedente. Questo ex operaio e sindacalista sembra avere buone possibilità di diventare il Primo Ministro eletto nel modo peggiore in tutta la storia del suo Partito. Il motivo principale sta nella crescita impressionante dei Democratici Svedesi, un nuovo trionfo personale per il loro Presidente, Jimmie Akesson, 35 anni, che ha fatto di questa formazione anti-immigrazione, una volta marginale nell’elettorato, una forza che conta. La sua storia ricorda quella di altre formazioni europee di estrema destra o di destra populista, come Ukip in Gran Bretagna, che fa parte dello stesso gruppo nel Parlamento Europeo, il Front National francese e il Partito popolare danese.

Prima scommessa vinta per Akesson quindi. Con il suo modo di fare da “genero ideale”, il leader dei Democratici svedesi (Sverige demokraterna) ha fatto trionfare la sua formazione. Quando è stato scelto come capo dal suo Partito nel 2005 in virtù di un compromesso tra le diverse fazioni rivali dei SD, in pochi avrebbero scommesso che sarebbe riuscito a far entrare questa piccolissima formazione in Parlamento. Già nel 2010 aveva raggiunto una piccola vittoria ottenendo il 5,7% delle preferenze e 20 deputati. Ancora un successo oggi con più del raddoppio del suo risultato precedente. Meglio ancora, diventa il terzo Partito del Paese. Di che ostacolare pesantemente i progetti legislativi del “vero” vincitore. Akesson ha mostrato apparente moderazione durante la campagna elettorale, non volendo portare avanti un ‘opposizione frontale e sistematica. “possiamo sostenere le proposte delle due parti. Quelle che provengono dai socialdemocratici per esempio, contribuendo a far ottenere la maggioranza per rafforzare il sussidio di disoccupazione”, ha spiegato Akesson alla stampa. Entrato in politica molto presto nel gruppo dei Moderati (centrodestra), è rimasto deluso dal loro liberalismo economico e per il loro sostegno all’adesione della Svezia all’Unione Europea. Ha fatto dell’euroscetticismo, dell’opposizione all’immigrazione e della lotta contro la criminalità che, secondo lui, ne deriva i pilastri dell’ideologia dei SD. Se il suo Partito rimane escluso dalle trattative parlamentari tra partiti tradizionali, colpito dal loro ostracismo, Akesson ha davanti a lui tutto il tempo che vuole. La sua strategia è stata finora quella di combattere in Parlamento senza fare troppi morti e feriti, preferendo, prima di dare la stoccata finale, crescere elettoralmente. Ha evitato accuratamente qualsiasi passo falso che lo possa inquadrare come xenofobo nonostante la sua linea improntata nel 2012 sulla “tolleranza zero”. Possiamo cercare in vano dichiarazioni, scivoloni o annunci xenofobi, antisemiti o anti-islam che lo vedano coinvolto e che hanno  invece coinvolto altri Democratici, a volte coperti da pseudonimi e via internet. Akesson ha accuratamente scartato gli elementi troppo estremisti ed è apparso in un video girato per la campagna elettorale accanto a due svedesi immigrati, di cui una giovane donna che afferma: “osate emergere contro il razzismo”. Ma è stato anche molto abile a dribblare il problema dei Rom, che stanno letteralmente conquistando il Paese. L’entrata della Romania nell’UE ha creato in Svezia, così come è successo in Germania, un grave problema sociale che va a sommarsi a quello dei rifugiati. La Svezia è uno dei Paesi europei più generosi nei confronti dei rifugiati, che dovrebbero essere 90mila quest’anno. Questo flusso supererà probabilmente quello provocato nel 1992 dalla guerra in Iugoslavia. Le scommesse per ora le ha vinte tutte, d’altra parte il gioco si sa è il tallone d’Achille e pare che giocare d’azzardo gli riesca bene.

Stefan Lofven ha fatto un salto nel buio visto che mai i socialdemocratici erano stati confrontati ad una tale atomizzazione del Parlamento, con tre blocchi minoritari. La sinistra (158 deputati) si vede confrontata ad un centrodestra (142 deputati) sconfessati dagli elettori dopo otto anni di politica liberale. La coalizione uscente è allo sbando con 10 punti in meno rispetto al 2010. Il Primo Ministro, Frederik Reinfeldt, ha presentato le sue dimissioni già lunedì. Ha ricevuto i complimenti della Cancelliera tedesca Angela Merkel, conservatrice come lui, per aver reso la Svezia “un Paese prospero”. Parole e situazione che suonano strane a chi come noi annaspa per sopravvivere, perché cambiare una squadra “vincente”? I contorni delle maggioranze che potranno nascere sono ancora molto fluidi. La situazione sembra portare ad un Governo molto instabile, che obbligherà il Primo Ministro a compromessi da equilibrista e che potrebbe anche dipendere dai Democratici svedesi. Ma non dimentichiamo che Lovfen è un ex sindacalista abituato alle contrattazioni difficili e la sfida è appena iniziata.

©Futuro Europa®

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