Ucraina, un’ottica differente

[Riceviamo dal Direttore dell’Osservatorio per le Strategie Europee sulla Crescita e l’Occupazione questo  intervento che pubblichiamo in un’ottica di confronto delle opinioni nell’ambito del dibattito sulla crisi ucraina. NdR]

Solo un uomo muto non parla della situazione della penisola della Crimea oggigiorno. Tonnellate di analisi e milioni di opinioni forniscono a questo pomo della discordia il primo posto nei mass media internazionali. Elementi storici, geopolitici, fattori culturali ed economici, spiegazioni retrospettive di questo fenomeno sono diventati argomenti comuni per le discussioni più ovvie. L’unica cosa è solo che a volte ci dimentichiamo di tener conto delle persone di questo pezzo di terra. Siamo così abituati ad abitare nel mondo dei sistemi che non prendiamo in considerazione la causa di questo sistema esistente.

La penisola apparteneva all’Impero russo dal 1783. Molti russi hanno versato il loro sangue per questo punto strategico di mondo! La decisione di coinvolgere la Crimea nella struttura dell’ex Repubblica sovietica di Ucraina nel 1954 è stata di Krutchev. Ma prima di essere russa fu turca per tanto tempo e poi greca. E nel VI secolo è stata anche romana. Può magari anche voler dire che ora l’Italia dovrebbe chiedere e vantare propri diritti in Crimea? L’analisi storica a volte sconcerta. Che dire di quella economica?

La Crimea è una regione altamente “sussidiata”. Tutto il reddito annuo derivante da imposte e dazi ammonta a circa 310 mln di Euro (2013). Si pensi che solo per gli stipendi dei lavoratori la Crimea in bilancio ha bisogno di circa 291 mln di Euro (2013). Pensano, per caso, gli USA di poter dare le “carte verdi” ai cittadini di Crimea? Oppure pensa l’Unione europea di poter provvedere alle pensioni di 677.000 pensionati? Inoltre, la dimensione del risparmiatore in età di pensione in Crimea prima di unirsi alla Russia era di circa 113 euro. Dal mese di maggio questa voce del bilancio subirà un aumento senza precedenti e il denaro sarà preso, rebus sic stantibus, dal bilancio russo. Il Governo di Putin ha dimostrato di aver molto a cuore questo “figlio adottivo”, ma dimentica le regioni native. Oggi 72 delle 83 regioni della Russia sono tutte sovvenzionate.

Quale può essere una analisi di tipo culturale per questo tipo di atteggiamento di parte russa? In Crimea il 58,3 % (dati 2001) della popolazione è russa per nazionalità. Non si parla delle loro pur legittime richieste attraverso un referendum forzato, ma quali i valori che vengono, per la maggior parte di loro, condivisi? Con tutte queste ambizioni governative e politiche a volte ci si dimentica di quali siano le reali finalità delle istituzioni governative stesse. Secondo Cicerone “il governo è  proprietà della nazione”. E nazione, a suo parere, non è solo un insieme di persone ma un insieme di molte persone, collegate tra loro nelle questioni del diritto e della comunanza di interessi”. Comunità di interessi! Possiamo continuare questa discussione citando nomi come Groziy, Gobbs, Popper (il governo è l’ente per la protezione degli interessi dei cittadini), e così via. Acqua calda!

Ora rimestando nel dramma dispiegato in Ucraina, il “regime”, fedele alla Russia, è stato modificato con una forzatura giuridica dagli attivisti filo-occidentali. Non si sta discutendo della legittimità delle attuali autorità, ma delle iniziative e delle attività che hanno iniziato con questo strano supporto di legittimazione eteronoma. Tant’è che il nuovo Parlamento annulla immediatamente la legge, vigente fino ad oggi o almeno fino a qualche mese fa, considerando la lingua russa come regionale e permettendo di usare la lingua russa (in una regione con più del 10% di popolazione russofona) solo nella corrispondenza commerciale e nelle attività di comunicazione con le autorità locali.

13 su 27 regioni dell’Ucraina, soprattutto in Ucraina orientale, secondo questa legge, hanno adottato il russo come seconda lingua ufficiale. Eppure l’autorità regolatrice dei media dell’Ucraina ha ordinato che tutte le frequenze fossero interrotte impedendo le trasmissioni dei più famosi canali televisivi russi. Divieto per l’ingresso di persone di nazionalità russa di età compresa tra i 16 e i 60 anni. Possono essere considerate queste misure come una comprensibile reazione sulle attività russe in Crimea? O può essere considerata come una destabilizzazione, così come avviene in più parti del mondo da almeno 30 anni?

Le regioni ucraine orientali hanno rifiutato di sostenere questa politica e chiesto la federalizzazione dell’Ucraina. Si può sostenere, senza dubbio di smentita, che dal punto di vista giuridico e politico si tratta di una richiesta di “federalizzazione” e non di separazione. Eppure, ora, per questo esse vengono additate, quelle regioni e quelle popolazioni, come separatiste, estremiste, e financo terroriste. E qui arriva il punto in cui è iniziata la tragedia. Le autorità ucraine in contraddizione con la Costituzione e senza annunciare lo “stato di emergenza” iniziano ad usare l’esercito proprio contro la popolazione civile. La formula del giuramento delle massime autorità recita: “Io… giuro di essere sempre leale e fedele alla nazione Ucraina ….”. Il sistema trasforma, usando, le persone. Così è iniziato questo conflitto disgustoso ed odioso, con le ambizioni e gli interessi russi, ucraini, americani e dell’UE che si dividono ora il territorio dell’Ucraina. Isolare Mosca: “containment” lo chiamano gli USA. La Russia, però, non è un paese qualsiasi: reagisce alle “provocazioni” della NATO.

Ma la popolazione in tutto questo? Persone senza l’accesso ad alcuna soluzione, con la mancanza di cibo, circondati e prigionieri nelle loro stesse città sotto il controllo del loro stesso esercito. Persone senza speranza per la tutela dei loro diritti e dei loro valori. Persone che lottano per la loro libertà e per i loro diritti. Le autorità continueranno a utilizzare la crisi ucraina per i loro interessi.

La Germania, con il gasdotto Nord Stream, è l’unico paese europeo a ricevere il gas dalla Siberia; la sua industria cresce grazie all’export (anche di materiali Dual Use) nei paesi dell’Est ed alla manodopera a basso costo specialmente proveniente dall’Ucraina. Nell’UE si è ancora ad uno scambio di opinioni sulla situazione politica dell’Ucraina, anche in conseguenza delle conclusioni del Consiglio del 20 febbraio 2014, espresse. L’Olanda, ad esempio, ritiene che è difficile di parlare della possibilità d’infliggere sanzioni nei confronti dell’Ucraina quando è la Russia ad averla “assediata”. Comunque l’Olanda ritiene che l’annuncio che l’UE ha deciso di sospendere le esportazioni di beni, anche non duali, che possono essere utilizzati per la repressione interna, porterà sistematicamente all’applicazione dell’art. 8 del Reg. CE 428/2009, qualora si trovi in presenza di operazioni esportative di tali items. La Francia ha dichiarato di stare adoperandosi per controllare le esportazioni di beni sensibili verso l’Ucraina, come esplosivi, articoli militari e beni che possono essere impiegati per la repressione interna, pur effettuando una revisione delle licenze concesse negli ultimi mesi per esportazioni verso tale Paese e non ha riscontrato autorizzazioni collegate a tali categorie di items, per i quali ha, comunque, allertato propri doganieri, con apposito provvedimento.

Il Regno unito riferisce che il menzionato paragrafo 4 delle Conclusioni del Consiglio è lo stesso usato per l’Egitto nel 2013. Anche il Regno Unito ha rivisto le proprie licenze concesse all’Ucraina negli ultimi tempi ed ha trovato soltanto alcune armi da fuoco, ma non beni dual use. La Germania ha anch’essa proceduto ad una revisione delle autorizzazioni concesse verso l’Ucraina, senza trovare nulla circa i beni adatti alla repressione interna.

Si palpa chiaramente: non c’è consenso e non c’è alcun approccio coordinato nemmeno nell’UE: tra cautela, pragmatismo, approcci incrementali e propositi buoni la guerra è iniziata. Ed è una guerra vera! Le persone sono usate come pedine, pilotati da tutta la contro-informazione dei mass-media. Informazioni, diciamo, veicolate dalla CNN americana e dalla russa RIA-Novosty che riflettono, a volte manipolandoli, gli sviluppi della situazione ucraina. Prima demonizzare l’Oriente poi, sarà il turno dell’Occidente. Non si tratta di avere la verità, che è sempre soggettiva ed opinabile: ma cosa dire, ad esempio, delle affermazioni del candidato presidenziale Yulia Timoshenko in riferimento alle azioni del 2 di maggio a Odessa sulla “protezione degli edifici amministrativi” in cui sono arsi vivi uomini filo-occidentali? “La colpa è della Russia”!

Ma cerchiamo di non dimenticare che la gente viene prima di ogni sistema, di ogni regime, di tutte le autorità e di tutti gli interessi. L’umanità deve prevalere, non importa quale sistema si batte per i propri interessi, che sono sempre di parte. “What is America fighting for?”.

©Futuro Europa®

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