Cronache britanniche

Londra – Al Regno Unito manca ormai davvero poco per tornare a crescere ai livelli pre-crisi. È quanto appare chiaro dai dati emessi questa settimana dall’ONS (Office for National Statistics), che confermano come la crescita nel primo trimestre abbia raggiunto i livelli più alti dal 2007. Secondo l’Istat britannico, infatti, l’economia sarebbe cresciuta dello 0.8% nei primi tre mesi dell’anno portando cosi il PIL annuale al 3.1%.

Dati certamente importanti, da far invidia alle claudicanti economie del Sud Europa e ai cugini americani (i quali si trovano nuovamente alle prese con un’economia in calo a causa del rigido inverno che si è abbattuto su gran parte del paese e che perderanno lo scettro di economia più grande al mondo a scapito della Cina), ma allo stesso tempo ancora piuttosto lontani dai ritmi di crescita dei restanti paesi emergenti. A sottolineare il “momento d’oro” dell’economia britannica ci ha pensato direttamente il ministro delle finanze, George Osborne, che però ha cautamente evidenziato come l’impatto della crisi si senta ancora ma che nonostante ciò “le fondamenta per una forte ripresa” ci siano. Sicuramente i dati ridanno fiducia ai conservatori che devono recuperare lo svantaggio nei sondaggi elettorali nei confronti di laburisti e dell’Ukip. Lo stesso Osbsorne, che in caso di un nuovo mandato dei conservatori potrebbe passare a dirigere il ministero degli affari esteri secondo le ultime indiscrezioni pubblicate da New Stateman, non nega la soddisfazione per i dati positivi ma invita comunque a non abbassare la guardia.

A trainare l’economia in modo decisivo hanno contribuito due settori su tutti: quello dei servizi (che ha un peso del 75% sul PIL) cresciuto dello 0.9% nel solo primo trimestre e quello manifatturiero che ha registrato un +1.3%. Un altro settore decisamente trainante è stato quello immobiliare che ha visto i prezzi delle case su base annuale schizzare a doppia cifra (10.9% secondo gli ultimi dati di Nationwide). Questo dato è però legato a doppio filo al timore di una nuova bolla immobiliare, anche se i pareri degli analisti sembrano essere piuttosto discordanti a riguardo (sebbene tendano più verso un quieto allarmismo). Secondo il capo economista di Citi, Michael Saunders, non ci sarebbero, infatti, le condizioni per uno scenario del genere, in quanto il mercato del credito non è ancora cosi sciolto come nel picco della precedente bolla. A confermare questa tesi, ci ha pensato anche un altro capo economista, Robert Gardner di Nationwide, affermando che i limiti imposti al mercato dei mutui potrebbero finire col soffocare il settore e quindi di conseguenza scongiurare il pericolo di una nuova housing bubble.

I dati sulla crescita economica diramati dall’ONS, arrivano a pochi giorni di distanza da altri dati positivi diffusi dalla stessa agenzia di statistica: quelli sul lavoro. Infatti, la percentuale di disoccupazione è scesa sotto la soglia del 7% con il numero di disoccupati che ha raggiunto il minimo degli ultimi cinque anni toccando quota 2.2 milioni.

Insomma, mentre lo scenario politico si fa sempre più complesso, con l’Ukip che ha ormai rotto definitivamente gli storici equilibri elettorali, l’economia sembra ancora rappresentare un punto decisamente fermo a favore del governo, che potrà quindi utilizzare un “asso nella manica” in più in vista delle europee di fine mese.

©Futuro Europa®

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