L’Unione Europea e gli altri

L’Unione Europea attualmente comprende 28 paesi di cui 18 hanno adottato l’euro come moneta unica e comprende una zona di libero scambio denominata Mercato Comune,  al cui interno viene assicurata la libertà di circolazione a persone, servizi, merci e capitali. Tale area di libero scambio dovrebbe portare grandi benefici ai membri che ne fanno parte tramite produzioni specialistiche che vengono poi scambiate all’interno dell’area stessa.

Non tutti i paesi europei fanno parte del Mercato Comune, alcuni stati già alla nascita della UE decisero che non potevano o non volevano in quel momento entrare a farne parte. Si riunirono quindi il 3 maggio 1960 nella Area di Libero Scambio (il cui acronimo è in Europa AELS, diversamente conosciuto in Italia come EFTA da European Free Trade Association). Questa associazione che ha sede a Ginevra con uffici a Bruxelles ed in Lussemburgo, fu fondata con la Convenzione di Stoccolma e successivamente sostituita dalla Convenzione di Vaduz. Molti paesi sono entrati ed usciti in tempi diversi, attualmente è composta da Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera. La UE e l’EFTA assieme, tramite un accordo firmato il 1 gennaio 1994 formano lo Spazio Economico Europeo (SEE), questa zona assicura quattro libertà: la libera circolazione di merci, persone, servizi e capitali. I membri EFTA si sono impegnati a legiferare in maniera simile alla UE in campi come la politica sociale, la protezione dei consumatori, l’ambiente, le leggi sulle imprese e le statistiche. Dallo SEE, a seguito di un referendum popolare, è rimasta fuori la Svizzera che ha preferito concludere accordi bilaterali con la UE.

Nell’ottica di sviluppare rapporti di buon vicinato ed incentivare la prosperità del continente, la UE ha elaborato nel 2004 la Politica Europea di Vicinato (PEV). Questa riguarda 16 partner situati ai confini sud ed est della UE: Algeria, Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Egitto, Georgia, Israele, Giordania, Libano, Libia, Repubblica di Moldova, Marocco, Territori palestinesi occupati, Siria, Tunisia e Ucraina. La PEV non prevede solo rapporti commerciali privilegiati, ma il suo ambito di applicazione si estende anche a democrazia e diritti civili, sviluppo sostenibile e clima. L’attuazione dell’incremento del tasso di democrazia si estrinseca tramite lo strumento finanziario della PEV, l’ENPI (strumento europeo di vicinato e partenariato). Questo eroga finanziamenti ai paesi partner in base al principio del “more for more”, più democrazia uguale maggiori finanziamenti. Sono ben 29 i settori tematici oggetto della PEV, proprio la complessità e la vastità dei programmi di partenariato ha creato le condizioni e la necessità di un nuovo strumento che si sta andando a definire, l’ENI (strumento europeo di vicinato).

Rimangono da migliorare certe farraginosità e l’eccessiva lentezza delle procedure di valutazione dei partner per l’erogazione degli incentivi, ed appare ancora sproporzionata la divisione degli aiuti ENPI tra programmi nazionali, 95%, e quelli transfrontalieri fermi al 5%.

Per il periodo 2014-2020 è stata stabilita una dotazione di 15,433 miliardi euro destinati a programmi della durata di 3-5 anni di tipo bilaterale, multinazionale e di cooperazione transfrontaliera.

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