Outdoor, Green Economy

Outdoor, letteralmente ‘fuori porta’, è parola da tempo associata agli sport e alle attività all’aria aperta. Ma oggi Outdoor significa anche sviluppo, per larga parte del nostro territorio, nell’ambito della Green Economy. Un terzo degli Italiani, il 34,05 per cento stando ai dati Istat sulla popolazione aggiornati al 2013, vive in comuni con più di 50 mila abitanti; ma i cittadini italiani ‘urbanizzati’ sono ben di più, se si considerano anche i meno popolosi comuni fagocitati dalle conurbazioni delle aree padana, romana, adriatica e campana. Quella urbana è da sempre la realtà sociale che ha dettato stili di vita ed economia, ma è la stessa che nello stesso tempo ha cercato nella Natura una compensazione al vivere urbano: un fenomeno culturale esordito con il Romanticismo, il cui sviluppo è parallelo all’Industrializzazione e alla urbanizzazione dell’Europa.

Oggi, attraverso l’ambientalismo esploso insieme al boom economico del secondo Dopoguerra, l’evasione dalla realtà urbana è divenuta fenomeno di massa. Si cerca di portare la natura in casa, per esempio attraverso gli acquisti ‘bio’, ma sempre più di portare se stessi nella natura, non solo durante le vacanze estive ma anche nei soli weekend concessi dalle ristrettezze della crisi. Si fa la gita vicino casa, ‘fuori porta’ come si diceva un tempo a Roma. E per i Comuni contigui alle aree urbane ma da sempre lontani dalle aree di sviluppo industriale e dalle rotte del turismo di massa, questo fenomeno rappresenta un’occasione da non perdere.

Lo sanno bene le Amministrazioni che hanno approfittato e continuano ad approfittare con intelligenza di questa opportunità: in particolare quelle dell’arco alpino. Le più attive nella promozione delle attività outdoor sono le Regioni a statuto speciale come Val d’Aosta e Friuli Venezia Giulia, e Province autonome come Trento e Bolzano, e la Regione Piemonte. La presenza di Enti locali attivi in questo campo è meno densa al Centro, dove questo tipo di attività si concentra nella fascia Toscana-Umbria-Marche, e si fa sempre più rarefatta verso Sud, dove si manifesta ‘a macchia di leopardo’, basti pensare a tanti Comuni del Salernitano, della Puglia, della Sicilia e della Sardegna e ad un simbolo per tutti: la Pollica che ebbe per sindaco Angelo Vassallo. E’ soprattutto al Centro-Nord, dove secondo uno studio CONI-ISTAT del novembre 2011 si è registrato il maggior incremento di persone che praticano sport, che gli strumenti innovativi offerti dalle attività Outdoor sono oggi integrati con altri strumenti di promozione del territorio: vie tematiche come la Via Francigena, le vie del Sale, le vie del Legno, vie enogastronomiche come le Vie del Vino, dell’Olio, dei Sapori, i percorsi eco turistici che collegano fra loro i centri storici minori; percorsi dedicati ad un pubblico italiano ma non solo, e sempre più capaci di attrarre i flussi turistici internazionali. Laddove lo sport è aumentato, lo è in modalità outdoor; e come tale si è fatto promotore potenziale del territorio.

Ma quali sono le attività Outdoor capaci oggi di portare il turismo fuori dai percorsi urbani? Sono i nuovi stili del Trekking, il Mountain Bike, lo Scialpinismo, lo sci da fondo; e le Ciaspole praticabili quasi ovunque se c’è neve e natura, uno sport alla portata di tutti che è in via di diffusione. Il settore, capace di creare ‘Communities’ di affezionati fortemente identitarie, conta numerose associazioni attive nella promozione e nella collaborazione con le amministrazioni locali e i Parchi, come Trekking Italia, la F.I.E. (Federazione Italiana Escursionismo), la Federazione Italiana Sport Invernali (F.I.S.I.), il settore Mountain bike della Federciclismo. Le attività outdoor hanno in comune una serie di caratteristiche favorevoli, sia per gli utenti sia per gli organizzatori, amministrazioni comprese. Per gli utenti sono importanti la relativa facilità nella pratica, il costo accessibile e la possibilità di essere praticati sulla maggioranza delle aree non urbanizzate. Per le amministrazioni, ancora la possibilità di organizzarli quasi ovunque e la economicità nella predisposizione e nella gestione, non essendo necessario realizzare ad esempio impianti di risalita o porti. Inoltre, sempre per le amministrazioni, il carattere ‘itinerante’ di queste attività, che possono essere attivate come percorsi sul territorio oltre i limiti di un campo o di una pista, rappresentano uno strumento di promozione dei beni culturali, delle attività artigianali e di quelle di ristorazione.

Tutto ciò, combinato con la sostenibilità ambientale tipica di queste attività non invasive, con la conseguente possibilità di essere attuate anche nelle aree naturali soggette a vincoli e nei Parchi, con la necessità di curare paesaggio e decoro e con la promozione di tradizioni ‘ecocompatibili’ come quelle artigianali ed enogastronomiche, rappresenta un modello di Green Economy per gran parte dei Comuni. Non tutti ci hanno creduto, ma quelli che lo hanno fatto sono stati ripagati da vantaggi concreti per la propria economia, come tanti comuni della Toscana, dell’Umbria, delle Marche o, ancora, delle Alpi, soddisfattissimi per non aver puntato sulla edificazione della solita area industriale ma sulla messa a reddito delle proprie risorse naturali e tradizionali.

Una delle attività riconducibili all’Outdoor più ricca di potenzialità è il ‘Survival’, termine anglosassone che gli anglosassoni però non utilizzano con questo significato. Una pratica resa nota negli anni 1990 dalle ‘scuole di sopravvivenza’ e che, per rimanere ai dati della F.I.S.S. (Federazione Italiana Survivor Sportivo e Sperimentale) conta oggi ben trentadue associazioni attive in Italia. A dispetto della sola immagine sportiva che se ne ha, grazie alla F.I.S.S. il survival ha consentito di attivare una serie di ricerche scientifiche nei settori della Paleoantropologia, della Medicina psicosomatica, della Medicina sportiva e nello studio degli Insediamenti umani, realizzate soprattutto dalle Università di Torino e Bologna.

Oggi il survival sta trovando nuove applicazioni nei centri estivi e nelle visite guidate alle aree verdi, e viene recepito dalle amministrazioni locali più accorte come uno strumento di conoscenza e promozione del proprio territorio. Dal mondo del Survival nascono sempre nuove idee utili per interessare il grande pubblico alle attività nella Natura, come gli stage di archeologia sperimentale proposti nel Parco del Gran Sasso e nell’ercheoparco di Montecompatri, presso Roma, dalla Scuola Natura Dimav Italia. I centri di pratica del Survival sono oggi diffusi in particolare ancora al Nord.

Ed è dall’Outdoor Training, una applicazione di quello che noi Italiani chiamiamo Survival tipica dei paesi anglosassoni e utilizzata soprattutto nella formazione aziendale, che si può ricavare un paradigma più che psico-pedagogico dell’Outdoor nei confronti della nostra economia del territorio: uscire dagli schemi’ per sviluppare il problem-solving, come l’Outdoor Training conduce a fare, rappresenta infatti l’essenza applicativa delle attività Outdoor, perché contribuisce a risolvere il problema della emarginazione e dell’anonimato di tanta parte del territorio non urbano, ‘facendo uscire’ la loro programmazione economica dagli schemi del passato e nello stesso tempo gli utenti del turismo di massa dai percorsi abituali, per renderli tutti utenti-protagonisti della Green Economy.

©Futuro Europa®

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