Italia delle Regioni

Nell’agenda programmatica del governo Renzi (proveniente dall’esperienza di sindaco di una delle città capitali mondiali dell’Arte, della Cultura e del Turismo) il Ministero delle Attività ed i Beni Culturali e del Turismo, affidato a Dario Franceschini, pare avrà un’importanza “strategica”  che nel passato le era stata negata.

Ricordiamo la positiva esperienza del ministro Alberto Ronchey, tra l’altro valentissimo nostro collega giornalista, fautore durante la sua esperienza ministeriale della Legge 14 gennaio 1993 – cosiddetta legge Ronchey – concernente la gestione dei servizi aggiuntivi negli Istituti d’Arte e Antichità dello Stato, portando una ventata di novità nella materia dei Beni Culturali e Ambientali, vera risorsa , petrolio della nostra Italia .

Per salvare e promuovere  il nostro patrimonio culturale è necessaria una “rete” di tutela e valorizzazione di livello regionale, provinciale-comprensoriali  e comunale .   Chi scrive ha vissuto nei primissimi  anni ‘90 del Novecento la splendida  quanto impegnativa esperienza di assessore alla Cultura di un  comune del Lazio, ai confini con l’Umbria.

Proprio sulla scorta di quella esperienza  vorrei formulare  una proposta, da dibattere e realizzare in occasione della prossima campagna per le elezioni  Europee e Comunali del 25 maggio prossimo: avviare in ogni comune ed ai vari livelli  regionali e centrali  una nuova “ Costituente per la cultura” immediatamente operativa. In ogni regione del “Bel Paese” giacciono dimenticati, o meglio non manutenuti o non adeguatamente conservati una  miriade di beni culturali di ogni genere, archeologico, museale,  archivistico, librario, sino al modernariato: i Bronzi di Riace in Calabria, sottratti da tempo al pubblico , lo scandaloso stato manutentivo di Pompei, secondo sito archeologico mondiale per visite turistiche dopo le Piramidi egizie, sono gli esempi recenti più eclatanti. Alcuni siti di Roma Capitale e delle province del Lazio non sono da meno.

Avviare in ogni comune e ai vari livelli  regionali e centrali  una nuova  “Costituente per la cultura” immediatamente operativa: come proponeva nel marzo del 2012 un Manifesto a favore di una nuova “Costituente per la Cultura” promosso dal giornale economico IlSole24Ore: “Niente cultura, niente sviluppo. Dove per “cultura” deve intendersi educazione, istruzione, ricerca scientifica, conoscenza.”

Con la compartecipazione delle imprese del territorio e la collaborazione tra Università, istituti scolastici e privati diviene determinante per gli eventi di cultura, occorre operare una vera rivoluzione copernicana nel rapporto tra sviluppo e cultura. Da “giacimenti di un passato glorioso”, ora considerati ingombranti beni improduttivi da mantenere,” i beni culturali e l’intera sfera della conoscenza devono tornare a essere determinanti per il consolidamento di una sfera pubblica democratica, per la crescita reale e per la rinascita dell’occupazione.”

Per una costituente per la cultura occorrono azioni diffuse e capillari dal governo e dai territori.   L’articolo 9 della Costituzione «promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione». Questi temi sono saldamente intrecciati tra loro. “Niente cultura, niente sviluppo”. Dove per “cultura” deve intendersi una concezione allargata che implichi educazione, istruzione, ricerca scientifica, conoscenza. E per “sviluppo” non una nozione meramente economica, incentrata sull’aumento del Pil, che si è rivelato un indicatore alquanto imperfetto del benessere collettivo e ha indotto, per fare solo un esempio, la commissione mista Cnel-Istat a includere cultura e tutela del paesaggio e dell’ambiente – e noi aggiungiamo il requisito correlato della qualità e sostenibilità della vita urbana specie per ragazzi, anziani e disabili –  tra i parametri da considerare. Mi riferisco ad una associazione a carattere comunale fondata con alcuni amici e denominata “Città giardino 1905 per la qualità urbana”.

E’ quanto mai necessaria una cooperazione tra i ministeri centrali e  regionali per ridare risorse alla Cultura.  Oggi si impone un radicale cambiamento di marcia. Un nuovo sviluppo delle attività  culturali  deve ripristinare i necessari collegamenti  tra centro e territori regionali e provinciali. Si tratta di promuovere il funzionamento delle istituzioni mediante la loro leale cooperazione, individuando e risolvendo i conflitti a livello normativo (per esempio i conflitti Stato-Regioni per le norme su ambiente e paesaggio,  mentre assistiamo al consumo del territorio e lottizzazioni selvagge con costruzioni spesso inutili sotto il profilo economico, edilizio oltre che della reale qualità della vita delle città.

Complementarità pubblico-privato, il ruolo insostituibile del volontariato. Sgravi ed equità fiscale   La complementarità tra pubblico e privato,  implica una forte apertura all’intervento dei privati; penso all’iniziativa “infrastrutturale” a rete sulle Aree di Servizio di Autostrade per l’Italia S.p.A. “Sei in un Paese Meraviglioso”, oltre che all’intraprendente settore del “volontariato culturale” locale e nazionale come, ad esempio,  la rete del Fondo per l’Ambiente Italiano FAI,  nella gestione del patrimonio pubblico, deve divenire cultura diffusa e non presentarsi solo in episodi isolati.

Questa nuova collaborazione pubblico-privato può svilupparsi  solo se non è pensata come sostitutiva dell’intervento pubblico, ma fondata sulla “condivisione operativa” con le imprese e i singoli cittadini del valore pubblico della cultura. Si è osservato in questi anni che laddove il pubblico si ritira anche il privato diminuisce in incisività, mentre politiche pubbliche assennate hanno un forte potere motivazionale e spingono anche i privati a partecipare alla gestione della cosa pubblica. Opportunamente vanno sollecitati provvedimenti legislativi efficaci a sostegno dell’intervento privato, attraverso un sistema di sgravi fiscali, ricordando che  in molti paesi europei persino il biglietto per un museo o un teatro è detraibile fiscalmente .

Misure di questo genere ben si armonizzano con l’attuale azione di contrasto all’evasione a favore di un’equità fiscale finalizzata a uno scopo comune: il superamento degli ostacoli allo sviluppo del paese.

©Futuro Europa®

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