Cronache dai Palazzi
Periodo di bilanci su vari fronti a partire dal canone Rai che ha creato tensioni all’interno della maggioranza. In commissione Bilancio del Senato Forza Italia, votando insieme con le opposizioni, ha bocciato l’emendamento leghista sostenuto da Fratelli d’Italia che prorogava il taglio del canone Rai da 90 a 70 euro anche per il 2025. Nella manovra del 2023 il canone destinato al Servizio pubblico radiotelevisivo era stato per l’appunto ridotto di 20 euro, includendolo nella bolletta elettrica, e il governo avrebbe garantito un contributo straordinario di oltre 450 milioni, ottenuto dalla fiscalità generale, contributo sul quale avrebbe premuto Forza Italia decidendo di votare contro nel 2024, anche se i motivi potrebbero essere anche altri, ad esempio gli introiti pubblicitari ai quali l’azienda pubblica radiotelevisiva potrebbe ricorrere, a causa di una eventuale diminuzione del canone, a danno delle entrate della tv commerciale. La Lega ha risposto astenendosi su un provvedimento a favore della sanità calabrese. Posta in seguito la fiducia passata con 100 voti a favore (tutti appartenenti alla maggioranza), 46 contrari e un astenuto, il decreto passa ora a Montecitorio dove deve essere convertito in legge entro il 18 dicembre. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti (Lega) ha a sua volta invitato a “non enfatizzare troppo” dato che “queste cose sono sempre accadute; l’importante, come si dice nel calcio, è che regga la difesa”.
“Se abbiamo trovato l’accordo sul cessate il fuoco in Libano possiamo farlo pure sul canone Rai”, è stata invece la reazione della premier Giorgia Meloni cercando di attenuare il colpo. Nel contempo fonti di Palazzo Chigi cercano di minimizzare le voci di un’eventuale spaccatura letale per la maggioranza, dichiarando: “Il governo è fortemente impegnato nel sostegno a famiglie e imprese operando sempre in un quadro di credibilità e serietà. L’inciampo in maggioranza sul canone Rai non giova a nessuno”. In definitiva tra i leader della maggioranza sembra che sia stato pattuito che “sul canone Rai si troverà un accordo politico”.
A proposito della situazione generale non sono d’accordo i sindacati e i 500 mila cittadini scesi in piazza venerdì 29 novembre. Il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, sottolinea come “le piazze piene” siano “la miglior risposta al governo”, una protesta che ha coinvolto sia il settore pubblico sia il settore privato ad esclusione dei trasporti ferroviari. “La maggioranza di questo Paese chiede di cambiare delle leggi balorde e soprattutto chiede che il lavoro e la dignità delle persone torni ad essere al centro”. Per il segretario Uil, Pierpaolo Bombardieri, “I salari” ossia “la questione economica”, rappresenta “uno dei principali temi”, dato che “le persone normali che vivono di stipendio, che vivono di pensione, arrivano con difficoltà alla fine del mese e questo deve essere un problema centrale nel confronto con il governo”. Bombardieri rimarca che le organizzazioni sindacali avevano chiesto all’esecutivo di “detassare gli aumenti contrattuali, di parlare di contrattazione di secondo livello per parlare di competitività in questo Paese”, senza trascurare “i servizi, la sanità, i contratti dei lavoratori che operano in questi settori che perdono spesso la vita per salvare quella degli altri”.
“Lo sciopero è un diritto”, sottolinea Landini e “sembra chiaro che c’è stato un tentativo esplicito di mettere in discussione questo diritto”, aggiunge, ricordando inoltre che in Parlamento si discute di “un decreto, che viene chiamato decreto sicurezza, e noi chiediamo che sia ritirato, che vuole far diventare un reato lo sciopero, i blocchi stradali, l’occupazione delle fabbriche quando chiudono. È chiaro che siamo di fronte al tentativo serio di una svolta autoritaria che mette in discussione la libertà di esistere e la libertà delle persone”.
In sostanza per Cgil e Uil – assente la Cisl – non si tratta di una manovra che riduce le tasse, al contrario “le tasse per i lavoratori dipendenti e pensionati stanno aumentando” e non si tassano rendite e profitti né si combatte l’evasione fiscale. Nel 2024 dipendenti e pensionati hanno pagato circa 17 miliardi di Irpef (il 90% del totale). “Stiamo chiedendo che quei 17 miliardi tornino a chi ha pagato quelle tasse, investendo sulla sanità pubblica, facendo le assunzioni dei pubblici dipendenti, mettendo soldi per aumentare salari, riducendo la precarietà facendo ripartire gli investimenti. Stanno facendo una manovra che ancora una volta colpisce il mondo del lavoro e in particolari dipendenti e pensionati, giovani e donne che sono più colpite dalla precarietà”, ha ammonito Landini.
Parole forti che accentuano la spaccatura tra maggioranza e opposizioni. Fratelli d’Italia e Lega oltre a rimarcare l’oltraggio nei confronti delle forze dell’ordine affermano che le città sono state ostaggio degli scioperi e parlano apertamente di “rivolta sociale” messa in atto dal sindacato. Forza Italia rimarca che si è trattato di “uno sciopero politico” che in verità non ha raccolto il consenso di tutti i sindacati.
Dalle opposizioni per la segretaria dem, Elly Schlein, in primo piano vi sono le “difficoltà di lavoratrici e lavoratori che il governo continua ad ignorare” e si tratta di “uno sciopero su una manovra che taglia la sanità pubblica, che taglia la scuola, che non prevede il rinnovo contrattuale di 5 milioni di lavoratori e lavoratrici, che ha mancato le promesse di aumento sulle pensioni”. È inoltre “un momento per difendere il diritto di sciopero previsto dalla Costituzione”. Giuseppe Conte, invece, sottolinea che “tutti scioperano, tutti si lamentano eccetto le industrie delle armi e le banche”, e per quanto riguarda la presidenza della Commissione europea di nuovo nelle mani di Ursula von der Leyen Conte preannuncia un periodo di ulteriore austerità.
In definitiva secondo gli ultimi dati Istat la situazione del lavoro in Italia registra dei miglioramenti in termini congiunturali con un aumento degli occupati pari a 124 mila unità (+0,5% rispetto al primo trimestre 2024), “a seguito della crescita dei dipendenti a tempo indeterminato (+141 mila, +0,9%) e degli indipendenti (+38 mila, +0,7%) che ha più che compensato la diminuzione dei dipendenti a termine (-55 mila, -1,9%)”.
In diminuzione anche il numero di disoccupati (-84 mila, -4,6% in tre mesi) mentre aumenta il numero degli inattivi di 15-64 anni (+32 mila, +0,3%). A proposito di “tassi”, il tasso di occupazione raggiunge il 62,2% (+0,2 punti), quello di disoccupazione scende al 6,8% (-0,3 punti) e il tasso di inattività 15-64 anni risulta stabile al 33,1%.
Per quanto riguarda la manovra la partita ora si sposta sul disegno di legge di Bilancio che dovrà essere esaminato dalla commissione Bilancio della Camera, all’interno della quale le votazioni dovrebbero iniziare il 9 dicembre. Tra gli emendamenti “supersegnalati”, che andranno al voto, vi sono quelli di Forza Italia e di Noi Moderati che prevedono un voucher fino a 2 mila euro per coloro che iscrivono i figli in una scuola paritaria. La Lega preme a sua volta sulla flat tax. Si tratta di emendamenti che non verranno approvati necessariamente ma che risultano importanti sul terreno delle cosiddette “compensazioni”, ossia le modifiche alla manovra che dovrebbero restituire un equilibrio alla coalizione di maggioranza.
Non ci sarà infine la norma bavaglio. Oltre a nuove regole per la cyber security, la crisi d’impresa, l’edilizia penitenziaria e norme riguardanti il rinvio delle elezioni dei consigli giudiziari, il decreto giustizia che ha provocato un duro scontro con la magistratura prevedeva, infatti, anche una stretta disciplinare per giudici e pm, in particolare l’ipotesi di sanzionare i magistrati che non si astengono “quando sussistono gravi ragioni di convenienza”. Ma, anche in seguito alla protesta dei magistrati, tale norma non sarà presente nel testo che arriverà in Cdm prossimamente. “Ci stiamo incamminando su un crinale pericolosissimo” aveva ammonito il presidente dell’Associazione nazionale magistrati (Anm), Giuseppe Santalucia, sottolineando che sono le stesse istituzioni europee “a richiamare i giudici al diritto-dovere di intervenire ogni qualvolta ne venga messa in discussione l’autonomia”. Alcun dubbio di fronte alla funzione essenziale del magistrato: “Il magistrato è un pubblico ufficiale particolare che ha delle grandi responsabilità”, è stata la replica del viceministro Francesco Paolo Sisto, specificando: “Non si tratta di mettere bavagli. C’è un problema di misura, di equilibrio”. In definitiva ciò che sarà permesso, e cosa no, non è ancora nero su bianco e la norma dovrà a tale proposito essere riscritta.
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