A che velocità veniamo informati?

Facciamo un gioco. Digitiamo Cartagine su un motore di ricerca e vediamo quanto tempo è necessario per percorrere il tragitto dalla antica fiera nemica di Roma. Ma non in aereo: a piedi.

Il motore di ricerca mi dice che, oggi, occorrono quattro giorni e cinque ore; tuttavia, il trasporto via mare è calcolato con due comode imbarcazioni a motore che ci portano prima a Trapani e poi da Palermo a Napoli per continuare poi la nostra passeggiata.

Quanto tempo realmente occorse a qualche messaggero di Scipione l’Africano per portare al Senato la notizia della vittoria della battaglia di Zama? Non è dato sapere quanto tempo occorse al leggendario Fidippide per giungere da Maratona ad Atene dove stramazzò al suolo dopo aver gridato al popolo “nikè” (vittoria), per far sapere al popolo che l’esercito di Milziade e Temistocle aveva sconfitto i persiani. Ma sicuramente molto di più rispetto alle due ore e trentacinque secondi dell’attuale record del mondo.

Storia antica a parte, dal momento in cui si è sviluppato l’uso della stampa, le notizie hanno iniziato a diffondersi più velocemente e la notizia della scoperta dell’America da parte di Colombo ha fatto il giro d’Europa in circa un anno, tempo quasi incredibile se consideriamo l’epoca. La notizia dell’affissione delle tesi di Lutero alla porta della chiesa del castello di Wittenberg sembra impiegò poche settimane per giungere a Roma. Oggi ricevere notizie con simili tempistiche è semplicemente impensabile.

Sembra che il primo quotidiano registrato sia stato nel 1618 il “Courante uyt Italien, Duytslandt, ecc. (“Attualità dall’Italia, Germania, ecc.”); era pubblicato in Olanda ed evidentemente, all’epoca le notizie dall’Italia erano interessanti. Già nel XV secolo, con l’invenzione della stampa a caratteri mobili avevano fatto la loro comparsa fogli di notizie. Questi fogli erano spesso piccoli e contenevano notizie, eventi locali, e avvisi ufficiali. Teniamo anche conto che, all’epoca, l’analfabetismo era molto diffuso.

Per arrivare ai primi veri giornali con pubblicazioni più regolari e organizzate, come il “London Gazette” nel Regno Unito (1665) e la “Gazzetta di Venezia” in Italia (1631), che rappresentano i primi passi verso la creazione di giornali regolari e strutturati.

Il primo giornale pubblicato negli Stati Uniti fu “Publick Occurrences Both Forreign and Domestick,” a Boston nel 1690 e fu bandito dopo un solo numero per la sua audacia nell’affrontare questioni delicate e percepito come una minaccia alle autorità dell’epoca.

Poi è arrivata la tecnologia. I programmi radio regolari iniziarono a essere trasmessi nel corso degli anni Venti del secolo socrso. La radio stava vivendo una rapida crescita come mezzo di comunicazione di massa, e gli anni ’20 videro l’evoluzione da trasmissioni occasionali a una programmazione più strutturata e regolare.

Un momento significativo fu l’inaugurazione della stazione KDKA a Pittsburgh, Pennsylvania, nel 1920. La KDKA è spesso considerata la prima stazione radio commerciale regolare al mondo e ha trasmesso il primo risultato delle elezioni presidenziali degli Stati Uniti nel novembre 1920.

I programmi televisivi regolari iniziarono a essere trasmessi a partire dagli anni 1930 e 1940, ma la televisione iniziò a diffondersi in modo più significativo solo dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale e già nel 1936 la BBC a Londra aveva iniziato a trasmettere programmi televisivi regolari. Il servizio televisivo pubblico della BBC fu uno dei primi al mondo.

Da questi primi sviluppi, l’industria dei giornali ha continuato a evolversi nel corso dei secoli, diventando un importante mezzo di informazione e comunicazione di massa. Oggi la comunicazione è in tempo più che reale e l’immagine di un inviato sul luogo di un terremoto o di un’alluvione, quando l’evento è passato, dà la sensazione di notizie del passato. Tutto deve arrivare sui nostri smartphone nello stesso momento in cui avviene, altrimenti è vecchio.

Ma c’è una particolarità da considerare. Non è più necessario attendere un messaggero o l’ultima edizione di un giornale. Oggi l’informazione la facciamo tutti noi.

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