Andrea Ferretti: “extra profitti”, non è un dramma

A sorpresa, nell’ultimo Consiglio dei ministri il Governo ha varato una misura che prevede una tassazione straordinaria degli “extra profitti” delle banche. L’imposta dovrebbe alimentare un fondo per l’acquisto della prima casa e una riduzione della pressione fiscale sulle famiglie. A questo proposito, abbiamo intervistato il professor Andrea Ferretti, economista, docente al Master in Scienze economiche e bancarie europee alla LUISS Guido Carli, oltre ad essere una delle firme del nostro giornale.

Professor Ferretti, lei è d’accordo sulla tassazione degli “extra profitti” delle banche?

In linea di principio, in presenza di fatti e variabili di natura eccezionale, l’imposizione da parte di un Governo di misure straordinarie in nome di una solidarietà collettiva è accettabile. Mi riferisco qui alla pandemia, alle conseguenze di una guerra o ad eventi climatici imprevedibili. Il problema è che nel caso attuale l’aumento dei tassi derivante dalle politiche monetarie della BCE non è affatto un elemento eccezionale esogeno, ma semplicemente una delle fasi di un ciclo economico. Anzi, in realtà, erano i tassi bassissimi o addirittura negativi a costituire un evento eccezionale: chi ha preso un mutuo a tasso variabile (anziché fisso) ha fatto una precisa scelta finanziaria e ha risparmiato per anni sugli interessi pagati. In sostanza, in mancanza della straordinarietà dell’evento, una tassazione non prevista e che va a toccare redditi già conseguiti può costituire un precedente pericoloso perché cambia in corsa le regole del gioco.

Che conseguenze potrebbero esserci per le banche italiane?

Non mi preoccupa il calo in Borsa degli istituti di credito: le nostre banche vanno molto bene, sono solide e hanno raggiunto ormai buoni livelli di redditività, per cui i cali in Borsa saranno tranquillamente riassorbiti. Quello che mi preoccupa invece è il fatto che una improvvisa tassazione degli “extra profitti” delle banche possa iniettare una cospicua dose di incertezza sui mercati. Infatti, questa incertezza potrebbe ridurre la propensione degli investitori a collocare risorse nel settore bancario o, comunque, a rendere più costoso per la banca il reperimento dei capitali. E questo potrebbe essere un problema perché le più stringenti regole di Basilea imporranno alle banche un rafforzamento patrimoniale e quindi, probabilmente, la necessità di attirare nuovi capitali.

Potrebbero esserci conseguenze anche per le aziende?

Non bisognerebbe mai dimenticare che in Italia le aziende ed in particolare le PMI hanno una fortissima dipendenza finanziaria dalle banche, molto più che all’estero. Di conseguenza, ogni intervento normativo che tocchi le banche va molto ben ponderato per i possibili contraccolpi sulle aziende. Nel caso in esame, bisogna evidenziare innanzitutto che, poiché la tassazione straordinaria va a colpire il margine di interesse e non le commissioni delle banche, ne consegue che verrebbero colpite maggiormente le banche più attive sul fronte dei prestiti ai privati e alle imprese, rispetto a quelle più focalizzate sulla finanza. E questo, nell’attuale fase economica, potrebbe danneggiare un comparto produttivo in faticosa ripresa.

Interessanti le sue considerazioni. Ma, in conclusione, è una misura che andrebbe rivista in profondità?

Salvo le considerazioni di carattere generale sin qui esposte, ritengo che non ci saranno conseguenze drammatiche: il Governo è già all’opera per tarare la misura in maniera più equilibrata in modo che il sostegno previsto alle famiglie maggiormente esposte sul fronte dei mutui non generi contraccolpi significativi alle nostre banche e al nostro sistema produttivo.

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