Cronache dai Palazzi

Dopo un anno di guerra tra Russia e Ucraina, il capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha accolto al Quirinale i nuovi Alfieri della Repubblica, giovani fino a 18 anni che per comportamento e attitudini, rappresentano un modello di buon cittadino. Quest’anno i premiati si sono distinti nel campo della solidarietà e della pace, e la consegna degli attestati è avvenuta un anno esatto dall’inizio del conflitto in corso. L’attestato attribuisce il titolo di “Alfiere della Repubblica” e viene concesso ai cittadini italiani, anche residenti all’estero e ai cittadini stranieri residenti, che siano nati nel nostro Paese o abbiano frequentato con profitto le scuole italiane per almeno 5 anni. Quest’anno, nel 2023, sono stati 30 – sedici maschi e quattordici femmine – gli insigniti del prestigioso premio dal presidente della Repubblica. Ognuno di loro si è distinto per attività particolarmente lodevoli soprattutto nei confronti degli altri e la dote che quindi li accomuna è l’altruismo.

Nella nota rilasciata dalla Presidenza della Repubblica si spiega che la scelta è stata “orientata a valorizzare comportamenti e azioni solidali, ora nell’ambito di un’accoglienza a ragazzi ucraini in fuga dalla guerra, ora attraverso gesti di amicizia e di cooperazione, inclusione affinché le diversità non diventino mai barriere”. Tra gli Alfieri premiati quest’anno i più giovani sono nati nel 2012. “I testimoni scelti – si legge nella nota del Quirinale – non costituiscono esempi di azioni rare, ma sono emblematici di comportamenti diffusi tra i giovani, che illustrano un mosaico di virtù civiche di cui, per fortuna, le nostre comunità sono ricche. Le storie degli Alfieri della Repubblica possono anche essere viste, dunque, come la punta di un grande iceberg che rappresenta, in ogni territorio, la vita quotidiana dei giovani”.

Il presidente Mattarella ha inoltre assegnato quattro targhe per azioni collettive con l’intento di valorizzare la partecipazione attiva e solidale dei giovani, al fine di sostenere un loro più consapevole protagonismo. Tra i soggetti destinatari delle azioni di solidarietà da parte dei giovani vi sono anziani soli assistiti durante la fase più acuta della pandemia, bambini ucraini in fuga dalla guerra accolti in Italia da coetanei che in alcuni casi, conoscendo la lingua, hanno svolto ad esempio un’azione di mediazione culturale, come Alexander di Città di Castello di madre russa e Maria Grazia di Serrastretta in provincia di Cosenza. Altri giovani si sono invece impegnati per contrastare il bullismo e favorire l’inclusione di coetanei in difficoltà ideando anche delle campagne multimediali di sensibilizzazione.

A proposito di pace il presidente Mattarella ha sottolineato che “la pace non è solo il frutto degli accordi tra i governi ma è soprattutto il frutto dei sentimenti dei popoli, di come all’interno di essi si vive e ci si esprime”. E di mancati processi di pace si parla nello specifico in queste ore a proposito della guerra in Ucraina, esattamente dopo un anno dal suo inizio il 24 febbraio 2022.

Dopo la visita della premier Meloni a Kiev, dove ha incontrato il presidente ucraino Zelensky, si è riacceso il dibattito sull’invio di nuove armi all’Ucraina e il fatto se sia giusto o meno giusto fornire nuovi armamenti. Dopo aver visto con i propri occhi i luoghi della guerra, dopo aver guardato negli occhi la gente di quella terra martoriata, il presidente del Consiglio Meloni ha a sua volta dichiarato di essere ancor più convinta che la linea dell’Italia a sostegno del Paese aggredito da Mosca “è quella giusta”, mentre tra i cittadini italiani – secondo un sondaggio Ipsos per conto del Corriere della Sera tra il 21 e il 23 febbraio – aumenta il numero degli equidistanti.

Gli italiani risultano preoccupati del conflitto in Ucraina e sembrano temere in primo luogo le ricadute economiche, per di più non pensano che la guerra si risolva in tempi brevi. La simpatia per il Paese di Zelensky appare affievolita a favore di un atteggiamento più equidistante o comunque non a favore né dell’uno né dell’altro contendente. Negativo, nel complesso, il giudizio a proposito dell’invio di nuove armi a Kiev, i contrari sono in aumento rispetto ad un anno fa (45% contro il 33%). “Gli italiani confermano di essere preoccupati (tra molto e abbastanza sono il 79%) per quanto riguarda il perdurare del conflitto – spiega il direttore di Ipsos, Nando Pagnoncelli -. Lo sono soprattutto per le sue ricadute economiche (49%) più che per le conseguenze umanitarie (14%)”. In aumento inoltre il timore che la guerra possa “degenerare in un conflitto mondiale”. Il consenso pende decisamente sull’Ucraina (47% rispetto al 7% per la Russia) ma i consensi sono scesi di dieci punti in un anno ed è aumentata la percentuale (38%) di coloro che “non si schierano con nessuna delle due parti”. Con il passare dei mesi è diminuita anche la percentuale degli italiani favorevoli alle sanzioni alla Russia: erano il 55% nel marzo 2022, sono il 46% oggi, mentre i contrari sono passati dal 31% al 38%.

Per Palazzo Chigi il governo italiano è comunque riuscito “a tenere la barra dritta in politica estera”, nonostante il nostro Paese presenti un’opinione pubblica assolutamente divisa per quanto riguarda il sostegno alla causa di Kiev. Sull’aggressione del Cremlino all’Ucraina il governo Meloni ha mantenuto “una posizione chiarissima” fin da subito. “Grazie a Fratelli d’Italia abbiamo dimostrato di essere un partner serio, affidabile, credibile. È quello che volevo perché è il modo migliore di difendere gli interessi nazionali”, ha affermato Meloni. “Una nazione coraggiosa e affidabile, che non tentenna sulla politica estera”. Un sostegno che secondo la premier Meloni è ampiamente apprezzato dal popolo ucraino e dal suo presidente.

I partiti non sono tutti a sostegno dell’invio di nuove armi a partire dagli alleati di governo tra cui la Lega che, pur sostenendo “la difesa dell’Ucraina aggredita”, auspica l’instaurazione di “un tavolo di pace” prima possibile. Forza Italia, invece, ritiene che ci siano delle responsabilità da “entrambe le parti”. Da New York il ministro degli Esteri Tajani (FI) ha ribadito che “Forza Italia e Berlusconi hanno sempre votato contro la Russia e a favore dell’Ucraina”; in particolare per Tajani “non c’è nessuno sgretolamento” del sostegno italiano a Kiev. L’Italia, in particolare, sostiene tutte “le iniziative di pace che però non possono essere la resa dell’Ucraina”. Di fronte all’Assemblea generale dell’Onu, a un anno dall’invasione, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha ribadito che “la posizione dell’Italia è sempre stata molto chiara: l’aggressione russa contro l’Ucraina è una chiara violazione della Carta delle Nazioni Unite”. In particolare l’Italia è tra i 75 Paesi che sostengono la risoluzione presentata da Kiev per “una pace giusta e duratura” con il ritiro delle truppe di Mosca “all’interno di confini internazionalmente riconosciuti”. Tajani ha infine auspicato che si persegua la strada del “dialogo” per una zona franca intorno alla centrale nucleare di Zaporizhzhia e l’invio di più navi di grano dall’Ucraina in Africa. Tra i banchi dell’opposizione il Partito democratico si è schierato a favore di Kiev anche se al proprio interno non sono tutti d’accordo per quanto riguarda l’invio di armi. Il Movimento 5 Stelle chiede, invece, lo stop all’invio di armi e ha votato no all’ultimo decreto, come l’alleanza Verdi-Sinistra Italiana. “Se l’unica strategia resta quella dell’invio di armi non si avvicinerà il momento della trattativa”, ha affermato Nicola Fratoianni. Il Terzo Polo è infine dalla parte dell’Ucraina “senza alcuna incertezza”, in quanto sono “le donne e gli uomini di Kiev che sono stati invasi e coinvolti in una guerra folle”, ha affermato Matteo Renzi.

Il presidente Mattarella ha infine promulgato il Milleproroghe con riserve e governo e Parlamento dovranno correggere ad esempio le norme sui balneari. Come scrive il capo dello Stato nella lettera ai presidenti delle Camere dopo la promulgazione, sulle concessioni demaniali “è evidente che i profili di incompatibilità con il diritto europeo e con decisioni giurisdizionali accrescono l’incertezza del quadro normativo e rendono indispensabili, a breve, ulteriori iniziative di governo e Parlamento”.

Per il capo dello Stato “sarà infatti necessario assicurare l’applicazione delle regole della concorrenza e la tutela dei diritti di tutti gli imprenditori coinvolti, in conformità con il diritto dell’Unione, nonché garantire la certezza del diritto e l’uniforme applicazione della legge nei confronti dei soggetti pubblici e privati che operano in tale ambito”. Dato che si tratta di “provvedimenti che, per loro natura, attengono ad ‘ambiti materiali diversi ed eterogenei’, quando se ne smarrisce la ratio unificatrice, rappresentata dall’esigenza regolatoria di carattere temporale, si trasformano in decreti-legge omnibus del tutto disomogenei, vale a dire in meri contenitori dei più disparati interventi normativi”. Viene infine rilevata “una copertura finanziaria insufficiente in proiezione temporale che, al fine di assicurare il pieno rispetto dell’art. 81 della Costituzione, dovrà essere integrata con il primo provvedimento legislativo utile”. In definitiva, il Milleproroghe dovrà subire delle modifiche funzionali alla piena e concreta realizzazione del Pnrr.

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