Un anno da dimenticare

A chiusura di ogni anno, è d’uso fare un bilancio dei dodici mesi trascorsi e tentare di fare previsioni per l’anno che viene. Purtroppo, il 2022 sarà ricordato, sul piano pubblico, come uno dei peggiori dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Facile indicarne la causa: la brutale, selvaggia aggressione russa all’Ucraina, con il suo quotidiano spettacolo di distruzioni e di morte, e le dure conseguenze economiche per buona parte del mondo, tra cui l’Italia e il resto dell’Europa libera.

Mai, dal 1945, avevamo avuto la guerra, una guerra spietata, alle nostre porte. Mai un fornitore di energia ci aveva ricattati così pesantemente. Se le cose non sono andate irreparabilmente peggio, almeno a casa nostra, è per la saggezza e la rapidità con cui Mario Draghi e il Ministro Cingolani hanno trovato fonti alternative e perché l’Europa ha adottato le contromisure necessarie, tra cui la fissazione di un tetto al prezzo del gas e del petrolio. Ma il conto che le azioni criminali di Mosca fanno pagare all’umanità resta pesante.

Guardando al 2023, sarebbe ingenuo farsi false speranze. Putin non dà il minimo segno di voler negoziare seriamente, e Kiev, anche sotto la pioggia dei missili e dei droni, è troppo fiera per cedere. Ma non è il solo problema: si sta delineando con chiarezza una insana alleanza tra le dittature russa e cinese, in chiave antioccidentale. Pechino si muove con maggior prudenza e, a chiacchiere, parla di dialogo e di pace, ma ha tutto l’interesse per indebolire Stati Uniti e Occidente per poter finalmente impadronirsi di Taiwan. E il conflitto, se scoppiasse, sarebbe grave, perché coinvolgerebbe Australia, Giappone e forse l’India.

La banda criminale del Cremlino può contare anche su altri criminali: l’Iran e la Corea del Nord, lieti di fornire le armi per l’eccidio di ucraini. Parlare della Corea, un popolo intero tenuto ostaggio dalla follia di un pazzo megalomane, è inutile. Ma lo spettacolo di feroce repressione in Iran è sotto i nostri occhi. Purtroppo, tutto lascia credere che, come Mosca continuerà con i suoi crimini, così il regime dei vecchi ayatollah continuerà a uccidere, in nome di un Dio spietato di cui ci si arroga una volontà non dimostrabile. Anche in Afghanistan, il regime talebano ha mantenuto tutte le sue peggiori promesse, riducendo le donne allo stato di oggetti, appendici e schiave del maschio. E non finisce qui: il 2 gennaio assume in Israele il nuovo governo guidato da Netanyahu, alla testa di una coalizione la più a destra della storia di quel paese e quindi ogni barlume di speranza di pace nel Medio Oriente scompare.

E noi, nella civile Europa, nella civile Italia, cosa possiamo fare? Poco o nulla, ahimè, se non mantenere la nostra posizione morale e tradurla, quando occorre, in sanzioni, anche se costose per noi stessi. Grazie al cielo, la nuova giovane premier, Giorgia Meloni, smentendo molti timori della vigilia, si sta dimostrando seria e coerente sia rispetto all’Europa, sia rispetto alla NATO. Un piccolo raggio di luce in tanta tenebra.

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