Il coraggio di essere Franco (Docufilm, 2022)

Angelo Bozzolini ci racconta Battiato, proprio come l’abbiamo conosciuto, da giovani fan appassionati della sua musica, ai tempi del cinghiale bianco e della voce del padrone, studenti universitari distratti e liceali sfaccendati, che ricordano di averlo visto cantare persino a Piombino, nel cortile della vecchia scuola media. Tempi lontani, anzi lontanissimi, di quando Battiato era un ragazzotto di nessun successo, vestiva abiti provocatori, vagando per palcoscenici di provincia, in un’Italia ancora scettica sul suo modo di concepire il mestiere di cantante. Bozzolini fa emergere il Battiato nascosto, quello che ha ridefinito il concetto di pop, compenetrandolo di musica colta e rivoluzionando il modo di far musica, cambiando sempre, disco dopo disco. Un film dove lo spettatore curioso troverà il Battiato musicista e poeta, ma anche il regista sopraffino (Del perduto amore è cinema da amarcord, indimenticabile) e le curiosità spicciole, come la partecipazione nel ruolo di un santone nel dimenticato (ma da non dimenticare) Baba Yaga del mio amico Corrado Farina.

Il film raccoglie testimonianze di persone vicine al cantante, tra queste la nipote Cristina, Gregorio Alicata, Willem Dafoe, Giovanni Caccamo, Vittorio Sgarbi, Marco Travaglio e Sonia Bergamasco. Il commento fuori campo e in prima persona è affidato alla voce di Alessandro Preziosi, mentre la macchina da presa si avventura nelle case di Milano e di Milo (in Sicilia), scopre documenti inediti, sviscerando nei minimi particolari un’eccellente produzione musicale. Il problema di certe operazioni è l’eccesso di contenuti didascalici, soprattutto il tono da insegnante che Bozzolini (sceneggiatore e regista) inevitabilmente assume, visto che conosce a fondo l’argomento. Non lo definirei un difetto, solo un rischio calcolato, anche se al termine del film uno spettatore potrebbe chiedersi che cosa c’entri Antonio Scurati con Battiato (pure Travaglio e Sgarbi, eh?), ma è l’unico dubbio che ci viene, in tutta onestà, perché l’opera è così ben fatta che si segue con interesse e finisce per appassionare. Mi sono ritrovato a canticchiare i motivi più noti, da Paloma a Bandiera bianca, passando per Povera patria e La stagione dell’amore (versione Battiato), inevitabile commuoversi quando passano le note de La cura e i ricordi personali rincorrono un Centro di gravità permanente. Inevitabile Morgan, ormai un guru eletto a custode della musica italiana, che per fortuna ci fa ascoltare in uno struggente finale l’inedito Battiato mi spezza il cuore.

Bozzolini ci racconta tutto di Battiato, in gran parte cose che sapevamo (ma mica tutti saranno stati così preparati!), la spiritualità, il perfezionismo, la ricerca interiore, l’ascesi, il gusto per il silenzio, quel suo non voler comandare ma neppure essere comandato. Peccato che non si riesca mai a scalfire il muro del personale, che il documentario non affondi la lama della macchina da presa nel Battiato segreto, in quello che se ne stava per lunghi periodi in Sicilia, lontano dalle luci della ribalta. Il coraggio di essere Franco è un punto di partenza per cominciare a conoscere un grande musicista, un uomo di cultura, un cantante pop unico nel suo genere, che ci manca soltanto da più un anno e pare un secolo per il vuoto incolmabile che ha lasciato.

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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]

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