Draghi visto da noi residenti all’estero

Nell’ultima settimana ho seguito appassionatamente ed anche con preoccupazione tutte le vicende che hanno riguardato il mio Paese. Non c’è bisogno di specificare a cosa voglia alludere, è evidente che l’eco generata dal terremoto avvenuto nel Parlamento italiano è arrivata fino alla Penisola iberica. In questi ultimi giorni non si parla d’altro, in Italia ovviamente ma anche all’estero, molti giornali infatti affrontano il delicatissimo tema della crisi del governo Draghi.

Trentenne, vivo e lavoro in Spagna da alcuni anni e la mia percezione di Mario Draghi, sin da quando ha ricevuto l’incarico di Primo ministro, è sempre stata quella di rappresentare un simbolo di sicurezza ed unità. Naturalmente le lusinghe non sono mai gratuite, Draghi se le è ampiamente guadagnate e meritate con il suo lavoro sempre ai massimi livelli. Draghi ha dimostrato di essere un Capo di governo concreto, un tecnico, uno stratega ed un banchiere (ed ammettendo di avere – anche lui “banchiere” – un cuore e quindi di essere stato ferito dai tradimenti della politica) che ha risollevato l’Italia dalla paura e dall’incertezza, una condizione nella quale, purtroppo, il nostro Paese sembra eternamente condannata a vivere.

Da italiana residente in un vicino paese europeo mi sono sentita orgogliosamente rappresentata da questo Primo ministro, un tecnico a capo dell’Esecutivo, che non ha mai mostrato partitismo e che ha davvero adempiuto ai suoi doveri, come gli è stato chiesto dal nostro Presidente della Repubblica nel momento in cui gli fu affidata la responsabilità di questo esecutivo a febbraio dello scorso anno.

Forse azzarderò, ma Draghi alle volte è sembrato direi “apolitico”. Per meglio dire, mi è sembrato un uomo che si è sempre ed unicamente occupato di fare al meglio il proprio lavoro, senza badare agli interessi politici o ad eventuali pressioni di partito, poiché non ne faceva parte e mai ne ha voluto far parte, come del resto ha ampiamente ribadito nel suo discorso alle Camere.

Nel giro di una settimana ho visto il mio Paese affrontare le dimissioni di uno dei più efficienti capi di governo (che probabilmente l’Italia non ha mai avuto in questi ultimi venti o trent’anni), una crisi di governo ed infine uno scioglimento delle Camere. Ed oggi si parla solo delle prossime Elezioni anticipate che si terranno a fine settembre.

È parso come un colpo al cuore, l’ennesimo trauma che il mio tanto amato Paese e noi cittadini saremo costretti ad affrontare. Avvenuto poi in un periodo storico che tra l’altro non consente pause né rallentamenti, giacché la crisi economica e sociale a livello nazionale ed europeo è tra noi. Senza dimenticare anche che siamo in piena crisi post pandemia e con una guerra che stanno combattendo proprio dietro casa nostra.

Chi ci sarà dopo Draghi? Come si dice, si sa quel che si lascia ma non quel che si troverà. L’agenda proposta da Draghi sin dal momento dell’investitura a Capo del Governo è stata senza dubbio necessaria e rigorosa per l’Italia, viste anche le sfide globali non certo semplici che ci attendono. Mi domando allora, chi meglio di Draghi avrebbe potuto accompagnare l’Italia in questo percorso verso la soluzione dei problemi?

Confesso di aver perso la tranquillità e rabbrividisco per alcune dinamiche ed egoismi che temo non cambieranno mai nel mio Paese, nel modo di fare politica dei partiti populisti e conservatori, che ahimè, non possono certo dire di essere patriottici e di fare il bene dell’Italia, costringendo gli italiani ad andare alle urne in anticipo e a far crollare un governo che funzionava e che, son certa, funzionerà fino alla fine del suo mandato. Non penso che il mio Paese meriti questo, non meritiamo l’incertezza di governo alla quale ci stanno obbligando.

Draghi è definito dai media spagnoli e da quelli europei come un uomo concreto e la percezione che si ha in Europa con le sue dimissioni è quella di un enorme buco nero. Personalmente, ogni volta che vedo le immagini di Mario Draghi al TG spagnolo, vengo pervasa da un senso di orgoglio e penso “ecco, lui rappresenta il mio Paese! Vedete? Questi siamo noi italiani”.

Non penso che si debba santificare Draghi, non penso nemmeno che Draghi rappresenti la soluzione a tutti i problemi dell’Italia, ma penso abbia fatto cose alle quali, purtroppo, noi italiani non siamo abituati, ed evidentemente nemmeno la nostra classe politica (o almeno non tutta), ossia avere il polso e la fermezza di prendere decisioni “per l’Italia” e non per egoismi personali o per interessi di partito. Sono d’accordo con Maurizio Molinari, Direttore de La Repubblica, quando afferma che l’Italia perde uno dei governi più europeisti che abbia mai avuto. E, aggiungo, tutto ciò è davvero triste.

Facendo un paragone con la Spagna, non penso che la politica interna spagnola sia perfetta, penso che le vicissitudini e le incongruenze siano presenti anche nel Congresso spagnolo, ma almeno la Spagna ha mantenuto un’integrità che, nel bene e nel male, ha tenuto uniti tutti i pezzi dell’attuale governo a guida socialista almeno in un periodo contingente così difficile. L’idea di “unità” è rimasta sempre e lo stesso non si può dire per l’Italia, in cui i cambiamenti dei governi sono stati numerosi e non hanno fatto altro che creare insicurezza, frammentazioni e disaffezione tra i cittadini.

Se ne va a casa uno dei migliori e più neutrali Presidenti del Consiglio che l’Italia abbia mai avuto. Non mi stancherò mai di avere fiducia verso il mio Paese; forse parlo così perché in fondo ho solo trent’anni, ma conosco la storia del nostro Paese e credo fermamente nella “buona politica” e, allora, voglio essere una inguaribile ottimista. Anche se penso ci sia un cancro dentro la nostra società, un virus, che va ben più oltre le malattie fisiche o mentali, si tratta del virus che ha contagiato il mio Paese da molto tempo, forse già da prima della Prima Repubblica, e questo virus si chiama senza alcun dubbio “interesse personale di partito”.

Draghi verrà ricordato nei libri di Storia e trovo incoraggiante l’ottimismo da lui dimostrato nel suo ultimo discorso “L’Italia ha tutto per essere forte e credibile in tutto il mondo”. E, detto da un banchiere dalla mente fredda ed un cuore grande, non posso credere che non sia vero.

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