Italia delle Regioni

Sulla mobilità scolastica gestita dai comuni è stata presentata il 28 aprile scorso l‘indagine Federmobilità. “La giornata di oggi dimostra quanto sia necessario mettere intorno a un tavolo tutti gli attori istituzionali che hanno poteri decisionali sul tema della mobilità scolastica. Perché crediamo sia un tassello fondamentale per cambiare la cultura con cui ci si muove dei cittadini e incidere sulla sostenibilità delle città, da un lato, e l’accessibilità delle aree interne e delle periferie dall’altro. Ci sono esperienze interessanti di molti Comuni dove si stanno facendo sforzi importanti sul tema ma servono punti di riferimento che ci consentano di assumere decisioni rapide ed efficaci. Oggi manca un luogo istituzionale integrato di confronto”.

Così il segretario generale dell’Associazione dei Comuni Italiani Anci, Veronica Nicotra, intervenuta al webinar sulla mobilità scolastica, nel cui ambito sono stati presentati i risultati dell’indagine sulla mobilità scolastica, commissionata dall’Anci a Federmobilità– Isfort, che illustra la fotografia del secondo semestre del 2021.

“Nel ringraziare l’Anci e Federmobilità per questo “interessante momento di riflessione sulla mobilità scolastica”, il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi ha ricordato come il suo dicastero abbia “una grande attenzione sulla mobilità. Andiamo verso una scuola sempre più aperta, con esperienze esterne e spostamenti più flessibili e articolati del passato. Una scuola – ha spiegato Bianchi – che richiede tempi e modi organizzati su base territoriale, che si concilino con la vita delle famiglie e quella delle comunità.

Come precisato da Emiliano Falconio sul sito dell’Anci,  il ministro Patrizio Bianchi ha concluso: “Lavoriamo già da ora in vista di settembre, per garantire non semplicemente il ritorno alla normalità con l’inizio del nuovo anno scolastico, ma per costruire una nuova normalità insieme”.
Nel dettaglio della ricerca il trasporto scolastico dedicato è un servizio attivato in modo abbastanza diffuso nei Comuni per tutti e tre i gradi scolastici considerati (materna, primaria e secondaria di primo grado), seppure con livelli di intensità e qualità molto differenziati. Emerge l’Italia dai mille campanili, con una difformità numerica, di costi e di gestione. Nelle città del Centro-Sud, ad esempio, il servizio è attivato in modo universale, mentre nelle città del Nord la diffusione è meno intensa soprattutto per Materna e Secondaria.

Si tratta di un servizio che nella gran parte dei casi è appaltato esternamente, di norma ad un’azienda di trasporto pubblico diversa da quella che gestisce il TPL comunale e viene di solito erogato a fronte di una richiesta di contributo alle famiglie (ma non mancano i casi di gratuità, pari a circa il 25% del totale), di norma, ma non sempre, modulato sulla base del reddito/ISEE; la copertura dei costi del servizio da parte degli utenti è quasi sempre inferiore al 25%, un dato che di per sé può apparire modesto e che può indubbiamente segnalare possibili situazioni di inefficienza dal lato dell’offerta. Tanti gli spunti della giornata, interessanti leve per innovare anche con osmosi positiva il trasporto pubblico locale, insieme e a corredo con alternative di mobilità attiva, come illustrato da Rimini con il progetto Pedibus, spesso numericamente più incisive del servizio tradizionale.

Come ha affermato la rappresentante dell’ART, Ivana Paniccia, occorre lavorare su un rinnovamento normativo e regolatorio del tema, sull’asset conoscitivo per eccellenza per la pianificazione dei Comuni, ovvero i dati, sulle politiche tariffarie e sulla qualità del servizio, rafforzando azioni di grande strategicità nei Comuni come quella del mobility management.

La Conferenza Stato-Regioni ha approvato gli investimenti del Piano di Ripresa e Resilienza : 800 milioni contro il dissesto idrogeologico e 600 milioni per rete fognaria e depurazione: via libera in Conferenza Stato-Regioni a due tasselli fondamentali della Missione 2, componente 4, del PNRR, finalizzata alla tutela del territorio e della risorsa idrica.

L’obiettivo degli 800 milioni – oggetto di un Decreto su cui è stata sancita un’intesa in Conferenza Stato-Regioni – è quello di mettere in sicurezza il territorio dal rischio frane, sempre più frequenti a causa delle alluvioni, e per ridurre e prevenire gli allagamenti. Gli investimenti riguarderanno interventi di ripristino di strutture e infrastrutture pubbliche danneggiate per la riduzione del rischio residuo.

Un altro Decreto – su cui in Conferenza Stato-Regioni si è registrato il parere favorevole delle Regioni –  definisce i criteri di riparto di 600 milioni che serviranno per ristrutturare la rete fognaria e le strutture di depurazione, in molti casi obsoleti o addirittura assenti, puntando sull’innovazione e cercando anche di consentire, dove possibile, la trasformazione degli impianti di depurazione in ‘fabbriche verdi’ per permettere il recupero di energia e fanghi e il riutilizzo delle acque reflue depurate per scopi irrigui o industriali.

Investimenti necessari anche per far fronte alla sentenza della Corte europea di giustizia che ha condannato l’Italia per non aver rispettato una serie di obblighi imposti dalla direttiva Ue sulle acque reflue.

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