L’ultimo discorso di Martin Luther King

I’ve Been to the Mountaintop è il titolo dell’ultimo discorso tenuto a Memphis da Martin Luther King, esattamente il 3 aprile del 1968, il giorno prima di essere assassinato. Esattamente cinquantaquattro anni fa il leader per i diritti umani e già vincitore del Nobel per la pace, era nella città del Tennessee dove era in corso uno sciopero dei servizi igienico-sanitari, iniziato quasi due mesi prima, a seguito della morte di due operatori che rappresentarono il punto di rottura per più di 1.300 afroamericani del Dipartimento dei lavori pubblici che chiedevano salari più alti, straordinari, controllo delle quote, misure di sicurezza.

La città di Memphis fin dalla fine della Guerra di Secessione ha sempre avuto una alta percentuale di popolazione nera e, fin dall’epoca, ha visto disordini a seguito dei problemi che scaturivano dalla segregazione razziale ed i neri erano esclusi dai sindacati e venivano pagati molto meno dei bianchi; condizioni che sono persistite e talvolta peggiorate nella prima metà del XX secolo.

Lo sciopero iniziato nel febbraio 1968 si collocava in un quadro complessivo di disordini iniziati all’inizio del decennio connessi alla richiesta di mettere fine alla segregazione razziale; i primi passi erano forse quelli mossi a Montgomery in Alabama nel 1955 con il boicottaggio degli autobus iniziato a seguito del rifiuto di Rosa Parks di cedere il proprio posto a sedere ad un bianco  oa Little Rock in arkansas, dove per la prima volta degli studenti afroamericani poterono iscriversi a scuole che prima erano loro precluse. Si giunse quindi al Civil Rights Act del 1964, una pietra miliare della storia non solo americana che vietò la discriminazione e l’ineguale trattamento dei requisiti di registrazione degli elettori basato su razza, colore, religione, sesso, origine nazionale e proibiva inoltre, la segregazione razziale nelle scuole, per gli alloggi pubblici e sul lavoro.

King si presentò a Memphis dove tenne questo discorso che, muovendo dallo sciopero, toccava temi importanti e chiedeva unità, interventi economici, ma anche boicottaggi e proteste non violenti, sfidando gli Stati Uniti a essere all’altezza dei loro ideali.

Nella sua oratoria, peraltro sempre commisurata alla sua ideologia di non violenza, il pastore battista disse che “Da qualche parte ho letto della libertà di riunione. Da qualche parte ho letto della libertà di parola. Da qualche parte ho letto della libertà di stampa. Da qualche parte ho letto che la grandezza dell’America è il diritto di protestare per il diritto. E quindi, proprio come ho detto, non permetteremo ai cani o ai tubi dell’acqua di girarci intorno. Non lasceremo che nessuna ingiunzione ci faccia cambiare idea. Stiamo andando avanti”. Fermo nei suoi propositi come quando, quasi cinque anni prima, aveva pronunciato il suo più celebre discorso “I have a dream”. Una frase che non ebbe bisogno di slide, click o like per essere compresa e fare il giro del mondo. Alla fine del discorso, parlò anche della possibilità di una morte prematura. Forse un presagio? Le parole usate lasciano però quantomeno dubbi se sapesse a che cosa andasse incontro.

“Beh, non so cosa accadrà ora. Ci aspettano giorni difficili. Ma adesso non ha importanza per me, perché sono stato in cima alla montagna. E non mi dispiace. Come chiunque, vorrei vivere – una lunga vita; la longevità ha il suo posto. Ma non sono preoccupato per questo ora. Voglio solo fare la volontà di Dio. E mi ha permesso di salire sulla montagna. E ho guardato oltre. E ho visto la Terra Promessa. Potrei non arrivarci con te. Ma voglio che tu sappia stasera che noi, come popolo, arriveremo alla Terra Promessa. Quindi sono felice, stasera. Non sono preoccupato per niente”.

Il giorno dopo un colpo di fucile mise fine alla sua vita e si spense una voce, forse la più importante, tra quelle che avevano animato i movimenti degli anni 60. Pochi mesi dopo venne ucciso Robert Kennedy mentre Malcolm X già era stato vittima di un omicidio nel 1965 e nel 1963 John Kennedy. Un destino tristemente comune a chi ha caratterizzato un decennio violento che ha portato comunque progressi sul riconoscimento dei diritti civili.

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